AMBRÌ – Il gol partita di Brian Flynn valso la vittoria contro il Bienne ha riassunto alla perfezione ciò che l’Ambrì è diventato sotto la gestione Duca–Cereda: un gruppo di lavoratori che di mollare proprio non ne vuole sapere, nemmeno quando di energie non ce ne sono più.
“È stata una partita molto dura, soprattutto a livello fisico, ma abbiamo trovato il modo di farla nostra”, ha commentato a caldo l’eroe di serata. “A Zugo avevamo faticato a concretizzare le nostre occasioni mentre sabato siamo riusciti ad essere più cinici superando cinque volte uno dei migliori portieri della lega. Una nota di merito va a Conz, che in più di un’occasione ci ha tenuti a galla nonostante la grande pressione ospite”.
Raccontaci del gol vittoria. Pareva non ne avessi più e invece hai dato fondo a tutte le tue riserve trovando una vera e propria rete di sacrificio…
“Sono stato anche un po’ fortunato (sorride, ndr.). Benji ha fatto una grande parata, poi c’è stato un rimbalzo strano e un po’ dal nulla mi sono ritrovato davanti il disco e la strada spianata verso Hiller. Ho realizzato che c’eravamo solamente io e lui, e allora ho iniziato quella folle rincorsa con Rathgeb. Ero appena entrato sul ghiaccio dunque ho approfittato della mia freschezza per avere la meglio su di lui. Tutto è accaduto molto velocemente, ho cercato di difendere il disco il più possibile e poi l’ho visto in fondo al sacco. Nemmeno il tempo di realizzare che cosa era appena accaduto che in un attimo mezza squadra mi era addosso. È stato eccezionale”.
Con l’assenza di D’Agostini sei stato chiamato ad assumerti maggiori responsabilità?
“No, non direi. Un’assenza non può influire troppo sul modo in cui giochi. Semplicemente riesco ad esprimere al meglio il mio essere giocatore e i puck stanno entrando. Mi trovo bene sia con Matt che con Robert, sono due ottimi elementi e stasera Sabolic lo ha dimostrato. Si è creato parecchie occasioni e anche senza disco si è mosso bene aprendo spazi per me e Upshall. Siamo affiatati e questo ci agevola di molto il compito”.
Hai vissuto una fase di crescita notevole culminata con un mese di dicembre eccezionale. Ora stai trascinando la squadra a suon di punti. Come ti spieghi una progressione del genere?
“Non c’è dubbio sul fatto che il mio apporto iniziale, durante il primo mese, fosse insufficiente. Il problema? Faticavo ad adattarmi al nuovo sistema di gioco. Ci ho messo tanto, molto più di quanto pensassi. Avevo difficoltà a trovare la giusta chimica con i compagni, spesso faticavo a leggere il gioco e di conseguenza finivo fuori posizione o in ritardo sui dischi. Poi, partita dopo partita, con D’Agostini al mio fianco, le cose hanno improvvisamente preso a girare per il verso giusto. C’è stato un “click”, da lì ho iniziato a sentirmi sempre più a mio agio e questa sensazione si è tramutata in punti. Ma ci tengo a sottolineare come un giocatore da solo non possa fare granché. Se ora le cose vanno bene è anche e soprattutto grazie a coloro che ho al mio fianco sul ghiaccio”.