AMBRÌ – Dopo la breve avventura oltre oceano, Michael Fora è tornato a casa. Arrivato in mattinata da oltre oceano, il difensore ha voluto riabbracciare subito la sua Valascia, scendendo già lunedì mattina sul ghiaccio per una prima sgambata.
Il suo debutto non avverrà – anche per questione di licenze e permessi – martedì sera, ma è verosimile immaginare un suo impiego per l’impegno del weekend sabato contro lo Zugo.
“Ho provato subito grandi emozioni, come se il tempo si fosse fermato”, ha commentato Fora “ed in effetti non è passato molto da quando ero qui l’ultima volta… Sono stato via solamente sette settimane. Appena ritornato alla Valascia si sono riaccese in me quelle sensazioni che ho sempre provato qui ad Ambrì, sono felice di essere tornato”.
Michael Fora, come hai preso la delusione di quanto successo?
“È stata onestamente meno grande di quanto mi aspettavo, è prevalso l’orgoglio. Mi ricordo il giorno che ho dovuto parlare con il coach a Charlotte, e in quel momento ho capito che ritornare a casa era la scelta giusta. Non ci ho pensato molto, è stata una reazione spontanea ed ho subito provato emozioni positive. Chiaramente un pochino di delusione c’è, però questo è il mondo dello sport… Si fa in fretta a passare dall’alto al basso e viceversa, bisogna sempre cercare di restare un po’ nel mezzo senza abbattersi”.
Cosa non ha funzionato dunque con gli Hurricanes?
“Sapevo sin dall’inizio che sarebbe stata dura, al camp c’erano tanti ragazzi forti e sono consapevole dei miei limiti come giocatore. Ho capito velocemente di non avere molte chance, perché sono stato uno degli unici a non aver potuto disputare nemmeno un’amichevole. A quel punto mi ero già fatto un’idea di quale direzione voleva prendere il club, e forse anche per questo il senso di delusione qualche giorno fa non è stato grandissimo. Per tre settimane ho infatti avuto modo di riflettere su quanto sarebbe successo, dunque quando è arrivato il momento per certi versi me l’aspettavo”.
Il taglio in AHL era atteso, ma quello in ECHL totalmente inaspettato…
“Sicuramente sarei stato disposto a restare in AHL, ma non lo ero più quando mi è stato proposto di scendere ancora di un gradino e giocare in ECHL. Per questo ho deciso di tornare”.
Come è stata motivata la volontà di escluderti anche dalla rosa AHL?
“Non ho avuto delle grandi discussioni con i coach di Charlotte, dunque non mi è stato comunicato un motivo preciso per il mio taglio. Con loro ho solo lavorato sul ghiaccio, ma non ci siamo mai parlati, se non alla fine quando mi hanno riferito che avrebbero voluto spedirmi in una lega ancora inferiore”.
Nonostante le difficoltà, come valuti questa tua esperienza?
“Nel complesso è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere come persona e giocatore. Poter toccare con mano la NHL e capire cosa serve per giocare lì, fare allenamento con dei grandi giocatori e vedere come si preparano è stato sicuramente un grande aiuto per il futuro. A livello di personalità è stato interessante ritrovarmi in un contesto che non conoscevo e adattarmi al gioco nordamericano. Nel complesso come esperienza, anche se corta, mi è stata d’aiuto”.
Queste settimane ti hanno aiutato ad individuare le lacune su cui devi ancora lavorare?
“Quello su cui devo impegnarmi e gli obiettivi che ho per migliorare me stesso non sono cambiati, anzi li ho proprio confermati. Credo di dover lavorare molto sul mio pattinaggio, aspetto che mi ha sempre frenato negli ultimi anni… Questo è ciò su cui sto cercando di mettere maggiormente l’accento, ed inoltre voglio svilupparmi come giocatore in senso generale senza tralasciare nulla”.
Ad Ambrì ritrovi una squadra in buona forma…
“Sono sempre rimasto in contatto con i miei compagni, e da oltre oceano ho anche avuto modo di seguire qualche partita. Ho visto una squadra che ha fatto un passo avanti rispetto all’anno scorso, ora starà a tutti continuare così, invece per me si tratterà di lavorare duramente per integrarmi nuovamente al meglio. Dovrò ritrovare il feeling sul ghiaccio, ma conosco tutti e questo mi renderà la vita più semplice, perché so che i miei compagni hanno fiducia in me”.
La NHL invece è un sogno che resta nel cassetto?
“Non si sa mai. Non è un sogno che ho accantonato, però adesso è il momento di dimenticare quello che è il passato e concentrarmi sull’Ambrì, poi vedremo cosa succederà”.
Il capitano resterà Elias Bianchi, ti mancherà rivestire questo ruolo?
“Sicuramente era qualcosa di speciale avere la C sul petto, però penso che non serva una lettera sulla maglia per essere un leader. Non sarà inoltre questo fatto a cambiare la mia persona, così come non sono cambiato un anno fa quando mi era stato affidato il ruolo”.