Giovedì arriverà un altro record per il mitico Andres Ambühl. Il 41enne attaccante del Davos disputerà la sua partita numero 1’270 di National League e supererà dunque l’ex difensore del Berna, Beat Gerber. Questa pietra miliare è destinata a durare a lungo nel tempo, se non addirittura in eterno.
Dietro nessun altro giocatore ancora in attività può minimamente insidiare il numero 10. Come piccolo tributo a questa vera leggenda del nostro hockey, ci siamo intrattenuti con Patrick Fischer. Il coach della nostra Nazionale conosce “Büeli” evidentemente da una vita ed era il capitano del Davos quando Ambühl approdò nella massima lega in sostanza all’inizio del secolo.
“1’270 partite! È semplicemente incredibile, bisogna pure immaginarsi che per preparare ogni match si fanno di base all’incirca 3 o 4 allenamenti, quindi il tutto equivale a oltre 5’000 sessioni. Una cifra pazzesca, ci si rende conto di quanto tempo Andres abbia trascorso sul ghiaccio. Un numero simile si può solamente raggiungere grazie all’amore per lo sport e lui ama l’hockey, è semplice”, ci ha raccontato Patrick Fischer.
“Io non ho mai visto un giorno in cui Ambühl non fosse motivato, sia nelle fila del Davos, sia in Nazionale. Nessun singolo giorno. Ha sicuramente avuto giornate migliori e altre meno buone, ma la motivazione non gli è mai mancata. Posso solo ripetermi, è incredibile. Ed inoltre arriverà a questa cifra in qualità di capitano del Davos e membro della Nazionale, quindi in contesti top e non nei meandri”.
Ti ricordi del vostro primo incontro?
“Arrivai a Davos nel 1999, stavo passeggiando attorno alla pista e vidi un ragazzo sul ghiaccio che pattinava come un forsennato a tutto gas. “Cavoli, questo è forte”, ecco il mio primo pensiero. Andres all’epoca aveva all’incirca 16 anni. Due anni più tardi si aggregò alla prima squadra e tutto andò praticamente in automatico per lui. Sapeva già fare di tutto, gli veniva in modo naturale, era molto maturo e fu tanto speciale vedere come affrontò il passaggio all’hockey professionistico. Anche quando vincemmo il titolo, lui giovanissimo festeggiò il successo con molta maturità”.
Hai dunque subito pensato che sarebbe diventato un grandissimo giocatore?
“Sai, è sempre difficile fare previsioni, ma sapevo che avrebbe fatto una grande carriera. Ha anche avuto fortuna, pensando al capitolo legato agli infortuni, ne è sempre uscito bene. E poi appunto c’è la sua incredibile motivazione e come già detto l’amore per l’hockey. Sono stato anch’io professionista per 17 anni, ma all’improvviso il mio fuoco era finito, non avevo più voglia”.
Il vostro rapporto è cambiato da quando sei diventato l’allenatore della Nazionale oppure siete rimasti sempre dei grandi amici?
“Assolutamente la seconda. Lo eravamo già prima quando eravamo compagni di squadra, quello è chiaro, ma io, indipendentemente dalle mie funzioni lavorative, privatamente sono sempre rimasto lo stesso e ho mantenuto gli stessi rapporti con le persone”.
Non avete mai litigato o avuto opinioni divergenti?
“Sono onesto, non abbiamo mai litigato. Ti dirò di più, io non ho mai visto “Büeli” litigare con qualcuno nello spogliatoio o in altre circostanze. Qualche opinione differente l’abbiamo avuta, questo sì, può succedere ed è giusto e legittimo che sia così”.
Ambühl ha disputato 19 Mondiali. Mi consigli di scommettere dei soldi su un ventesimo ad Herning l’anno prossimo, e quanto è la quota?
“(Fischer ride di gusto ndr). Buona domanda, ma non posso dirlo adesso. Deciderà il momento di forma, come per ogni altro giocatore. Anche con lui prima del Mondiale a fine aprile vedremo se il suo livello sarà ritenuto idoneo per parteciparvi. Nella scorsa primavera la situazione per le convocazioni era tirata, e lui era reduce da una stagione non così brillante. Alla fine è riuscito a strappare un posto e ha giocato molto bene. Grazie alla sua intelligenza e alla sua esperienza può adattarsi estremamente bene a qualsiasi livello e quindi anche a quello internazionale. “Büeli” è imprevedibile, tanti pensano che ormai sia arrivato lentamente alla frutta, ma poi ogni volta dimostra il contrario. La cosa più importante è però che non ha assolutamente nessun bonus. Lui è il primo a non volerlo ed è un uomo di valori. Se le prestazioni saranno all’altezza verrà convocato, altrimenti no”.