AMBRÌ – Sono trascorsi più di 20 minuti dallo squillare della terza sirena e i giocatori dell’Ambrì sono ancora chiusi nello spogliatoio. Luca Cereda, poco tempo dopo, ammetterà che è stata una loro iniziativa e che non è a conoscenza di quanto si sono detti.
Poi eccoli uscire per le interviste di rito. Alcuni abbozzano dei sorrisi, altri nemmeno ci provano. Dario Bürgler, che da sempre ci ha abituati a lunghe dichiarazioni ed analisi post partita, stavolta fatica invece a trovare le parole per descrivere l’ennesima serata storta. “C’è delusione”, ha ammesso il numero 87. “Abbiamo iniziato male, anzi malissimo. Poi nel secondo tempo abbiamo rialzato la testa ma nel terzo non siamo stati abbastanza bravi da riuscire ad impensierire il Losanna. Una sconfitta meritata per quanto si è visto sul ghiaccio”.
Al di là di una prestazione complessivamente sottotono, a deludere è stata soprattutto la mancanza di reazione nel terzo tempo, giocato senza mordente…
“Bisogna riconoscere che nel terzo tempo sono stati bravi ad alzare il livello del proprio gioco impedendoci di costruire, ma da parte nostra abbiamo sicuramente fatto troppo poco. Non siamo riusciti a giocare con la necessaria carica agonistica e alla fine il risultato ha premiato giustamente il Losanna”.
Con questa sconfitta di martedì scendete al penultimo posto. Sarà ora importante non ricadere in quella spirale negativa che avevate vissuto nelle partite precedenti la pausa della Nazionale…
“Dobbiamo cercare di scacciare i pensieri negativi che stanno riaffiorando. Non ci sono molte alternative su ciò che possiamo fare: dobbiamo rimboccarci le maniche, tornare sul ghiaccio, lavorare duro negli allenamenti e prepararci al meglio per la partita di sabato. Per come la vedo io è soprattutto un problema di testa. Non dobbiamo lasciarci travolgere dagli eventi”.
Avete giocato a fiammate. Come spiegare l’assenza di costanza nelle vostre prestazioni?
“Difficile trovare delle spiegazioni. Il primo tempo è stato giocato in malo modo. Poi nello spogliatoio, durante la pausa, ne abbiamo discusso e nel secondo siamo stati bravi a reagire pareggiando la sfida. Peccato poi che, quando avevamo il momentum, abbiamo concesso una penalità che è costata una rete. In quella circostanza abbiamo facilitato loro il compito con una pessima copertura in boxplay e la partita ci è sfuggita di mano”.
A metà partita Punnenovs ha alzato bandiera bianca e Stephan, senza preavviso, è stato chiamato ad entrare in pista. Con un portiere “a freddo” e con il momentum dalla vostra avreste potuto approfittarne, e invece non è arrivato alcun tentativo velenoso. Un’occasione sprecata…
“Se il loro coach ha inserito Stephan è perché ha ritenuto che fosse la miglior scelta in quel momento (il cambio è invece avvenuto per un lieve infortunio, come appurato dopo la partita, ndr). Certo, abbiamo capito subito che si trattava di un’ottima opportunità per colpire. Ci abbiamo provato, costruendo anche alcune trame interessanti, ma non è mai arrivato il tiro giusto. Su questo c’è certamente da recriminare”.
Abbiamo assistito a molteplici rimescolamenti di linee – anche a partita in corso – tanto che Cereda ha provato a spostare Fischer in attacco inserendolo al tuo fianco. Questi continui interventi sul lineup vi destabilizzano o, al contrario, li percepite come stimoli a reagire e a trovare soluzioni alternative?
“Direi entrambe le cose. Inizialmente può capitare di sentirti disorientato perché alcuni meccanismi non sono oliati ma una volta che prendi confidenza ti si presenta l’opportunità di costruire qualcosa di diverso. Quando le cose vanno bene, allora è giusto mantenere intatti gli equilibri. Quando le cose vanno meno bene, invece, occorre intervenire rapidamente e il modo migliore per farlo è di spostare le pedine in campo. Si fanno dei tentativi fintanto che si trovano i giusti equilibri. In fondo tutti noi conosciamo bene il sistema di gioco che chiede l’allenatore. Sappiamo ciò che dobbiamo fare: semplicemente dobbiamo iniziare a farlo meglio”.
State (ri)vivendo un momento di difficoltà e, al termine della partita, vi siete intrattenuti a lungo negli spogliatoi. Puoi dirci di più?
“Abbiamo voluto prenderci un momento per guardarci in faccia e dirci a chiare lettere quello che pensiamo. Il coach ci ha lasciato il tempo per farlo e non ha preso parte alla discussione. Non posso dire nient’altro, sono cose che riguardano noi giocatori e che devono rimanere all’interno dello spogliatoio”.