BELLINZONA – In un misto d’orgoglio per il traguardo raggiunto, e di gratitudine per tutti coloro che lo hanno accompagnato in un importante processo di crescita, venerdì mattina il giovane Michael Fora ha dato il suo addio all’Ambrì Piotta. Per il 22enne bellinzonese si prospettano due anni nell’organizzazione dei Carolina Hurricanes, con cui ha firmato un contratto two-way.
“Ho scelto di far valere la clausola presente nel mio contratto perché credo questa sia un’opportunità per crescere ulteriormente. Sin da quando sono tornato dal Canada è sempre stato un mio desiderio poter vivere una nuova esperienza oltre oceano, e per questo ci tengo a ringraziare l’Ambrì Piotta… Mi viene data l’opportunità di partire, e non è scontato. Il club biancoblù è stata la mia vera rampa di lancio, che mi ha permesso ora di firmare questo contratto con Carolina”, ha spiegato il bellinzonese.
“Negli ultimi tre anni sono potuto crescere molto, e sin dal settore giovanile ho avuto un ottimo supporto… Non da ultimo mi era stato assegnato il ruolo di capitano, nomina di cui ero e sono tutt’ora molto onorato”.
Michael Fora, quali sono le emozioni nel lasciare la squadra di cui eri uno dei leader?
“Ai miei compagni devo moltissimo, ed in questo senso bisogna ricordare che questo mio traguardo è stato possibile anche grazie a loro… Quando una squadra va bene anche il singolo ne trae vantaggio. Indubbiamente un po’ dispiace lasciare un gruppo così bello e con un ottimo ambiente, soprattutto dopo la ripartenza dello scorso anno, ma sono sicuro che l’Ambrì Piotta è in buone mani e si sta lavorando bene. Faranno sicuramente una buona stagione”.
Lascerai inoltre uno staff che ha creduto molto in te…
“Paolo Duca è sempre stato il mio esempio, sia sul ghiaccio che fuori. È sempre stato presente per aiutarmi nelle nuove situazioni che ho dovuto affrontare, dandomi consigli sull’hockey e sulla vita in generale. Luca Cereda mi segue invece da anni ed è per me una persona di riferimento. Con i suoi feedback ha saputo indirizzarmi verso la strada giusta. Con loro cito anche il preparatore atletico Gilles Neuenschwander, con cui lavoro da 6-7 anni e che ha sempre dedicato tanto tempo e lavoro a me, studiando dei programmi personalizzati”.
Come si svolgerà ora la tua estate?
“A fine giugno parteciperò al development camp dei Carolina Hurricanes, dopodiché continuerò ad allenarmi con l’Ambrì sino al momento della mia partenza verso gli Stati Uniti, prevista in settembre”.
Come si è sviluppata la trattativa con Carolina? Il Mondiale è stato decisivo in questo senso?
“Il campionato del mondo sicuramente mi ha permesso di farmi notare ancora di più dagli scout, ma il mio trampolino principale è stato l’Ambrì. Grazie ai biancoblù ho potuto rientrare nelle varie selezioni nazionali, sino ad arrivare al Mondiale. La trattativa con gli Hurricanes è invece andata molto in fretta, così come la mia decisione. Appena si è presentata l’occasione ho pensato che fosse quella giusta e non volevo lasciarmela scappare… Ci ho pensato e sono convinto di essere pronto. Come giocatore sono cresciuto molto mentalmente, e nell’ultima stagione ho potuto guadagnare ancora qualcosa in più in termini di personalità”.
Hai ricevuto altre offerte oltre quella degli Hurricanes?
“No, quella di Carolina è stata l’unica offerta… Per questo motivo non sapevo se poi ci sarebbero state altre occasioni, dunque ho deciso di accettarla velocemente. Questa è forse una versione un po’ pessimistica, ma sono convinto che sia stata la scelta giusta”.
Come immagini la tua prima stagione oltre oceano, che potrebbe vederti giocare a Raleigh oppure nel farm team dei Charlotte Checkers?
“Sinceramente non ci ho ancora pensato molto, questo è un momento molto emotivo per me. A livello di gioco non penso di dover cambiare molto, voglio restare lo stesso difensore e la stessa persona… Proporrò quello che so fare e cercherò di dare il massimo, se lo farò verrò ripagato. In passato ho già fatto alcune esperienze oltre oceano (in WHL nel 2015/16 e al prospect camp dei Dallas Stars nel 2016, ndr) dunque conosco un po’ la realtà nordamericana”.