LOCARNO – Guarda alla nuova stagione con grande impazienza l’Ambrì Piotta, che dopo una lunga preparazione non vede l’ora di confrontarsi con le avversarie per capire davvero le potenzialità di una squadra migliorata in ogni reparto. L’obiettivo dichiarato sono i pre-playoff, e la rosa leventinese sembra avere sicuramente le caratteristiche necessarie per arrivare tra le prime dieci.
“Sarà un campionato pieno di insidie e le partite andranno giocate sul ghiaccio, vincere è sempre molto complicato. Facciamo parte alla “terza fascia” della lega con Rapperswil, Langnau, Kloten e Ajoie, quindi dal punto di vista del potenziale ce la giochiamo con queste, anche se chiaramente lo sport non ti impedisce di fare di più”, ci ha raccontato il DS Paolo Duca. “Come tutti cerchiamo di fare il meglio e migliorarci, non vogliamo accontentarci e giochiamo sempre per vincere, ma sull’arco di una stagione solitamente il potenziale si rispecchia anche sulla classifica”.
Siete stati l’unica squadra a chiedere per intero i prestiti covid, questo quanto influenza ora il tuo lavoro?
“È un freno, inutile negarlo. Per il budget non cambia molto, ma il problema sono le medie salariali sopra i 148’200 fr che devono scendere del 20%, e questo rende l’esercizio più complicato. Anche per questo motivo, vista la presenza di un portiere straniero e la situazione incerta di Zwerger, abbiamo optato per partire con sette stranieri, il che ci permette di tenere le medie più basse”.
Sei comunque riuscito a migliorare la squadra in ogni reparto. Gli stranieri hanno dato buone impressioni e al centro siete finalmente molto solidi…
“A questo punto della stagione è difficile dirlo, anche un anno fa sulla carta eravamo contenti ma poi è il ghiaccio a parlare. Sono però positivo perché siamo riusciti ad aggiungere praticamente una linea completa di stranieri alla squadra che nell’ultimo campionato aveva rimontato il Berna e poi giocato una bella serie contro il Losanna. Siamo consapevoli di avere il potenziale di far bene, ne abbiamo avuto anche al riprova durante alcuni amichevoli, che sono sempre da prendere con le pinze ma in cui abbiamo visto della prestazioni – specialmente quella di Sursee con lo Zugo – già di ottimo livello”.
Potete inoltre ripartire dalla rimonta sul Berna e dalla serie sul Losanna, un’esperienza che in spogliatoio sembra aver lasciato il segno…
“Assolutamente, spero sia rimasta come esperienza. Sappiamo di aver lasciato per strada dei punti pesanti l’anno scorso, specialmente in quella quindicina di partite senza Fora in cui non si era giocato male ma si era raccolto pochissimo. Abbiamo incassato una beffa storica nel match con lo Zugo, perso dopo essere stati avanti 4-0 nel primo tempo, e quella serata ci ha tolto fiducia e messo dei dubbi alla squadra. Quanto invece successo alla fine chiaramente ti dà coraggio e spero che chi ha vissuto quell’esperienza positiva se la ricorderà a lungo. È l’essenza dello sport, è possibile di tutto e dunque bisogna sempre crederci”.
Avete scelto di portare nuova energia anche “dal basso”, con l’innesto di alcuni giovani e l’addio a vari giocatori che erano con voi da tempo…
“Esatto, abbiamo avuto il sentimento che era ora di fare un cambiamento generazionale. Ovviamente speravamo di tenere Fora, ma è comprensibile la sua scelta, mentre abbiamo deciso di non rinnovare con ragazzi come Dal Pian, Neuenschwander e Incir perché sono stati con noi anni e non sono riusciti a ritagliarsi un posto da titolari. Abbiamo apprezzato il loro contributo e professionalità, ma non ce l’hanno fatta a fare l’ultimo passo necessario. Come club vogliamo formare i giovani, ma non solamente i nostri perché non ne abbiamo abbastanza, dunque siamo molto aperti a ragazzi interessanti che vengono da via e che ad Ambrì trovano nuove prospettive. Abbiamo così portato un po’ di linfa nuova, considerando che in rosa avevamo già Pezzullo e Dufey, e per loro c’è la possibilità concreta di ritagliarsi un ruolo importante da subito. Mi ricordo della mia discussione con Heim durante la pandemia, gli avevamo spiegato che la nostra unica promessa era quella di garantire una sana e vera concorrenza… Se penso cosa è successo in un anno con lui, che alla prima stagione ha avuto il TOI più alto tra gli attaccanti, questo è un bell’esempio e ci aiuta a convincere altri a venire da noi”.
Hai menzionato Pezzullo e Dufey, che sperate di veder crescere…
“Entrambi hanno fatto degli ottimi passi avanti. Dufey ha avuto un brutto infortunio, si è rotto un polso e la sua stagione è finita a gennaio, ma aveva fatto abbastanza bene. Ha un potenziale, ma deve trovare la costanza nelle prestazioni e portare uno spirito combattivo più marcato… Per ora è ancora altalenante. Siamo abbastanza contenti e sicuri che stia progredendo nella maniera giusta. Stesso discorso per Pezzullo, non ha giocato nelle ultime settimane per un piccolo problema, ma fa parte della rosa e speriamo che presto riesca a ritagliarsi un ruolo da titolare. Questo dipenderà da quanto lavorerà, e dalla sua capacità di adattare il suo gioco a quelle poche cose che ancora deve cambiare”.
La scelta per il capitano è andata su Grassi, per quale motivo?
“Abbiamo scelto Daniele perché incarna bene i valori del club. Ha quello spirito combattivo che hai bisogno quando devi dirigere un gruppo, ed è importante nelle situazioni in cui le cose non vanno bene. Sappiamo che ci saranno momenti duri, dunque abbiamo scelto Grassi per le sue caratteristiche caratteriali, ma una squadra funziona bene quando c’è un gruppo di leader che trascina il resto. Confidiamo che tanti altri giocatori contribuiscano in questo senso e facciano un passo in avanti. Dobbiamo essere capaci di sfidarci e cercare i nostri limiti, non è sempre piacevole ma se vogliamo progredire dobbiamo trovare questo coraggio. Un gruppo che si sprona a vicenda ha già una buonissima base… Un conto è essere amici fuori dal ghiaccio, un altro è spingersi a vicenda per tenere alto il livello di competitività della squadra”.
Cinque anni fa veniva ritirata la tua maglia ed iniziavi il lavoro da DS, dal quel momento sono successe tante cose…
“Devo essere sincero, sono arrivato al termine della passata stagione con le batterie molto scariche. Non ho mai avuto il tempo di digerire il ritiro, sono subito partito con questo mestiere che richiede tanta energia ed una presenza continua. Le ultime due stagioni sono state in “modalità sopravvivenza” a causa del covid, c’era sempre qualcosa da implementare e discutere. E poi da gennaio 2021 ogni giorno c’era una decisione importante da prendere per la nuova pista, c’erano tante scadenze da rispettare e questo è andato avanti praticamente sino al giorno della prima partita. La stagione passata è iniziata con un’euforia iniziale esagerata e tipica ticinese, poi una depressione anche quella esagerata quando sono mancati i risultati, poi alla fine un’incredibile esaltazione. Quando vivi emozioni così forti e così diverse, alla fine bruci tante energie e quindi ero arrivato un po’ scarico alla fine. La realtà dell’Ambrì Piotta rimane una sfida quotidiana”.