DAVOS – Ha sin qui convinto e divertito l’Ambrì Piotta, ed ora c’è tantissima attesa per una semifinale di Coppa Spengler contro il Davos che metterà in palio l’accesso all’ultimo atto del torneo. Se dovessero riuscire ad arrivare sin lì, l’ultimo giorno dell’anno assumerebbe per il club leventinese dei connotati storici.
Guai a correre troppo con il pensiero però, perché i biancoblù anche nell’ultima edizione avevano iniziato la Spengler con due vittorie, ma il loro percorso si interruppe contro l’Ocelari Trinec.
“In occasione di quella semifinale c’era stato l’impegno da parte di tutti, ma ci eravamo arrivati con le batterie un po’ scariche rispetto alle prime due partite”, ricorda coach Luca Cereda. “Quello che abbiamo detto ai giocatori è di godersi i momenti di libero a Davos, ma di farlo con il pensiero sempre rivolto alla partita di venerdì. Penso che la chiave sarà da ricercare nei comportamenti avuti nel pomeriggio di giovedì, quando abbiamo chiesto alla squadra di non buttare via energie in cose non necessarie”.
L’Ambrì Piotta non è un club che è spesso nella posizione di vincere un trofeo, ed ora che la Coppa Svizzera non c’è più le opportunità sono ancora meno. Avete insomma una chance quasi irripetibile…
“Dal primo giorno abbiamo detto che non siamo venuti qui in vacanza, ma per giocare bene e vincere il più possibile. L’obiettivo al momento è quello di imporci nella prossima partita per poi giocarne una quarta, e come hai detto bene si tratta di una chance irripetibile. Se non vinciamo stavolta, l’anno prossimo non saremo più qui. Abbiamo davvero la possibilità di vincere un torneo che rimane di alto livello ed ha anche un certo prestigio, la Spengler ha una grande storia e pochi club svizzeri possono vantarsi di averla vinta. Siamo consapevoli della possibilità, dunque in questi giorni vogliamo fare tutto in funzione dell’hockey”.
La Spengler è un impegno, ma piuttosto che staccare come fanno le altre squadre, era forse questo quello che vi serviva per dare un influsso di energia positiva?
“Dopo la pausa di novembre abbiamo invertito un po’ la tendenza, anche se non eravamo ancora a pieno regime. Se però guardiamo storicamente chi ha fatto la Spengler queste sono arrivate in febbraio in grande forma, anche se normalmente c’è un prezzo da pagare nelle prime settimane di gennaio. Si tratta però di un buon allenamento, il ritmo partita non si può replicare in allenamento, ed inoltre di solito se si rimane a casa tutti mangiano e bevono un po’ di più, e si dorme un po’ meno. Il fatto di essere qui è un buon allenamento per il finale di stagione”.
Spacek ha definito la prossima partita una prova importante per capire qual è l’identità della squadra, sei d’accordo?
“Penso di sì, è un bel test per noi. Qui ci sono delle squadre di buon livello, affrontare svedesi e finlandesi non era facile, e per noi conterà la voglia di imporre all’avversario il nostro gioco. Questa è la cosa importante, ed in semifinale sono curioso di vedere questo”.
Alla Spengler hai inoltre avuto a disposizione Eggenberger per le prime volte, cosa puoi dirci su di lui?
“Sono molto contento, ha lavorato tanto per creare spazi in favore di Spacek e Chlapik, andando sulla porta per liberare linee di passaggio e di tiro. Arrivare da fuori non è mai facile, ma lui ha la consapevolezza che resterà con noi sino a fine gennaio, e poi definitivamente dalla prossima stagione, e dunque ha voglia di farsi vedere dai compagni. Come primo passo è stato ottimo”.