RAPPERSWIL – Nonostante la sconfitta in casa del Rapperswil, quella di sabato è stata una serata speciale per l’Ambrì Piotta ed il suo coach Luca Cereda, che ha guidato la squadra biancoblù per la sua partita numero 296 raggiungendo così Serge Pelletier in cima alla classifica degli allenatori più longevi della storia del club.
Luca Cereda, hai eguagliato Pelletier come l’allenatore che ha guidato in più occasioni l’Ambrì. Te lo saresti aspettato al momento della nomina, tralasciando i primi match a interim di tanti anni fa?
“Onestamente no, mi fa molto piacere, è un grande motivo d’orgoglio. Io cerco sempre di sopravvivere durante ogni stagione e di così preparare la seguente. L’Ambrì Piotta c’era comunque prima di me e ci sarà anche dopo. Adesso non vedo l’ora di tornare con i ragazzi al lavoro lunedì mattina, per girare questa tendenza negativa vissuta nell’ultimo mese”.
Qual è stato il momento più bello fin qui?
“La prima partita di playoff in casa nella vecchia Valascia, c’era un ambiente elettrizzante, pazzesco. Aggiungerei il primo match alla Coppa Spengler, quando ci ripenso mi viene ancora la pelle d’oca. Infine la prima sfida in Champions Hockey League, quando ci recavamo a Monaco. Eravamo in strada, c’erano auto biancoblù che ci superavano e a volte toccava a noi compiere un sorpasso, c’era il sentimento del piccolo villaggio che si sposta in una grande città a combattere, mi era piaciuto tantissimo questo feeling”.
Ci sono dei giocatori che ti hanno sempre accompagnato in tutti questi anni: Zwerger, Kostner, Conz, Trisconi. Con loro hai un rapporto differente rispetto ad altri elementi? Sono elementi speciali?
“Sì sono comunque speciali, li conosco molto meglio. Ad esempio gente come Chlapik e Spacek, che sono qui da pochi mesi, sto imparando a conoscerli, per capire di cosa necessitano quando non stanno bene, mentre con gli altri ci conosciamo reciprocamente molto bene. Mi piacciono tanto, sono onesti lavoratori, hanno meritato di condividere questo cammino assieme”.
In questi anni hai mai pensato di mollare, di aver avuto la voglia di fare qualcosa di nuovo, magari in seguito a un momento di delusione o a qualche offerta proveniente da un altro club?
“Ci sono dei momenti più complicati di altri. Ne discutiamo spesso con Paolo Duca, ne parlavamo ancora proprio durante il viaggio verso Rapperswil. Tre settimane fa eravamo quasi gli eroi, oggi siamo gli asini del villaggio, per non usare parolacce. Al momento mi sto divertendo tanto, mi piace lavorare ad Ambrì e con i ragazzi. Penso che in questi 5 anni e mezzo abbiamo fatto dei passi avanti come club, ci stiamo un po’ stabilizzando, anche perché c’è una casa nuova che deve essere ultimata e saldata sino in fondo. Il futuro del club è buono, è positivo. Questo, da tifoso biancoblù sin da bambino, mi fa piacere, poco importa se si continuerà a lungo con il sottoscritto o se arriverà qualcun altro a portare il sacco”.