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Ambrì Piotta

Cereda: “Fiero della squadra, non eravamo perfetti ma il sacrificio ha fatto la differenza”

Il coach dopo la vittoria di Zurigo: “L’ambiente è sano, i giocatori hanno voglia di lottare uno per l’altro. Ovviamente non sono dei robot, ci sono alti e bassi, ma la squadra sta dando tutto quello che può”

ZURIGO – L’Ambrì ha fatto il colpaccio ed ha espugnato Zurigo con tanto combattimento, capacità di sofferenza e sacrificio. Luca Cereda è orgoglioso di quanto mostrato dai suoi ragazzi.

“Ho detto alla squadra che sono fiero di quanto ha mostrato. Sono contento, i ragazzi hanno giocato da grande squadra, si sono sacrificati con tanta dedizione e ciò fa molto piacere. Non abbiamo fatto tutto giusto, ma questo è un bel insegnamento per il presente e il futuro. Quando metti certe qualità sul ghiaccio, puoi ottenere molto in ogni caso”.

A un allenatore fa più piacere quando la sua squadra vince mettendo in pista un grande gioco, splendide trame, non facendo errori e disputando in sostanza il match perfetto, oppure quando vince come stavolta mettendoci sacrificio e attributi?
“La vittoria fa sempre piacere. Direi entrambe le cose allo stesso modo. Quando sei tatticamente e tecnicamente quasi perfetto è bello, ma anche quando c’è questo spirito di gruppo come a Zurigo. Vuol dire che l’ambiente è sano, i giocatori hanno voglia di lottare uno per l’altro. Questo fa veramente tanto, tanto piacere. Io vedo ogni giorno quello che i ragazzi fanno, si stanno impegnando e danno tanto. Poi, ovviamente, non sono dei robot, ci sono alti e bassi. Ma lo ribadisco, stanno dando tutto quello che possono”.

Un esempio è Zgraggen, coraggiosissimo sulla discata che lo ha colpito al viso e capace di tornare sul ghiaccio dopo circa 15 minuti. Come sta, tra l’altro?
“Non ho rivisto la scena al video, fortunatamente pare che il tiro sia stato un po’ ciccato. Ha fatto qualche punto di sutura, ha avuto male ai denti. Ma, come hai detto tu, è davvero un grande esempio per tutti gli altri: si è fatto cucire ed è rientrato ancora nel secondo tempo (ndr. Zgraggen ha ricevuto una decina di punti di sutura in bocca, ed ha un paio di denti traballanti)”.

Sei rimasto sorpreso quando lo hai visto tornare in panchina?
“Io non sapevo cosa avesse, ho visto ovviamente che sanguinava. Il nostro massaggiatore Luca Grotto è arrivato a dirmi che stavano cucendo Jesse e che, una volta finito, sarebbe rientrato in gioco. Ero contento che non c’erano conseguenze gravi, questo è stato il mio unico pensiero”.

In tanti sono stati bravissimi, ma una menzione spetta a Senn. Ha fatto grandissime parate, ma soprattutto è stato lucido anche dopo la seconda rete incassata, dove non è stato perfetto. Poteva cadere in un buco nero, invece ha dimostrato di aver fatto un passo in avanti a livello mentale…
“Penso che il portiere e gli special team ci abbiano dato una grande mano. Cose che nelle ultime partite erano magari venute un po’ meno in generale. Gilles è stato forte e hai ragione: dopo il secondo gol sia lui che la squadra potevano, per così dire, entrare in un mood di paura di eventualmente perdere la partita. Invece ho trovato che tutti hanno continuato a giocare nella maniera giusta”.

Ora ultimo sforzo prima della pausa contro il Davos. Penso che la più grande sfida che vi attende sia quella di farsi trovare pronti dopo le emozioni e le energie spese a Zurigo. Non sarà evidente…
“Sì, è così. Il Davos è un avversario simile allo Zurigo come stile di gioco: grandi ripartenze, grande pressione sulla porta. In questo senso saremo forse un po’ facilitati. Dall’altra parte, è vero, bisogna trovare le ultime energie dopo un programma un po’ da mammut nelle ultime tre settimane e cercare di concludere bene questo periodo”.

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