BIASCA – Dopo la settimana passata ad indossare la maglia canadese, Cory Emmerton è tornato in biancoblù determinato a recuperare il tempo perso con i compagni. Nella serata di giovedì il centro ha giocato la sua seconda amichevole del preseason, e ne avrà a disposizione altrettante per trovare le giuste sensazioni in vista dell’inizio del campionato.
“Mi sono immediatamente sentito bene sul ghiaccio”, ci spiega Emmerton. “È vero, ho mancato alcuni momenti a livello di squadra, ma con il Canada ho avuto l’opportunità di giocare partite di alto livello contro avversari che erano sul ghiaccio sin da luglio… Sono stati degli ottimi test. Rispetto a quando sono partito mi sento sicuramente più pronto ad affrontare delle partite “vere”, anche se ho ancora del lavoro da fare… Non ero presente per alcuni momenti importanti con il gruppo, dunque ora si tratterà di trovare la giusta alchimia con i compagni ed imparare alcuni aspetti del sistema che Cereda vuole applicare”.
Cory Emmerton, in questo senso c’è ancora del lavoro da fare. Il sistema è chiaro, ma l’esecuzione funziona solo a tratti…
“Indubbiamente, ma purtroppo giovedì è stato difficile fare passi avanti in questo senso. La partita è stata interrotta da molte penalità ed il match non ha mai raggiunto una certa fluidità. Sapevamo che lo stile di gioco tra squadre svizzere e ceche è molto diverso, ma perlomeno ne abbiamo approfittato per allenare gli special team. Per l’amichevole di venerdì sera speriamo di riuscire ad essere un po’ più disciplinati e giocare maggiormente a cinque contro cinque”.
La tua linea con Zwerger e Lhotak sembra veloce e capace di dare ritmo… È questo che vi chiede Cereda?
“Sì, ma questi sono gli elementi che l’allenatore vuole da tutti. Abbiamo giocatori con caratteristiche diverse… Taffe sa rallentare il gioco e fare delle ottime giocate, ed è importante poter avere dinamiche diverse all’interno della squadra, ma in generale il nostro obiettivo è di giocare veloce, a livello di pattinaggio e d’esecuzione. Vogliamo stare nel terzo offensivo il più possibile, ma giovedì sera abbiamo visto che la fase di transizione è ancora un work in progress e indubbiamente possiamo migliorare. Il movimento del disco tra difesa e attacco deve essere più efficiente, ma in generale vogliamo essere una squadra difficile da affrontare e l’alta intensità che abbiamo avuto per tutto il mese di agosto va in quella direzione. Dal mio punto di vista i cambiamenti che sono stati fatti sono molto positivi, probabilmente non saremo sempre una squadra bella da vedere, ma dobbiamo poter fare sempre affidamento sulla nostra intensità e velocità”.
Dallo scorso anno sei l’unico centro rimasto… Cosa pensi dei giocatori arrivati e del fatto di poter dividere maggiori responsabilità con loro?
“Credo sia un aspetto fondamentale. Basta guardare un ragazzo come Marco Müller, lo osservo ogni giorno e sono sicuro sarà un ottimo giocatore per noi… Credo che quest’anno l’assetto che abbiamo permetta di distribuire maggiormente i compiti a cinque contro cinque, e la presenza di Taffe assicura tante piccole giocate da puro playmaker che possono fare la differenza. Si vede chiaramente una differenza rispetto alle prime due stagioni che ho giocato qui e credo che in mezzo la squadra abbia fatto un buon passo avanti”.
Durante i primi due anni eri andato in calando nella seconda parte di campionato… Stai lavorando per evitare che questo accada di nuovo?
“Valutazioni di questo tipo sono sempre complicate da fare. Nella seconda parte di stagione le partite diventano più tirate ed i gol sono più difficili da segnare… La nostra è una lega in cui è difficile trovare la rete, dunque credo che in quei momenti si debba diventare un po’ “egoisti” e tirare con più frequenza, questo è probabilmente l’aspetto principale che ho imparato in merito a come cambiano le cose sull’arco della stagione. In questo senso parlo moltissimo con Cereda, lui mi dice cosa pensa delle mie prestazioni con grandissima onestà e credo che una comunicazione aperta sia la cosa migliore. Come giocatore è normale avere alti e bassi, la vera abilità sta nel ridurre la durata dei cali di forma, ma sono sicuro che se ci sarà un periodo in cui abbasserò la mia intensità, Cereda non mi darà tregua sino a quando tornerò a giocare come si deve”.
Una motivazione in più arriverà inoltre dalla Nazionale, con l’opportunità unica di essere tra i papabili per andare alle Olimpiadi…
“Ancora oggi sembra pazzesco pensare che i giocatori NHL non ci saranno, si tratta di un appuntamento in cui dovrebbero essere presenti i migliori atleti al mondo. Allo stesso momento però ci troviamo confrontati con un’opportunità incredibile, che probabilmente capita solamente una volta nel corso dell’intera carriera. L’Ambrì per me viene sempre al primo posto, ma se farò bene in biancoblù le mie possibilità di poter andare ai Giochi non potranno che essere maggiori. Come giocatore dovrebbe essere facile trovare le motivazioni giuste per scendere in pista, ma quando ci si trova confrontati con la prospettiva di andare alle Olimpiadi, è chiaro che c’è uno stimolo in più. Cerco però di non pensare troppo alle mie reali possibilità di fare parte di quella squadra, altrimenti finirei per impazzire… Ogni possibilità che ricevo di indossare la maglia canadese per me è speciale, ma ora mi concentro sul presente e sull’Ambrì, poi il resto verrà da se”.