
ZUGO – La vera sorpresa della serata di Zugo è stata in fondo quella di vedere Manuele Celio, il direttore del settore giovanile dell’Ambrì Piotta, in panchina.
“Prima il ruolo di ‘terzo allenatore’ lo faceva Daniele Grassi. Visto che ora è tornato a giocare la società mi ha chiesto di poter sostenere i due coach, dare il mio apporto e il mio input in panchina, oltre che leggere un po’ anche l’avversario”, ci ha spiegato l’ex attaccante. “In seguito c’è stata la defezione di René Matte, malato, quindi alla fine mi sono ritrovato a gestire un po’ i difensori. Lavoro per l’Ambrì, faccio parte dello staff che si occupa della formazione, quindi sono a disposizione quando c’è bisogno”.
Nel comunicato era indicato che il tuo impiego in panchina sarà limitato al weekend. Sarà davvero così o c’è la possibilità che continui?
“Non ne abbiamo ancora discusso, ora pensiamo a questo weekend, poi vedremo cosa succederà”.
Come ti sei trovato in questo ruolo? Non penso che uno con in tasca quattro titoli sia stato particolarmente emozionato…
“Le emozioni ci sono sempre, se non le hai, non vivi più. Dopo il primo tempo speravo che la serata sarebbe stata ancora più bella. In panchina devi gestire la partita, sei molto occupato, devi osservare cosa accade, trovare le soluzioni e osservare l’avversario. Insomma sei molto concentrato e non riesci a percepire tantissimo. Sono appena tornato dall’impegno con la Nazionale U20 dove ricoprivo lo stesso ruolo, quindi è stato abbastanza semplice entrare subito nel ritmo. Quando sei sportivo vuoi vincere sempre, perdere fa male. Dobbiamo imparare da quanto accaduto e continuare a lavorare”.
Il grande rammarico è forse quello di non aver capitalizzato abbastanza in quel primo tempo dove avete dominato…
“Chiaramente è un rammarico, fare uno o due gol in più si poteva, abbiamo dominato la prima frazione mostrando il gioco che dovremmo fare su tutti i 60 minuti. Dopo lo Zugo ovviamente ha reagito e noi abbiamo peccato un po’ di umiltà in certe situazioni. Vedendo che il primo tempo era andato così bene, abbiamo provato a fare certe giocate quando magari non era il momento giusto. Perdendo un poco di umiltà e il ritorno dello Zugo, sommando queste due cose, ci si è ritrovati in parità. Poi lì basta un piccolo errore, una lettura sbagliata di una situazione che porta a un contropiede e si perde la partita, specialmente contro una squadra molto abile in questo tipo di circostanze. Il rammarico c’è perché abbiamo fatto vedere che sappiamo giocare”.
Contro il Friborgo sabato sera quale sarà l’aspetto più importante?
“Ricominciare come a Zugo, pattinare per 60 minuti. Il Friborgo offensivamente è molto capace, dovremo dunque concedere pochi spazi e cercare di capitalizzare le nostre chance. Quest’ultimo aspetto è il problema di base che abbiamo già avuto in passato. Dobbiamo avere la consapevolezza che abbiamo una squadra che può mettere in difficoltà qualsiasi avversario, e che la partita dura 60 minuti. Queste due cose assieme sono essenziali per vincere le partite”.



