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Ambrì Piotta

Dauphin: “Chiudo il capitolo NHL senza rimpianti, ora cerco una nuova avventura”

Il quebecois sul passaggio all’Ambrì: “Era il momento giusto per trasferirsi in Europa sia dal profilo famigliare che da quello sportivo. Voglio essere un buon leader e diventare una presenza positiva in squadra, anche per i giovani”

È impaziente di iniziare la sua avventura in biancoblù il centro canadese Laurent Dauphin, che lascerà per la prima volta il Nordamerica per trasferirsi in Ticino ed iniziare con l’Ambrì Piotta un nuovo importante capitolo della sua carriera.

“Attualmente sono a casa a Montreal”, ci spiega il 28enne quebecois quando lo raggiungiamo al telefono. “Proprio ora sono in auto e sto andando ad allenarmi. Qui abbiamo un gruppetto composto da diversi giocatori e passiamo questo periodo dell’anno lavorando assieme. Ogni tanto scendiamo anche sul ghiaccio e più avanti nel corso dell’estate organizzeremo pure qualche partitella per ritrovare il feeling con il gioco, ma per ora si suda solo a secco”.

Arriverai in Svizzera a 28 anni, dunque nel periodo potenzialmente migliore della tua carriera. Cosa ti ha convinto che questo fosse il momento giusto per trasferirti in Europa?
“Diversi motivi, ma il principale riguarda la famiglia. Qualche settimana fa sono infatti diventato papà e credo che per restare vicino alla mia compagna la lega svizzera sia l’ideale. Puoi dormire nel tuo letto ogni notte ed hai l’opportunità di passare molto tempo con i tuoi cari. Dal punto di vista sportivo ero invece stanco di fare su e giù tra NHL e AHL, non avevo mai la certezza di dove sarei finito a giocare, invece ora avrò la sicurezza di essere parte di una squadra senza sorprese dietro l’angolo. La National League è inoltre un’ottima lega, dunque l’intero pacchetto per la mia situazione è ideale. Alla fine ho raggiunto il mio obiettivo di giocare nel miglior campionato del mondo, ne sono stato parte per otto anni ma ora voglio provare un’esperienza nuova”.

Cosa ti ha convinto invece dell’Ambrì Piotta?
“Quando ho preso contatto con il club mi hanno spiegato che tipo di giocatore stavano cercando, e mi sono subito visto come la soluzione ideale alle esigenze dei biancoblù. Avrò molte opportunità di dimostrare il mio valore, e l’impostazione che lo staff vuole dare al gioco sembra divertente. Insomma, diciamo che l’apprezzamento dalle due parti è stato subito reciproco e dunque siamo arrivati all’accordo”.

Il club non si attende da te una stagione da top scorer della lega, ma spera di aver trovato un giocatore chiave a cui affidarsi in ogni situazione. Tu con che obiettivi arrivi in Svizzera?
“Beh, se dovessi essere il top scorer della lega non mi lamenterei di certo, ma non è questo il focus principale (ride, ndr). Come centro sono un all-rounder, dunque voglio semplicemente portare le mie caratteristiche ed essere affidabile ed efficace in entrambe le zone per la pista. Tra i miei obiettivi c’è inoltre quello di essere un buon leader per i compagni più giovani, diventando in generale una presenza positiva per la squadra”.

L’Ambrì cerca in effetti una certa leadership nei suoi nuovi stranieri, da questo punto di vista cosa possiamo aspettarci?
“Mi piace aiutare i giovani con vari consigli – in aree come ad esempio gli ingaggi oppure con altri accorgimenti che si acquisiscono con l’esperienza – ma non sono mai stato il più chiacchierone in spogliatoio. Diciamo che mi reputo un leader per quanto porto sul ghiaccio e per l’attitudine al lavoro in allenamento, anche se ora ho qualche anno in più e posso sicuramente prendere parola nei momenti di necessità”.

Non hai mai giocato al di fuori del Nordamerica, spesso è da prevedere un periodo di adattamento…
“Tra i professionisti per me sarà una novità, ma a livello giovanile ho giocato per tre anni nelle piste di dimensioni olimpiche e dunque ho un pochino d’esperienza. Un adattamento però sarà inevitabile, e presto infatti mi metterò a studiare i vari video delle partite che l’allenatore mi ha inviato. Oltre alla dimensione del ghiaccio voglio infatti anche capire lo stile del gioco in Svizzera. In generale so adattarmi abbastanza velocemente ai cambiamenti, e penso che lo stile dell’Ambrì agevolerà questa transizione, anche se avere un po’ di pazienza sarà inevitabile. Ma la cosa non mi preoccupa”.

