AMBRÌ – Neanche contro lo Zugo la truppa di Luca Cereda è riuscita a venirne a capo e le sette sconfitte consecutive iniziano davvero a pesare sul morale di un gruppo che non sa più vincere.
“È dura, così come lo è il momento che stiamo vivendo”, ha dichiarato a caldo Dario Bürgler. “Anche stavolta abbiamo trovato il modo di perdere contro un avversario in difficoltà. Il risultato è bugiardo perché è stata una partita molto equilibrata, ma quello che non va bene è che, in un modo o nell’altro, non riusciamo ad essere costanti nella prestazione”.
Spiegaci meglio…
“Abbiamo provato di tutto, eppure non siamo riusciti a mettere insieme una partita per intero. C’è sempre qualcosa che ci fa male o che ci porta a farci del male da soli. Contro lo Zugo, pur avendo giocato un buon primo tempo e un secondo all’arrembaggio, abbiamo subìto quella penalità per sovrannumero che ci è costata la partita. Ecco, c’è sempre qualcosa che, in un modo o nell’altro, ci fa perdere il match”.
Hai citato la penalità per sovrannumero che ha permesso a Simion di firmare il game winning goal, ma ce n’è stata un’altra fischiata nel terzo tempo quando la squadra doveva spingere alla ricerca del pareggio. Come nascono errori di questo tipo?
“Il gioco è talmente veloce e spesso c’è talmente tanta foga e adrenalina che capitano delle incomprensioni coi compagni. Si tratta perlopiù di errori di comunicazione tra giocatori. A volte basta uno sguardo per capire chi deve entrare, altre volte occorre essere un po’ più diligenti ed espliciti. Sono errori che non devono succedere ma proprio per la grande velocità del gioco a volte capitano. E purtroppo contro lo Zugo ci sono costati la partita”.
Sia nel derby che venerdì siete stati incapaci di gestire il momentum. A Lugano dopo il pareggio avevate immediatamente subìto il 3-2, e anche contro lo Zugo pochi istanti dopo il gol del vantaggio vi siete fatti riacciuffare. Come te lo spieghi?
“Non so dare una spiegazione. È innegabile, sembra che nei momenti decisivi delle partite le cose improvvisamente vadano storte e la situazione ci si ribalti contro. Questione di testa? Non penso. Credo piuttosto che si tratti di casualità. Il modo in cui abbiamo lavorato nelle ultime due partite – specialmente in termini di energia e convinzione – è quello giusto. Come detto il risultato è bugiardo e se fossimo stati un po’ più furbi forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Dobbiamo essere bravi a ritrovare fiducia nei nostri mezzi”.
Ha fatto discutere una conduzione arbitrale che, pur non avendo influito in maniera determinante sulla partita, ha contribuito a portare un certo nervisismo sul ghiaccio. Tu in primis ti sei lamentato con una certa foga con gli arbitri, puoi raccontarci cos’è successo in quel frangente?
“Si trattava di una situazione a noi favorevole, un tre contro due potenzialmente da gol, e non hanno ravvisato un fallo piuttosto netto su di me (provocato da Senteler, ndr.). Con la mia reazione ho però esagerato perché ero frustrato dalla situazione. Ho avuto un momento di debolezza e mi sono sfogato sugli arbitri. Fortunatamente hanno reagito bene, intimandomi di calmarmi e avvisandomi che al prossimo reclamo sarei uscito. Quel che è certo è che non abbiamo perso per colpa loro”.
Hai parlato di frustrazione. Da qualche partita – specchio della situazione che sta vivendo la squadra – hai faticato a trovare la via del gol, pur provandoci costantemente. Contro lo Zugo è arrivata una rete (seppur autorete di Geisser) e un assist al bacio per Spacek. Pensi che questo ti possa aiutare a ritrovare un po’ di fiducia offensiva nei tuoi mezzi?
“Dieci anni fa avrei risposto di sì, ma con l’esperienza ho imparato che a livello personale le reti servono fino a un certo punto. Fa piacere segnare, ti dà una certa fiducia, ma personalmente ciò che mi aiuta davvero è vedere che la linea nella quale gioco funziona bene. Con Spacek e Kneubühler abbiamo creato buone trame e spesso abbiamo saputo renderci pericolosi. È questo ciò che guardo al termine di una partita: la mia/nostra utilità per la squadra”.
Una linea, la vostra, che con Spacek e Kneubühler ha rappresentato quella più pericolosa e “in palla”. Certamente un elemento sul quale costruire in attesa del rientro di Heim…
“Nel preseason avevo già giocato con Spacek ma, in effetti, questa linea era inedita. Il nostro casco giallo è un giocatore pazzesco, quando ha il disco crea davvero tantissime chance per i suoi compagni di linea e questo ha reso la vita a me e a Johnny più facile. Abbiamo avuto poco tempo per parlare tra di noi, pertanto nelle prossime partite dovremo affinare un po’ la nostra chimica. Però sì, trovo che si tratti di una buona base sulla quale costruire”.
State vivendo un periodo difficile. Da giocatore d’esperienza quale sei, come uscire da una situazione così complessa?
“Tutto parte dall’energia che metti in pista e su questo aspetto mi sembra che la squadra ci sia. Poi bisogna lavorare sulla testa: convincersi che le cose prima o poi svolteranno. Non ci sono grandi segreti. Il gruppo c’è e l’ambiente resta ottimo, non ci siamo disuniti e tutti sono concentrati. Chiaramente c’è un po’ di frustrazione ma è normale. In questi casi la miglior medicina è la vittoria… cerchiamo di ottenerla il prima possibile”.