BELLINZONA – Da martedì mattina l’Ambrì Piotta ha dato concretezza alla sua volontà di rinascere, e lo ha fatto consegnando al suo uomo simbolo la gestione sportiva dell’intero club, con l’intento di ritornare ad essere quella squadra e quella società che in passato aveva appassionato pubblico, giocatori e che sapeva distinguersi come nessun’altra realtà nell’intero panorama nazionale.
I biancoblù ripartono da Paolo Duca, “perché ha grande conoscenza della nostra realtà e crediamo che nessuno meglio di lui possa avere un profilo migliore per svolgere il lavoro che ci siamo prefissati. La sua decisione di appendere i pattini al chiodo non era scontata, ed il fatto che la nostra e la sua volontà si incontrino oggi segna un giorno felice per l’Ambrì Piotta. Da oggi parte un riavvicinamento a quelle che sono le radici del club, che ora ha in rosa pochi giocatori della regione ma che ha il potenziale per tornare ad averne parecchi”, ha esordito il presidente Filippo Lombardi.
La consegna data all’ex capitano è molto chiara: rinforzare la squadra riuscendo a ringiovanirla, e nel contempo legandola maggiormente al territorio.
Il cambio di direzione ed il taglio rispetto al passato è netto, e come conferma Paolo Duca “tutto è successo molto in fretta. L’idea di assumere una carica del genere l’avevo già avuta in passato, ma da quando Lombardi mi ha chiesto alcune settimane fa di assumere questa carica ho iniziato a pensarci più intensamente. La cosa che per me è stata determinate è la reale volontà di cambiare strategia e di tornare a fare quello che l’Ambrì dovrebbe fare, ovvero essere un club di formazione… Questo sarà l’elemento che ci permetterà di sopravvivere a lungo termine”.
Naturalmente ora l’Ambrì Piotta del futuro è ancora tutto nella mente di Duca, che vuole però tornare presto a vedere “un hockey dinamico, veloce e da parte di una squadra che lotta tutte le partite… Questo è quello che mi sono sempre aspettato da me stesso come giocatore, ed è quello che il nostro pubblico vuole. In tempi brevi sarà difficile operare sul mercato, ma la cultura e la filosofia del lavoro quotidiano le si possono portate immediatamente. La stagione che arriva è chiaramente un cantiere, mancano staff tecnico, portiere, giocatori stranieri e magari qualche svizzero, ma a medio termine l’obiettivo è tornare a formare una squadra dal cuore forte”.
Una delle basi della filosofia che Paolo Duca vuole portare parte da un concetto semplice, ovvero dal fatto che “fare il giocatore di hockey come professione è un privilegio, a maggior ragione se lo si fa indossando la maglia dell’Ambrì. Avere una squadra con questa mentalità non significa necessariamente avere tanti ticinesi, ma ci vogliono giocatori che si identificano con la nostra realtà… Difficile prevedere quando arriveranno i risultati, ma la metodologia di lavoro va cambiata subito”.
Non per questo si rinuncerà però a uomini di esperienza, dato che “in squadra ci vogliono dei riferimenti per i giovani. Vogliamo costruire attorno ad alcuni elementi svizzeri di riferimento e dei buoni stranieri, ma dovrà essere chiaro che se si prenderà qualcuno di esperto lo si farà con un preciso scopo e per ricoprire un ruolo ben definito”.
Il lavoro per Paolo Duca è dunque tanto e anche complicato, perchè la professione di DS si basa molto anche su conoscenze ed esperienze. Nelle scorse settimane si è ipotizzata una sorta di “commissione tecnica” costituita da più elementi, ma in questo senso le idee sembrano ancora in divenire.
“Per ora lavorerò a stretto contatto con Alessandro Benin, che negli ultimi anni ha assistito Zanatta”, spiega Duca. “Più in là vedremo come andare avanti. A medio-lungo termine vorrei mettere in piedi un sistema di scouting, necessario per supportare la direzione in cui vogliamo andare. Potremo dire di aver fatto un buon lavoro quando i giovani torneranno a vedere Ambrì come una realtà ambita in cui crescere ed esordire”.
Il primo passo sarà quello di scegliere allenatore e staff tecnico, ed in questo senso “l’ingaggio andrà di riflesso alla nostra strategia. Prepareremo un profilo ideale e valuteremo i candidati. La scelta sarà importantissima, perchè una volta fatta bisognerà andare in quella direzione ed avere pazienza… Se posso fare una critica al passato, è quella di aver sempre adattato la strategia a dipendenza della persona che arrivava, e questo ha portato il club a marciare sul posto. Dwyer è un candidato valido ma devo ancora incontrarlo”.
Il taglio con il passato sarà dunque netto, e per il presidente Lombardi il fatto di dover scegliere questa strada è diventata sempre più evidente “da quando sono partiti Pestoni e Grassi, e ci siamo resi conto che dietro di loro non c’era nessuno dal settore giovanile pronto a sostituirli. È arrivato Fora, ma non basta. Il lavoro fatto con Zanatta non ha premiato il club nel modo che speravamo, e dunque era naturale scegliere di impostare il tutto in modo diverso. Per fare questo ci voleva una persona nuova, anche se Zanatta rimarrà in contatto con me per altri progetti, ma questa è una questione privata”.
Centrale per l’immediato futuro sarà la questione del portiere, soprattutto visto che il mercato svizzero offre pochissimo. Lombardi in questo senso ha affermato che “c’è una mezza trattativa in cui sono coinvolto personalmente, mentre altre idee erano state sondate e dunque Paolo non partirà proprio da zero”.
“Sul mercato svizzero non ci sono tante possibilità – ha aggiunto Duca – ma tanto dipenderà da quante posizioni riuscirò a coprire con i giocatori svizzeri… Da lì arriverà la decisione se usare una licenza straniera tra i pali oppure no”.
Infine, Paolo Duca si è dichiarato “sorpreso della scelta del club di ritirare la mia maglia. Per me questi sono stati dei giorni intensi, dal sollievo della salvezza sino alla decisione di ritirarmi ed assumere la carica di DS. È stata una notizia che mi ha fatto davvero piacere, ho un legame particolare con questa società e ci tengo particolarmente”.