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Lugano

Damien Brunner, il colpo imprevisto che sposta l’equilibrio

LUGANO – Meglio di così era impossibile fare. Se il Lugano voleva riparare alla mancanza di scorer svizzeri, andare ad ingaggiare Damien Brunner in corso di stagione significa andare a completare il roster con il migliore attaccante disponibile sul mercato, per di più con passaporto rossocrociato.

A questo punto il Lugano sposta una buona fetta di percentuale di possibilità di arrivare fino in fondo dalla sua parte, perché nelle stagioni passate tutti hanno visto la capacità di Brunner di spostare gli equilibri non solo di una squadra ma anche di un intero campionato.

Se dalla dirigenza arrivano, come normale, dichiarazioni più fredde, vi è da essere sicuri che l’obbiettivo dei giocatori e dello staff tecnico è sempre stato uno solo, e ora quell’obiettivo risulta più alla portata, con conseguente aumento della pressione.

Tante le speculazioni sul suo ingaggio – val più la pena spendere molto per Brunner che troppo per Rüfenacht, questo il mio pensiero – ma è fuor di dubbio che l’attrattività della squadra bianconera è aumentata non di poco negli ultimi tempi.

È altrettanto logico che si debba avere le risorse finanziarie per arrivare a fare colpi simili, ma siamo davvero così sicuri che un anno e mezzo fa si potesse anche sognare di avere tra le proprie fila un giocatore del genere? No, decisamente. Perché il Lugano la mossa giusta l’ha fatta mettendo in panchina Patrick Fischer, giovane e vicino a tutte le ultime generazioni dell’hockey svizzero, e in questo caso amico di lunga data dello stesso Brunner.

Ora Fischer dovrà essere bravo a sfruttare questa sua fortuna, inserendo al meglio l’ex Devils non tanto negli schemi, ma nello spirito di questa squadra, anche se siamo sicuri che un giocatore come Brunner abbia tutta l’intelligenza per riuscirci al meglio.

A volte descritto ingenerosamente come una “primadonna”Brunner è semplicemente uno che vuole sempre vincere, un estroso e caratterialmente aperto, ma non per questo portato a fare la “star”, anzi, per arrivare dove nessuno credeva potesse arrivare bisogna avere la testa e lavorare sodo.

D’altra parte la stessa nomea pochi mesi fa veniva affibiata a un certo Linus Klasen, ma poi tutti hanno visto quello che lo svedese sa fare sul ghiaccio aldilà dei numeri funambolici.

Insomma, personalità forti ma vincenti, come del resto era lo stesso Patrick Fischer da giocatore, il quale non ha mai negato di lasciare molta libertà in attacco ai suoi giocatori migliori, e su questo – vedendo il rendimento del “trio delle meraviglie” – finora nessuno ha mai avuto niente da ridire, quindi il buon Damien sembra essere capitato nel posto giusto.

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