AMBRÌ – Come per tutti, anche per l’Ambrì Piotta l’attività si è interrotta bruscamente. Le due vittorie nell’ultimo weekend di campionato avevano mandato agli archivi la stagione, facendo immediatamente spostare il focus su una situazione sanitaria che anche il club biancoblù ha seguito con attenzione.
“Dalle informazioni che abbiamo al momento, tutti stanno bene”, ci ha spiegato il DS Paolo Duca in merito alle condizioni di tutto l’ambiente in questo periodo decisamente particolare.
Paolo Duca, personalmente come stai vivendo la situazione?
“Con la necessaria serietà. Sono consapevole della gravità della situazione e per questo mi sto impegnando a seguire alla lettera le istruzioni dettate dal Governo e dal medico cantonale. Io e la mia famiglia non usciamo di casa, se non per fare la spesa per noi e i nonni o per prendere una boccata d’aria fresca in giardino con i bambini. Di sicuro avremo disciplina nel fare quel che è richiesto dalle autorità. È necessario che ognuno faccia la sua parte, come membro della società in cui vive, affinché tutti assieme si riesca ad appiattire la curva d’espansione dell’epidemia e garantire ai malati acuti le cure necessarie negli ospedali”.
Quanto sei influenzato nel tuo lavoro quotidiano? Concretamente che cosa cambia per te?
“Il mio lavoro cambia ma in modo gestibile, per così dire. Una volta che la stagione è conclusa e vengono a cadere le dinamiche che riguardano ghiaccio, allenamenti e partite, tutto il resto lo si può fare da casa. Abbiamo organizzato dei meeting finali in Skype con i nostri giocatori, ci teniamo in stretto contatto con la dirigenza per gli aspetti puramente amministrativi, e siamo al lavoro sulla pianificazione della prossima stagione per Ambrì, Rockets e settore giovanile… Il lavoro non manca di certo ma è fattibile portarlo avanti da casa. Quel che è difficile è la gestione degli orari, avendo a casa tre bambini che devono essere occupati. È una questione di organizzazione, coordinazione e di stabilire delle priorità. Al momento la priorità riguarda il rispetto delle norme, tutto il resto va costruito attorno a questo”.
Quanto influisce sul tuo operato la cancellazione dei Mondiali, contesto utile in termini di scouting e trattative?
“Rappresenta un problema per l’Ambrì, così come per tutte le altre squadre. Chiaramente fare lo scouting con i propri occhi o farlo su video è ben diverso… I Mondiali ti permettono di essere aggiornato sulle giovani leve delle altre nazioni e aprono moltissime opportunità. Ti permettono di curare i contatti a livello internazionale e di seguire le squadre anche durante gli allenamenti. Poniamo l’esempio di un giovane ceco molto promettente che va ai Mondiali con la sua nazionale. Ecco, scovarlo ora diventa estremamente complicato. L’unico modo per farlo sarebbe stato seguirlo durante il campionato, dato che l’opportunità Mondiali è saltata. In questo senso siamo confrontati con un limite non trascurabile”.
I giocatori, come tutti, sono costretti in casa. Come faranno per mantenersi in forma? Avete previsto qualche programma specifico?
“Partiamo con la premessa che, una volta conclusa la stagione, è giusto garantire ai giocatori un momento di pieno recupero. Al momento ci troviamo esattamente in quella fase. Ad un certo punto occorrerà rimettersi al lavoro e su questo ci stiamo muovendo con la preparazione di alcuni scenari possibili. Stiamo valutando l’opzione di riprendere il 20 aprile tutti insieme, anche se siamo consapevoli della volubilità della situazione e per questo siamo al lavoro su scenari alternativi. Diciamo che, al momento, un inizio di preparazione individuale è altamente probabile”.
Gli stranieri sono riusciti a fare ritorno in patria?
“Fortunatamente sì, ma non è stato affatto scontato… In una situazione come questa conta solo essere vicini alle proprie famiglie, per questo eravamo perennemente in tensione. Il mio assistente Alessandro Benin è stato grandioso, ha mosso mari e monti per trovare delle soluzioni che permettessero ai nostri ragazzi di ricongiungersi alle loro famiglie e tutto è andato per il meglio. In questo senso ci siamo tolti un grosso peso dallo stomaco”.
Si sta parlando di lavoro ridotto per giocatori e allenatori. Puoi dirci qualcosa in più e se pensate di procedere in tal senso?
“La modalità del lavoro ridotto è una possibilità data dall’assicurazione disoccupazione. Si tratta di un sostegno in caso di difficoltà legato ad un carico di lavoro ridotto inaspettato. Con l’interruzione del campionato sono cessate tutte le entrate da parte del pubblico, e questo ha comportato una perdita finanziaria. La SECO ha recentemente esteso la possibilità di far capo al lavoro ridotto anche a quei settori che impiegano i loro dipendenti con contratti a tempo determinato. In pratica hanno allargato questo aiuto anche al mondo dello sport professionistico. Noi abbiamo fatto richiesta per il lavoro ridotto e stiamo aspettando l’autorizzazione. Dovremmo ricevere aggiornamenti e a breve”.