LUGANO – Nel pomeriggio in cui Filippo Lombardi ha annunciato l’inizio dei lavori del nuovo stadio multifunzionale per il mese di ottobre, l’Ambrì Piotta si è presentato alla stampa. Al termine dell’incontro ci siamo intrattenuti con il direttore sportivo Paolo Duca, consapevole che dopo un anno di transizione e una stagione positiva, la truppa biancoblù sarà confrontata ad aspettative maggiori.
“È vero, le aspettative non faranno che aumentare. Noi però dovremo essere bravi a gestirle. Dobbiamo sempre ricordarci da dove veniamo e qual è la nostra realtà. Siamo una squadra di montagna che ha appena intrapreso una nuova strada, con un cambio di strategia deciso. Vi sono sicuramente degli elementi che siamo riusciti a radicare in questo nostro percorso, ma le sfide restano tante. Le chiavi di questa stagione saranno la pazienza e il duro lavoro. Nello sport le cose non accadono mai per miracolo: bisognerà lavorare duramente e con costanza. Poi, forse, arriveranno i risultati. Il mio primo anno da DS è stato difficile perché tutto è accaduto molto velocemente. Oltre a tagli importanti a livello finanziario, sino a qualche settimana prima dell’inizio della stagione occorreva mettere sotto contratto diversi elementi chiave come il portiere o gli stranieri. Un taglio di budget è stato registrato anche quest’anno, certo, ma a differenza di un anno fa abbiamo avuto tutto il tempo necessario per poterlo programmare”.
Lo scorso anno avevi manifestato timori che erano legati ad una mancanza di tempo necessario per portare a termine il tuo progetto con Cereda. Ad un anno di distanza questa percezione non può che essere cambiata…
“A mio modo di vedere la più grande paura nello sport professionistico, dettato sempre più dai risultati, è di avere talmente tanta pressione addosso da non riuscire più a fare la scelta giusta. Penso che la grande sfida di questa stagione sia proprio quella legata alle aspettative. Sostanzialmente è scontato che il secondo anno si faccia meglio… e forse sarà così. Ma questo è difficile dirlo oggi. Ciò che conta davvero per noi è investire le nostre energie su quello che è la pianificazione, il lavoro quotidiano, come far migliorare i singoli giocatori e l’implementazione di nuove idee. Insomma, vogliamo far fruttare quelli che sono i nostri investimenti nel capitale umano”.
Quanto senti tuo questo Ambrì in rapporto a quello della stagione passata?
“Io non sto cercando di plasmare l’Ambrì secondo la mia idea. Voglio che questo sia chiaro. Siamo un gruppo e siamo convinti che stiamo dando il meglio che possiamo, secondo quello che è la situazione economica attuale. Siamo consapevoli che possiamo fare il passo secondo la gamba. Abbiamo fatto diversi salti avanti, ma resto convinto che ci troviamo solamente all’inizio di un lungo percorso”.
Come sottolineato in conferenza stampa, l’obiettivo stagionale resta la salvezza. Secondo Paolo Duca l’Ambrì riuscirà ad ambire a qualcosa di più?
“Logicamente non sarebbe male riuscire a rimanere attaccati alle prime otto il più a lungo possibile. Se analizziamo a mente fredda la situazione, però, – separandoci da quelle che sono le giuste speranze che ci sono nello sport – la salvezza è l’obiettivo ragionevole. Ciò nonostante vorremmo fare meglio dell’anno scorso, questo mi sembra scontato”.
Il presidente ha comunicato che l’inizio dei lavori per il nuovo stadio è fissato per il mese di ottobre. Queste sono notizie che non possono lasciare indifferenti. Come stai vivendo questo lungo processo?
“La verità è che ci troviamo in una fase di transizione. Abbiamo assolutamente bisogno di questo stadio per rilanciare la società a livello sportivo ed economico. È anche a causa di questo aspetto che negli ultimi anni abbiamo trascorso dei momenti economicamente infelici. Questi anni, però, li possiamo sfruttare per gettare le basi di quello che è il principio della riorganizzazione. Con la nuova pista riusciremo sicuramente ad essere molto più attrattivi. Su questo non ci sono dubbi”.
Un club formatore deve mettere in conto delle partenze impreviste, come quella di Fora per la NHL. A prevalere è l’orgoglio oppure l’amaro in bocca per aver perso un giocatore fondamentale? Come vivi queste situazioni di continua incertezza?
“Ad essere onesto si provano sentimenti contrastanti. Anzitutto c’è da dire che non abbiamo deciso di essere un club formatore: dobbiamo esserlo, per differenziarci dagli altri e per poter sperare di avere un futuro all’interno di questo sport. Si tratta dell’unica strategia possibile. Logicamente questa strategia presenta anche degli svantaggi, e quando ti viene a mancare un giocatore come Michael, viene a mancare un contributo per noi importantissimo. La passata stagione ha ricoperto un ruolo fondamentale. L’orgoglio c’è, ed è tanto. E ciò è anche dovuto al fatto che il nostro modo di lavorare si sta dimostrando pagante”.
Plastino, Conz e D’Agostini hanno rappresentato delle vere e proprie scommesse all’inizio della passata stagione. A livello di fiducia nel proprio operato, quanto è stato importante essere riuscito a vincerle?
“Diciamo che non parto con la paura di sbagliare. Tutti sbagliano e se succede è perché ti sei assunto delle responsabilità e hai fatto delle scelte. Ciò che conta veramente è mettersi in gioco. La prima scommessa che inizialmente ho faticato a far passare è stata la scelta di Luca Cereda in qualità di allenatore. Non dimentichiamoci del ruolo che sta ricoprendo in questa fase del nostro progetto… È un formatore capace di portare i giocatori ai propri limiti e conosce alla perfezione la nostra realtà. D’Agostini, a mio parere, non lo definirei come una sorpresa. Due stagioni or sono aveva subìto dei ferimenti che ne avevano compromesso le prestazioni. Oltre a ciò, a mio modo di vedere gli era stato chiesto di ricoprire dei ruoli a lui poco consoni. L’ho conosciuto come compagno in spogliatoio e sul ghiaccio, e questa conoscenza approfondita mi ha aiutato a prendere quella decisione che si è rivelata essere corretta. Plastino, invece, rappresentava l’incognita maggiore. Ben presto però si è rivelato essere il difensore che cercavamo. Poco spettacolare, certo, ma molto solido. Si è calato nella nostra realtà in maniera impeccabile, e quando ho saputo che a causa di quell’incidente stradale non avrebbe potuto prendere parte alla serie contro il Kloten, mi è scesa la classica gocciolina di sudore sulla fronte. Nick è un giocatore che è riuscito a portare grandissima stabilità a tutta la squadra. Per quanto concerne Conz, ha disputato una stagione fatta di alti e bassi. Poi, come già la stagione precedente con indosso la maglia del Gottéron contro di noi, nei playout ha alzato nettamente il suo gioco ed è riuscito a fare la differenza. Ai tre nomi citati aggiungerei anche quello di Zwerger, che si è reso protagonista di una crescita davvero impressionante, ricoprendo un ruolo sempre più importante all’interno dello spogliatoio e sul ghiaccio”.