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Mondiale 2024

È una Svizzera eroica, ma l’oro di Praga va alla Cechia

Decisiva la rete di Pastrnak, la Svizzera non ha più trovato i mezzi per rientrare. Per gli elvetici è il terzo argento, la Cechia torna campione dopo 14 anni

È una Svizzera eroica, ma l’oro di Praga va alla Cechia

SVIZZERA – CECHIA

0-2

(0-0, 0-0, 0-2)

Reti: 49’13 Pastrnak (Kundratek, Hajek) 0-1, 59’41 Kämpf (Kubalik, Necas) 0-2

Note: Prague Arena, 17’413 spettatori
Penalità: Svizzera 2×2, Cechia 2×2

Assenti: Reto BerraKen JägerSven Jung (sovrannumero), Thierry Bader (non iscritto)

PRAGA – Non chiamatelo argento di consolazione o contentino. No, questo fa male, molto di più rispetto ai due già messi in bacheca nel 2013 e nel 2018. Questo fa più male perché a vincerlo è stata una Svizzera che non era appagata già di essere in finale e tutto quello che arriva è solo un regalo in più.

Questo fa più male, molto male, perché la squadra di Patrick Fischer ha compiuto – sta compiendo – un percorso che prevede la medaglia d’oro quale obiettivo, e non più semplicemente il passaggio del turno a scalini fino al “più in là possibile”.

Fa male perché la Svizzera se l’è giocata di fronte alla squadra di casa, in un ambiente caldissimo della O2 Arena, a volte persino ostile, e infine fa male perché a fare la differenza in un battaglia che i nostri hanno giocato a tutta, è stato il gesto tecnico di livello altissimo di una star mondiale, tanto per dire quanto i rossocrociati abbiano lottato e quanto abbia dovuto farlo la Cechia per gioire davanti al suo pubblico.

Una battaglia dicevamo, interpretata bene dalla Svizzera, la quale attendeva al varco la prima fiammata potentissima di Pastrnak e compagni nel primo tempo.

Davanti a Genoni tutto o quasi è stato chiuso bene, il portiere dello Zugo ha fatto il resto, confermando di essere ancora un top a livello internazionale, e che quel torneo giocato maluccio l’anno scorso era semplicemente un periodo un po’ così. Eppure, nonostante i rischi corsi, è stata la Svizzera ad andare più vicina alla rete con un ferro colpito da Bertschy, e superato quel primo tempo di fuoco la partita è andata via via equilibrandosi, seppure con un dominio territoriale più marcato di Kubalik e compagni.

La rasoiata di Pastrnak – imprendibile per Genoni – ha cambiato un po’ gli equilibri e ha fatto un po’ discutere perché giunta su ingaggio dopo un icing fischiato in maniera un po’ facile ai padroni di casa, ma i rossocrociati non si sono abbattuti.

Gli elvetici hanno continuato ad andare al loro ritmo, hanno dovuto mettere fondo a tutte le loro risorse fisiche contro una squadra pesantissima e dal grande vigore, tanto che con il passare del tempo è sembrato evidente come giocatori quali Fiala, Andrighetto, Hischier stessero un po’ sulle gambe, continuamente “aggrediti” dai vari Gudas, Hajek, Kundratek, con oltretutto un attacco di casa difficile da contenere vista la stazza media.

Ancora una volta più a suo agio è stata la linea più fisica, quella di Herzog, Simion e Senteler, con ancora una volta un Bertschy in formato gigante. Purtroppo alla Svizzera è mancato lo spunto finale, con anche un po’ di sfortuna nei rimbalzi davanti a Dostal, ma era evidente che ormai non c’era più la forza nemmeno per lo spunto individuale fuori dagli schemi.

La Cechia corona quindi il sogno di vincere il Mondiale in casa come fece la Finlandia nel 2022, lo fa con un Mondiale giocato in crescendo, una risalita aiutata dall’arrivo dalla NHL di Pastrnak, Necas e Zacha, ma per avere la meglio su questa Svizzera dopo aver rifilato sette reti alla Svezia ha dovuto attendere la giocata del suo campione principale.

Questo dice che la Svizzera è vicina a trovare le capacità per agguantare finalmente la medaglia più ambita, perché ha trovato la giusta chiave per unire le star della NHL a quelle della nostra National League. Patrick Fischer ha avuto il grande merito di fare accettare a giocatori come Bertschy, Haas, Thürkauf e Kurashev dei ruoli che non ricoprirebbero praticamente mai nelle loro squadre di club, e questo sarebbe stato impensabile solo pochi anni fa, anche vedendo con quale impegno e dedizione questi giocatori vanno sul ghiaccio.

È anche per questo che la Svizzera di oggi non è quella di Stoccolma e Copenaghen, questa Svizzera è tanto vicina all’oro che sarebbe un peccato smettere di inseguirlo. Dicevamo che questo argento fa male, ed è un bene che lo sia, perché significa che qualcosa è cambiato, che la consapevolezza è tutta un’altra rispetto al passato.

La strada intrapresa, nonostante lo scetticismo iniziale, è quella giusta e va percorsa di nuovo con tutta la forza e l’insistenza possibili, solo così si potranno raggiungere obiettivi che fino a pochi anni fa erano solamente dei sogni.


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