Guardando alla tua carriera, ad eccezione del tuo accordo entry level, hai sempre giocato con contratti di una sola stagione. Hai dunque sempre dovuto dimostrare qualcosa…
“Non è effettivamente mai facile giocare con il contratto in scadenza, ma come hai detto l’ho fatto per diversi anni e ci sono abituato. Non ti resta che dare sempre il meglio, partendo dal duro lavoro nel corso dell’estate e facendo poi di tutto per restare al top. Se lotti per un posto in NHL non è mai facile mantenerlo, ma alla fine nel corso delle stagioni ho dimostrato a me stesso di poter avere un buon livello ed ora non mi resta che continuare sulla stessa strada anche in Svizzera”.

Pur con un’opzione, anche il tuo contratto ad Ambrì è di un solo anno. Non desideravi maggiore stabilità?
“Esatto, il contratto è di un anno e presenta un’opzione per entrambe le parti. In generale mi sarebbe piaciuto avere finalmente un accordo più lungo, ma ho pensato principalmente alla mia compagna, e quando ci si trasferisce lontano da casa non si può mai sapere come saranno le cose. Abbiamo dunque optato per un approccio prudente. In questo modo possiamo toccare con mano la vita da voi, e poi vedremo cosa succederà. Sicuramente se tutto andrà per il meglio, poi il desiderio sarà quello di avere un po’ di stabilità con un contratto di più stagioni”.

Nel 2021/22 hai giocato 38 partite con i Montreal Canadiens, coronando il sogno che avevi da bambino. Quell’unica stagione è bastata per esserne orgoglioso, oppure c’è un po’ di rammarico per non aver vestito la maglia degli Habs più a lungo?
“In realtà avrei avuto la possibilità di firmare un nuovo contratto con loro un anno fa, ma ho valutato che spostandomi in Arizona avrei avuto maggiori possibilità di giocare in NHL. Ho però finito per disputare solamente una ventina di partite con i Coyotes, le cose non sono andate come sperato. Sono comunque fiero di aver vestito la maglia dei Canadiens, in quel periodo ho mostrato un buon hockey e non ero lontano dall’ottenere un contratto one-way, ed alla fine è comunque bello poter dire di aver giocato per la squadra della mia città”.

Conclusa la passata stagione su Instagram hai pubblicato una serie di immagini, e la prima foto ti vede entrare sul ghiaccio del Madison Square Garden. Uno dei tanti momenti in NHL che sarà difficile dimenticare?
“In carriera ho giocato 3-4 volte all’MSG, ed è davvero speciale. Non è un palcoscenico facile, il pubblico dei New York Rangers sa essere molto rumoroso e quando la squadra di casa segna hanno una canzone che fa sentire gli avversari davvero piccoli. A quelle esperienze si aggiungono sicuramente altri bei momenti, come il mio primo gol in NHL ed il primo segnato con gli Habs. Guardandomi indietro tutto sommato sono felice… Certo, sarebbe stato bello poter giocare più partite nella lega, ma se da bambino mi avessero raccontato tutto ciò che avrei poi raggiunto da grande, ci avrei messo la firma di sicuro. Non ho rimpianti, ed ora ho voglia di una nuova esperienza”.

Ad inizio carriera avevi inoltre vinto la medaglia d’oro al Mondiale U18, in un Canada in cui c’era anche Connor McDavid…
“Sì, ed era già un fenomeno! Io avevo 18 anni mentre lui era stato convocato nonostante ne avesse appena 16, ed era impressionante vedere cosa riusciva a fare in pista nonostante lo scarto di età. La medaglia d’oro inoltre è un bel ricordo, anche perché il Mondiale U18 non è il più facile da vincere per il Canada perché molti dei migliori giocatori sono ancora impegnati nei playoff delle leghe giovanili. In quella finalissima (in cui Dauphin aveva segnato il gol d’apertura, ndr) avevamo inoltre battuto gli Stati Uniti, che grazie al loro programma di sviluppo sono sempre molto forti. È stata una bella soddisfazione avere la meglio”.

Tra i tuoi ex compagni c’è inoltre Brendan Perlini, passato proprio da Ambrì qualche anno fa…
“Esatto. Non avevo pensato di chiamarlo quando ero in discussione con il club, ma l’ho visto dopo la firma del mio contratto. Ho però chiesto consiglio ad alcuni ragazzi che conoscono bene la lega svizzera, come ad esempio Pierre-Marc Bouchard, ed inoltre ho alcuni buoni amici che giocano nell’Ajoie… Quella squadra sembra diventata per metà quebecois! Tutti mi hanno detto che il Ticino è una bellissima parte della Svizzera, sono davvero curioso di scoprire come sarà la mia vita lì”.

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