LUGANO – Forse in pochi lo ricorderanno, ma in quel lontano 2006, nella finale contro il Davos c’era anche lui, non ancora 20enne.
Alessandro Chiesa era una promessa di quel Lugano, approdatovi proprio in quell’annata dopo le giovanili nell’Ambrì Piotta, e oggi, dopo qualche anno di crescita a Zugo proprio sotto la guida di Doug Shedden, è uno dei pilastri di questo Lugano.
Con Philippe Furrer forma una delle coppie difensive più solide e complete del campionato, e quando ha visto il suo compagno andare verso Robert Mayer con la Resega tutta quanta in piedi e poi battere il portiere granata mandando il Lugano in finale, anche il roccioso numero 27 si è lasciato andare alle emozioni: “Un’emozione fortissima, era quasi come se lo avessi segnato io, una sensazione indescrivibile. Però ero convinto sin da subito che lo avrebbe segnato, se lo meritava, ha disputato una serie grandissima e in quella partita è stato impressionante”.
Dopo una serie così dura e selettiva anche a livello fisico, per voi è una liberazione anche mentale esservi sbarazzati finalmente del Ginevra?
“Era la nostra bestia nera degli ultimi anni, e abbiamo fatto prevalere la nostra volontà di passare a tutti i costi. La serie è stata molto dura, provante, come capita sempre contro di loro, ma stavolta siamo stati più bravi e più forti”.
Se pensiamo a una situazione chiave della sfida contro il Ginevra, sbagliamo a pensare che gli attimi finali di Gara 5, con il recupero di Klasen su Pyatt e il gol di Hofmann al 59’45”, siano stati i veri momenti di svolta per voi?
“È stata una partita fondamentale, dopo l’1-6 incassato alla Resega abbiamo mantenuto i nervi saldi per trovare il match ball a Les Vernets, non siamo mai usciti dal nostro game plan, con pazienza e tanto lavoro. E poi sì, gli attimi finali sono stati fondamentali, credo che Pyatt penserà molto a lungo a quella rete mancata…”.
Si è parlato molto del gioco fisico del Ginevra, ma l’impressione, vedendo le partite andate all’overtime e i vostri recuperi, che verso la fine dei match fossero proprio i granata quelli più affaticati…
“Il Ginevra applica un gioco molto difficile da contrastare, un fore checking alto sin dai primi secondi, con due uomini a far pressione sul portatore del disco, ma è anche un gioco molto dispendioso. Effettivamente noi siamo stati bravi a gestire meglio le energie, e loro hanno pagato gli sforzi durante gli overtime”.
Ad ottobre eravate ultimi in classifica, in finale troverete un Berna qualificatosi all’ultimo per i playoff che ha pure cambiato l’allenatore strada facendo, i favoriti Lions sono usciti ai quarti in sole 4 partite… Tutte delle vicissitudini che sconfessano una certa scontatezza del campionato…
“Anche in regular season si è visto che tutti potevano fare punti contro tutti, forse solo lo ZSC era uno scalino sopra, ma tra le altre il cammino è stato molto incerto. Poi questa finale dimostra veramente che il campionato svizzero è sempre molto combattuto ed equilibrato”.
Ora la testa è già rivolta alla finale contro il Berna, siete già proiettati verso Gara 1 di sabato…
“Sì, oggi (mercoledì, ndr) abbiamo svolto un allenamento per recuperare fisicamente, e da domani si comincerà con le sedute tattiche e video. Sarà il coach a dirci cosa ci aspetta e come dovremmo affrontarlo”.