
LUGANO – Un derby combattuto ed equilibrato ha fermato il Lugano dopo la bella prova di Rapperswil, per i bianconeri è stato un passo indietro dopo i progressi mostrati.
Il difensore Connor Carrick però crede nel processo di crescita della squadra: “Vorremmo evitare anche noi queste sconfitte ovviamente – afferma il numero 58 del Lugano – ma la verità è che dobbiamo lavorare per trovare un rendimento costante. Facciamo fatica ad andare in gol ma non puntiamo il dito contro nessuno, quello è frutto di un lavoro collettivo”.
Connor Carrick, è stato un derby molto combattuto, cosa vi è mancato per fare punti?
“In generale credo che abbiamo giocato una buona partita, c’è stata molta battaglia e diversi scontri in uno contro uno che hanno tenuto impegnati tutti e questo ha lasciato poco spazio al gioco fluido. Avremmo dovuto fare meglio in powerplay dove abbiamo avuto troppa fretta di andare al tiro, mentre in difesa ci sono stati dei momenti un po’ concitati come sul gol decisivo dell’Ambrì Piotta, un’azione che dovremo rivedere per capire meglio cosa sia successo”.
Come è stato per te giocare in un ambiente del genere?
“I derby nell’hockey sono sempre uno spettacolo, ne ho vissuti alcuni nelle giovanili e sono sfide nelle quali ogni bambino sogna di essere in pista. Come detto ne ho vissuti già in passato ma un ambiente come quello della Cornèr Arena di questa partita è veramente da pazzi, ecco perché fa ancora più male perderlo. Noi vogliamo regalare gioie ai nostri tifosi e non riuscirci quando ci mettono così tanta spinta e tanta passione ci fa male al cuore anche per loro, e tutti i ragazzini che ci sono sugli spalti e che sognano di essere al nostro posto”.
La squadra non ha ancora trovato la regolarità offensiva, un problema che va risolto al più presto…
“Il fatto di far fatica a segnare è un segnale che non si fa abbastanza in certe zone della pista. A volte si può recriminare sulla sfortuna ma non bisogna fermarsi e lasciarsi andare per questo, bisogna solo insistere, insistere e insistere. Non è nemmeno questione di uno o due giocatori che devono trascinare tutti, ma è un gioco collettivo che deve portare le individualità ad avere le opportunità migliori possibili. Ne abbiamo parlato anche con lo staff, intestardirsi con giocate individuali o difficili da realizzare non porta a nulla, è la qualità del gioco espresso dalla linea blu offensiva in avanti a fare la differenza sulle decisioni che possiamo prendere davanti al portiere. Meglio lavoreremo in quella zona e più opzioni avremo per andare in rete, in caso contrario ci scontreremo sempre con le solite giocate difficili”.
Personalmente che bilancio fai di queste tue prime partite in National League?
“Amo lo stile di gioco che ho trovato finora, è un cambiamento che mi ha portato a pensare in maniera diversa l’approccio alle partite perché c’è un livello molto alto e una diversa esecuzione delle transizioni. Per me è una grande sfida cercare di emergere in questo contesto perché è di una difficoltà molto elevata, in un campionato con relativamente poche squadre ma di livello qualitativo molto alto”.
Da parte tua credi di poter dare un contributo offensivo maggiore?
“Per me è una questione di ricerca di equilibrio. Per un difensore offensivo giocare in queste piste può essere difficile gestire le due fasi di gioco, perché su questi spazi più grandi occorre evitare di perdere le posizioni difensive, ma nel contempo devo pensare anche al rilancio rapido dell’azione e farmi trovare pronto quando posso per tiri rapidi e improvvisi. Ripeto, per me è una bella sfida confrontarmi con tutto questo e so che sicuramente devo migliorare in molti aspetti, anche a livello offensivo dove posso essere più presente e incisivo”.



