GIUBIASCO – Tanti volti nuovi, tanti giovani, tante grandi speranze. Tra i visi dei bianconeri coperti dalle mascherine quello di Davide Fadani esprime un po’ di timidezza iniziale, ma poi si capisce che il portiere italiano ha le idee chiare e si sta godendo appieno questi primi mesi con i compagni più grandi, lui che fa parte appunto dei giovani e delle speranze: “Vivo sensazioni bellissime, dagli allenamenti alle partite, ai momenti nello spogliatoio. Mi sto godendo appieno questa nuova realtà, ogni giorno per me è un’emozione grandissima”.
Davide Fadani, raccontaci i tuoi primi momenti con la prima squadra…
“Finora avevo respirato l’aria della prima squadra semplicemente come tifoso e scendere sul ghiaccio con gli altri ragazzi per la prima volta è stato incredibile. A volte nello spogliatoio mi metto a ridere chiedendomi cosa ci faccia io lì dentro, ma poi capisco che è il frutto del lavoro e questo mi spinge a dare sempre di più, perché voglio che questo sia solo l’inizio della mia carriera”
Quanto è cambiato per te il lavoro quotidiano dagli elit a quello di oggi?
“L’anno scorso lavoravo quasi esclusivamente con gli U20, con qualche seduta sporadica assieme a Michael Lawrence, da quest’estate con gli allenamenti in prima squadra ho capito veramente la differenza con l’hockey giovanile e soprattutto di essere solo all’inizio e di non aver ancora ottenuto nulla”.
Per te si prospetta una stagione importante, perché oltre a tutto questo sei sempre inserito nelle liste per il draft…
“È il secondo anno che sono nella lista per il draft e ovviamente ci penso, perché è un obiettivo e sarebbe un passaggio importante. Dipende molto ma non solo da me, quello che posso fare è solo continuare a lavorare per fare un passo alla volta e cercare di raggiungere ogni traguardo che mi prefiggo”.
Quanto ti ha aiutato finora il fatto di essere venuto a giocare in Svizzera?
“In Italia avrei avuto pochissime, se non nessuna, possibilità per emergere e poter lavorare a certi livelli. La Svizzera è tra le migliori nazioni in Europa per quanto riguarda l’hockey e la formazione giovanile e ha rappresentato un’opportunità unica per crescere e il fatto di poter avere la licenza elvetica è sicuramente un grande vantaggio”.
D’altra parte gli esempi che hai avuto sono stati molti, oggi ci sono diversi giocatori italiani in Ticino…
“È una scelta che mi è costata anche tanti sacrifici, ma parlando con alcuni giocatori già passati da questo percorso e avendo l’esempio di altri come Giovanni Morini ho trovato la motivazione necessaria per fare questo passo. Prendere certe decisioni quando si è così giovani non è mai facile, perché pensi agli amici o alla famiglia, ma se vuoi ottenere dei risultati occorrono dei sacrifici”.
E l’esempio di Elvis Merzlikins quanto conta per i tuoi obiettivi?
“Io e Elvis siamo molto amici e il suo esempio è fonte di grande ispirazione. Ha lavorato moltissimo per raggiungere certi traguardi, senza mai mollare nelle difficoltà e io non posso che cercare fare altrettanto per sperare di seguirne le orme e magari di fare quello che lui ha già fatto qui a Lugano”.