DAVOS – Con la Coppa Spengler che si avvia all’epilogo della finalissima tra Team Canada e KalPa Kuopio, in questa settimana la selezione con la foglia d’acero si è confermata la favorita per la vittoria finale, ottenendo sin qui tre successi convincenti ai danni di Ice Tigers e Davos.
Tra i giocatori in evidenza per i canadesi c’è stato anche il biancoblù Matt D’Agostini, oramai “di casa” alla Coppa Spengler e capace anche quest’anno di fornire delle prestazioni convincenti.
“Nella semifinale contro gli Ice Tigers siamo riusciti a mettere la partita sui binari giusti nel corso del primo tempo, quando abbiamo portato il nostro vantaggio sino sul 3-0”, riflette il canadese. “Bisogna dare credito al Norimberga di non aver mollato, e nella seconda metà di gara ci sono stati momenti in cui hanno preso il sopravvento, ma Fucale ha compiuto alcuni interventi importanti quando ne abbiamo avuto bisogno. Ora ci manca una sola partita e una sola vittoria”.
È sempre bello osservare come il Team Canada riesca ad unire un gruppo di giocatori e trovare subito la chimica giusta, è questa la vostra forza…
“Tutto è un po’ più semplice perché siamo cresciuti con la medesima cultura. Sin da piccoli abbiamo imparato a giocare ad hockey con lo stesso stile, inoltre la squadra è composta da ottimi professionisti ed è semplice assimilare un sistema di gioco di base ed applicarlo in partita. Lavoriamo duro e ci piace giocare, ogni anno venire qui è molto divertente”.
Per il Team Canada sei quasi una sorta di amuleto, alla Coppa Spengler non hai mai perso una partita in carriera…
“Se devo essere sincero non avevo mai realizzato questo fatto, ma effettivamente nelle mie tre partecipazioni con il Team Canada e in quella con il Ginevra Servette sono arrivate solo vittorie. Ad ogni modo non mi sorprende, quando si indossa la maglia con la foglia d’acero – sia che si tratti della Coppa Spengler o qualsiasi altro torneo – entra un gioco una precisa questione d’orgoglio che ti dà una spinta extra a livello di energia”.
Siete una squadra composta da tanti volti dalla NLA, ma anche da veterani come Moore e Bieksa… Elementi da cui è possibile imparare qualcosa nel corso del torneo?
“Sì, assolutamente. Colgo sempre al volo la possibilità di imparare qualcosa da chi ha più esperienza di me, ed in questo caso abbiamo in spogliatoio dei ragazzi che hanno giocato quasi mille partite in NHL. Quando ci sono delle presenze del genere, è positivo per tutta la squadra”.
Per te la Spengler è arrivata al momento giusto, visto che ad Ambrì eri appena rientrato da un infortunio…
“Rientrare da un infortunio attorno a Natale non è mai l’ideale, perché si viene subito costretti ad una pausa. Di questo abbiamo discusso con Cereda e Duca, ed abbiamo deciso che – visto che ero di nuovo sano – la Coppa Spengler sarebbe stata una buona opportunità per me per rimettere nelle gambe il ritmo partita”.
Durante la tua assenza l’Ambrì ha vinto 9 partite su 11, dall’esterno hai potuto apprezzare qualcosa di particolare nel vostro gioco?
“Sicuramente quello che balza all’occhio è la totale dedizione a vincere le battaglie sul ghiaccio, anche se a dire il vero questo aspetto lo noto molto bene anche quando posso giocare. Tutti in squadra provano orgoglio dal giocare duramente l’uno per l’altro e sinora è stato divertente vedere tutti remare in questa direzione. Anche per questo motivo sono eccitato all’idea di poter tornare a giocare, sperando che non inizino ad arrivare sconfitte, non voglio mica portare sfortuna (ride, ndr)”.
Hai già discusso un eventuale prolungamento contrattuale?
“Sono sicuro che arriverà il momento in cui discuteremo del rinnovo, la stagione è ancora lunga e ogni cosa va fatta a suo tempo. Ad ogni modo ad Ambrì sono sempre felicissimo”.