BRATISLAVA – A poco dall’inizio della semifinali del Mondiale, si è svolta a Bratislava la classica conferenza stampa della IIHF, in cui sono stati discussi alcuni temi centrali del torneo slovacco e del futuro dell’hockey internazionale.
Di particolare interesse naturalmente le parole spese dal presidente René Fasel, che ha espresso i suoi pensieri dopo un’edizione 2019 del Mondiale che ha portato – con ancora quattro partite da giocare – un totale di 436’000 spettatori nelle piste slovacche.
A livello televisivo il torneo è stato trasmesso in 157 paesi, con il match Cechia-Germania a risultare il più seguito con 2.8 milioni di spettatori in terra tedesca. Ha fatto registrare un primato importante anche la sfida tra Svizzera e Canada, che nel nostro paese è stata vista dal 44% delle persone davanti alla TV nel pomeriggio di giovedì.
“Sono stato sorpreso dal livello delle partite, al Mondiale hanno preso parte complessivamente 120 giocatori NHL e credo questo sia un ottimo numero”, ha commentato René Fasel. “È inoltre un segnale positivo da parte di questi giocatori, che amano partecipare ad un torneo che è per noi molto importante. L’atmosfera nelle arene di Bratislava e Kosice è stata fantastica, anche considerando la sfida rappresentata dalla decisione di far giocare la Nazionale slovacca alla Steel Arena”.
Si sono però visti anche diversi incontri a senso unico, con risultati altissimi che non hanno favorito uno spettacolo di livello…
“Probabilmente il miglior formato sarebbe quello di avere 12 squadre e giocare 5 partite di qualificazione. Gran Bretagna e Italia sostanzialmente avevano solamente una vera partita da disputare, e c’è poco che possiamo fare su questo… Entrambe hanno affrontato il torneo preparando le sfide rispettivamente contro Austria e Francia, ed è la prima volta dal 2008 che le due squadre promosse hanno salvato il loro posto nella massima divisione. Il prossimo anno con Bielorussia e Kazakistan la situazione potrebbe essere un po’ diversa, sono squadre più competitive e per Italia e Gran Bretagna non sarà facile. Sono però contento che siano presenti queste due nazioni, in particolare la seconda dove credo ci sia un buon potenziale per sviluppare il nostro sport e il nostro mercato”.
È innegabile l’importanza nel torneo di giocatori dalla NHL, quali sono le sensazioni pensando alla loro partecipazione alle Olimpiadi 2022?
“Proprio ieri ho avuto una breve discussione con il direttore dell’NHLPA, Donald Fehr, e la situazione è ancora in divenire. Il prossimo settembre la NHL avrà la facoltà di chiedere la revisione anticipata del CBA, cosa che la stessa NHLPA potrà fare alla fine dello stesso mese. Se questo dovesse succedere, le negoziazioni per il nuovo CBA inizieranno nel settembre 2020, mentre in caso contrario l’attuale accordo resterà in vigore sino al termine della stagione 2021/22, includendo le Olimpiadi di Pechino. Questa decisione cambierà radicalmente la situazione, visto che se le discussioni per il nuovo CBA dovessero iniziare già nel 2020 la questione relativa alle Olimpiadi finirà in fondo alla lista delle priorità, per club e lega ma anche per i giocatori. Ci troviamo in una situazione simile a quella che aveva preceduto Torino 2006, quando ricevemmo la certezza della partecipazione della NHL solamente a luglio 2005. I tempi stretti erano stati un incubo. Alcuni vorrebbero mettere una deadline a settembre 2020, ma Gary Bettman odia termini del genere… D’altro canto però per organizzare i Giochi ci vuole un certo anticipo. Ad ogni modo a settembre ne sapremo di più”.
A livello personale lascerà la presidenza al termine dei Mondiali 2020…
“Dopo 26 anni credo che sia tra i miei compiti anche quello di lasciare. Ci sono tante persone valide attorno a me ed è giusto che vi sia un cambio generazionale. Certo, avrei potuto restare, ma tra poco compirò 70 anni e visto che ho ancora una certa energia mi dedicherò a qualcos’altro, anche se sicuramente resterò nel mondo dell’hockey. Per me questo è un buon timing per lasciare, anche guardando all’esperienza di colleghi in altre federazioni… Preferisco lasciare prima che qualcuno desideri che io me ne vada”.
Guardando al futuro, quali sono le tematiche che più le stanno a cuore?
“La mia principale preoccupazione è la questione relativa alle revisioni video, guardando a ciò che è successo in questo Mondiale e nella NHL, ricordando anche quello che è capitato nella finale del Mondiale femminile tra USA e Finlandia. Non capisco che direzione dovremmo prendere in merito all’argomento. Nel corso degli anni abbiamo dovuto combattere diversi pericoli per il nostro sport, tra cui il doping e il mondo delle scommesse, e credo che in futuro rischiamo di uccidere lo spirito dell’hockey con troppe revisioni video. Non facciamo discussioni quando un giocatore manca un gol a porta vuota, è un errore e andiamo oltre, invece gli arbitri non hanno il diritto di fare alcuno sbaglio. Ora guardiamo al video se un puck ha passato o meno la linea di porta, controlliamo gli offside e le interferenze sul portiere, ma vogliamo veramente aggiungere altro? Vogliamo davvero rivedere al video anche le penalità, ad esempio tutte quelle fischiate all’overtime? È una questione sollevata ad esempio dopo l’intervento su Pavelski nella serie Sharks-Golden Knights, ma è così che si ucciderà il gioco. Stessa cosa per il passaggio con la mano di Timo Meier. Per i miei successori, questo sarà un tema centrale. La mia opinione? Accettiamo semplicemente che l’hockey è un gioco, di cui fanno parte tante emozioni ed anche alcuni errori”.