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Interviste

Brunner: “Fino a quando deciderò di smettere il mio obiettivo sarà sempre quello di segnare”

Il veterano sta valutando il suo futuro: “Prenderò una decisione in febbraio. Per me l’hockey è una gioia immensa, ma dovrò ascoltare i segnali del mio corpo. Discuterò con club e famigliari, e poi vedremo che succederà”

AMBRÌ – È un Damien Brunner contento quello che ci accoglie davanti allo spogliatoio del Bienne. Canticchia la famosa canzone dei “Ricchi e Poveri” che puntualmente risuona alla Gottardo Arena e afferma che la Valascia gli manca. Il suo Bienne torna a casa con i 3 punti e sembra decisamente essere in ripresa.

“Credo che siamo tornati a giocare un hockey migliore. Se guardiamo le ultime partite, a livello di risultati non siamo ancora dove vorremmo essere, ma a livello di gioco c’è più fiducia, si vedono delle belle combinazioni di passaggi e riusciamo a fare più pressione con tutte le quattro linee. Siamo sulla strada giusta”.

La prima parte di campionato è stata decisamente in salita per voi, te l’aspettavi?
“La difficoltà principale è derivata da uno o due ritocchi inerenti al sistema. Abbiamo aperto un po’ di più il nostro gioco. Abbiamo perso un po’ di sicurezza e oltretutto sono arrivati tanti infortuni. Credo che quando sei insicuro diventa più difficile compensare le tante assenze, mentre se sei in fiducia il tutto diventa più semplice. Siamo dunque entrati in un vortice, abbiamo avuto soprattutto difficoltà a segnare reti, spesso il portiere avversario si è rivelato un muro. Ci sono state un paio di partite dove davvero non abbiamo giocato bene, ma se getto lo sguardo a ritroso, ci sarebbero stati 3 o 4 match che normalmente avremmo dovuto vincere. Sono 9/12 punti che ora ci mancano, se avessimo sfruttato il dominio mostrato in quelle partite. Complessivamente però direi che la nostra classifica attuale rispetta quanto abbiamo fatto finora e la nostra posizione è per così dire giusta, ce la meritiamo, ma appunto ora vedo un trend al rialzo”.

Importante è stata anche la calma dimostrata dalla società nonostante il momento non facile. Non si è trasparito panico, perlomeno dal fuori…
“Credo che sia un po’ la caratteristica che ha contraddistinto il Bienne negli ultimi anni. Mi ricordo, nel 2019 dopo essere stati eliminati nei quarti di finale di Champions Hockey League perdemmo 10 partite di fila, ma si mantenne la calma. Questa calma arriva dall’alto, dal CdA, passando al CEO, al direttore sportivo e infine all’allenatore. Questa proprietà viene trasmessa a noi giocatori, la squadra grazie a questa serenità può dunque concentrarsi esclusivamente sull’aspetto fondamentale, quello del gioco. È una delle forze del club”.

Dopo un infortunio sei tornato operativo, come ti senti e come giudichi la tua stagione fin qui?
“Sono partito molto bene, pur non essendo molto efficiente, mi sentivo tanto bene a livello fisico, poi è arrivato uno stupido infortunio, ora sono felice di essere di nuovo sul ghiaccio. Mi accorgo che la presenza di Cunti al mio fianco è un grande aiuto per me. Quando Luca gioca porta molta velocità al centro, questo semplifica il mio lavoro ai lati, ci sono più spazi, posso sfruttare meglio le mie caratteristiche e arrivano ottimi cambi offensivi e tanti passaggi pericolosi. Adesso speriamo che gli infortuni si facciano da parte al fine di poter continuare a progredire e a costruire qualcosa d’interessante”.

A 37 anni il sapore della rete è ancora migliore rispetto a una decina di anni fa, sapendo che ormai sei quasi alla fine del tuo viaggio e non ne segnerai più ancora a dozzine?
“No. Mi conosci dall’inizio della mia carriera, lo sai che io sono uno ambizioso, io voglio sempre segnare reti. È anche a causa mia se negli ultimi mesi spesso non abbiamo realizzato più di 2 gol a partita. È dunque pure una mia responsabilità fare in modo che si inverta la rotta. Contro l’Ambrì hanno segnato oltre a me Rajala, Olofsson e Haas, è importante che le reti siano diluite su più linee, significa che sono tutte pericolose. Quando la squadra non riesce a segnare, io la prendo sempre sul personale. Ribadisco, voglio sempre segnare reti e sarà così fino a quando smetterò”.

A tal proposito, presto prenderai una decisione. A che punto sei del processo? Decidi tu da solo se continuare oppure ad esempio tua moglie Nina sarà parte integrante della scelta?
“La decisione avverrà a febbraio. Anche qui, di nuovo, mi conosci: lo sai che per me l’hockey è una gioia così immensa, mi diverto, non solo a giocare. Mi godo ogni momento, ogni giorno, amo essere con i compagni nello spogliatoio, amo l’allenamento. Il problema è che il mio corpo potrebbe sbarrarmi la strada. Devo ascoltare i suoi segnali, non solamente a livello muscolare, anche a livello mentale. La vita dopo l’hockey è ancora lunga. Parlerò sicuramente con mia moglie, con i miei genitori e mio fratello e in seguito discuterò con il nostro CEO Vilard e con il direttore sportivo Steinegger. Raccoglierò tutti i pensieri, vedremo a che punto sarà la squadra per l’anno prossimo, quali saranno gli obiettivi, quali pezzi mancheranno al puzzle e come mi sentirò a livello fisico. Affronto il tutto con tranquillità, a Bienne mi trovo bene, all’interno del club ci sono tanti elementi con cui posso scambiare apertamente opinioni, in tutta reciproca onestà. Se il mio corpo risponderà presente, troveremo un’intesa”.

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