KLOTEN – La pazienza, la bendetta pazienza che già aveva contraddistinto diverse delle ultime vittorie del Lugano, come quella a Bienne, quella in extremis nel derby e ora l’ultima in ordine di tempo a Kloten. Il Lugano – privo di Steinmann, Balmelli, Romanenghi e Dal Pian – ha avuto una settimana intera per preparare il difficile week end, anche se decifrare questo incostante Kloten è tremendamente difficile.
Gli aviatori vengono da diversi alti e bassi, ma soprattutto, nella giornata di venerdì, Hollenstein ha deciso per l’esclusione dalla rosa di Miki Dupont, gesto voluto “per dare una scossa e responsabilizzare la squadra”. Difficile confermare o smentire se questa scossa ci sia stata, perché vedendo il match e il suo sviluppo non si può dire che Santala e compagni abbiano fatto stravedere, ma nemmeno che abbiano giocato così male.
Piuttosto ci si sarebbe potuto aspettare un’entrata in materia più favorevole ai padroni di casa, con più ritmo nelle gambe, ma dopo 10’ equilibrati e senza troppi sussulti, è stato Bertaggia, con un bel tiro dallo slot a spezzare l’equilibrio e ad accendere un po’ di più il match.
L’unico indizio che potesse far sospettare una presunta partenza a rilento del Lugano l’hanno dato le numerose penalità fischiate ai bianconeri (3 nello spazio di 6’ oltre a un cambio scorretto) che hanno portato ai numerosi tiri dei padroni di casa nel periodo iniziale.
Fatto sta che anche il Lugano, a partire dal secondo tempo, ha avuto le sue occasioni per segnare in superiorità numerica, tra cui una doppia, ma nella seconda di quattro penalità consecutive sul conto degli aviatori è stato… Santala ad andare in rete, dopo un contropiede in shorthand orchestrato in combutta con Bieber.
La rete del pareggio avrebbe potuto accendere l’entusiasmo dei padroni di casa, ma Hirschi e compagni sono stati bravi a mantenere la calma e una certa mano ferma nel controllo delle operazioni. Infatti, se le occasioni bianconere non sono state numerose, non molte di più sono state quelle del Kloten, spesso fermato dal bel muro difensivo messo in atto di fronte a un attentissimo Manzato.
Di fatto è stato il secondo tempo quello più equlibrato, perché a partire da quello conclusivo il Lugano ha fatto la differenza non solo nel risultato ma anche grazie a un maggior pattinaggio. Nemmeno la prematura uscita di Klasen – bastone in faccia di Santala incredibilmente non visto dagli arbitri, punti di sutura per lo svedese e in forse per il Berna – ha fatto vacillare gli ospiti.
Anzi, grazie al 25esimo sigillo stagionale di Pettersson, stavolta sì, in power play, i bianconeri hanno trovato il definitivo e meritato vantaggio, aiutati anche da un Kloten poco furbo, ad immagine di Denis Hollenstein durante lo sforzo finale.
Un Lugano a tratti sin troppo prudente, ma sempre concentrato e con la giusta intensità per 60’. Un powe play stavolta poco produttivo anche se decisivo, un boxplay estremamente efficace e diversi giocatori in crescita in una giornata dove i trascinatori – casco giallo a parte – sono sembrati più in ombra del solito.
Da Andersson a Bertaggia, passando per Ulmer e Fazzini si vedono grandi progressi nella continuità di gioco, il tutto con la conferma di avere in casa un dualismo tra i portieri di alto livello, come confermato dalla grande partita di Manzato.
Si continua a lavorare in casa Lugano, i progressi, soprattutto aldilà del primo blocco, si vedono e la classifica sorride, per Fischer chiedere più di così è difficile. Come? Le reti degli svizzeri? Ma sì, stavolta sono arrivate, erano ben il 50%…