AJOIE – LUGANO
2-5
(1-0, 0-1, 1-4)
Reti: 00’53 Audette (Gauthier, Macquat) 1-0, 22’32 Arcobello (Jesper Peltonen) 1-1, 45’33 Romanenghi (Fey, Timashov) 2-1, 46’46 Andersson (Joly, Mirco Müller) 2-2, 52’48 Fazzini (Hausheer, Verboon) 2-3, 55’05 Arcobello (Quenneville, Fazzini) 2-4, 59’29 Thürkauf (Andersson) 2-5
Note: Raiffeisen Arena, 3’888 spettatori
Arbitri: Tscherrig, Mollard; Duc, Gurtner
Penalità: Ajoie 5×2, Lugano 6×2
Assenti: Marco Müller, Lorenzo Canonica, Julian Walker, Markus Granlund, Stephane Patry, Niklas Schlegel, Giovanni Morini, Samuel Guerra (infortunati), Mario Kempe, Arno Snellman (sovrannumero), Joey LaLeggia (ammalato)
PORRENTRUY – Ormai non è una novità, le partite in quel della Raiffeisen Arena possono diventare dei veri e propri percorsi paludosi, per togliersi dai quali occorre lasciare da parte il vestito da sera e mettersi le salopette e gli stivali.
Ne sa qualcosa il Lugano, ma lo sanno ormai tutti quelli che di fronte all’Ajoie nella sua tana ci hanno lasciato punti e penne, quelli che hanno sofferto pene dell’inferno sotto il ritmo forsennato (e non molto ordinato) degli uomini Wohlwend, i quali, occorre dirlo, non hanno altro sistema che instaurare un po’ di sano caos sul ghiaccio per cercare di racimolare qualche punto, sperando di farla franca prima del terzo periodo.
Ed è infatti andata in questa maniera anche in questa sfida contro la squadra di Luca Gianinazzi, brava ad attendere il momento giusto per ribaltare la partita dopo il nuovo vantaggio di Romanenghi (e chi se non lui..) e sfruttare le energie al ribasso dei padroni di casa, energie che avevano speso quasi interamente per costruirsi quel 2-1 provvisorio.
Arrivati nel Giura con Ruotsalainen nel line up al posto dell’evanescente Kempe (ma il finlandese non ha fatto certo meglio), i bianconeri potevano dirsi pronti finché volevano alla tattica dell’Ajoie, ma alla fine ancora una volta hanno trovato le loro grosse difficoltà, amplificate oltretutto dallo sfortunato autogol di Quenneville in entrata di partita, rete che ha esaltato ulteriormente Devos e compagni, sempre bravissimi nel lavoro di backcheck e nel creare trappole in zona neutra.
Il pareggio di Arcobello in shorthand – con la complicità di Ciaccio – ha sì rilanciato le quotazioni dei bianconeri, ma gli ha permesso soprattutto di poter giocare con meno foga alla ricerca del gol, e anche se qualche rischio è sempre arrivato sulle scorribande degli stranieri dell’Ajoie, il Lugano ha spesso badato al sodo, forse sapendo anche per esperienze passate che tenendo almeno il pareggio alla lunga le probabilità di vittoria sarebbero potute girare della propria parte.
Certo è stata anche una tattica speculativa, a volte rischiosa e anche forzata da un Ajoie che per due tempi ha messo in grossa difficoltà la manovra degli ospiti, impedendogli di partire dalla zona neutra per prendere velocità e lottando strenuamente negli angoli con consueti raddoppi di marcatura e pressione asfissiante.
E poi è arrivato il nuovo vantaggio dei padroni di casa, si diceva, con la deviazione di Matteo Romanenghi, ma quella rete invero non sembrava frutto del “momentum”, ma è arrivata quando il Lugano sembrava già in grado di alzare il ritmo a discapito degli avversari un po’ meno lucidi e difatti non ha cambiato nulla in quello che sembrava già un terzo periodo cominciato sotto nuovi equilibri.
Il pareggio immediato di Andersson ha infatti riportato su il morale bianconero e forse instaurato un sentimento di amarezza in quello dei padroni di casa. Il primo vantaggio degli ospiti in quel caso è arrivato sì in maniera se non proprio naturale, almeno più atteso rispetto a una nuova rete dell’Ajoie, con Fazzini a ribadire in rete un rebound dopo una prima grandissima occasione nello stesso cambio.
La rete del numero 17 ha forse tagliato le gambe ai giurassiani, andati sotto di due dopo la splendida combinazione in velocità ancora di Arcobello con grande merito per il recupero del disco e l’uscita dal terzo di Fazzini. Il gol a porta vuota di Thürkauf è servito a tirare il fiato definitivamente e a riprendere la testa della classifica marcatori al capitano bianconero, e soprattutto per chiudere una partita che in fondo è andata secondo quello che ci si poteva attendere fosse il copione.
Abbiamo visto decine di partite andare in questa maniera su quel ghiaccio, se al Lugano si può muovere la critica di aver pasticciato eccessivamente in uscita dal terzo e di aver trovato qualche penalità di troppo in modo ingenuo, va dato atto di aver gestito bene le energie e di aver mantenuto la concentrazione anche dopo il gol del 2-1 di Romanenghi.
Non era una partita per amanti dell’estetica e non doveva esserlo, a questo giro a contare erano i punti, e allora diciamo bravo al Lugano per averli tirati fuori dal fango con un certo mestiere senza cadere nella trappola del caos.
IL PROTAGONISTA
Mark Arcobello: Se sul primo gol ha sfruttato la complicità di Ciaccio, il 2-4 nasce su una splendida azione in velocità della sua linea che ha messo in luce la freddezza del numero 36, il più bravo a gestire il disco in un contesto così denso e trafficato. Già nella partita contro il Davos era emerso come uno dei migliori, la conferma arriva in una partita difficile come quella di Porrentruy dove occorre tutta l’esperienza e la calma che solo giocatori come Arcobello sanno mettere in pista.