BERNA – AMBRÌ
3-1
(2-0, 1-1, 0-0)
Reti: 7’25 Moser (Henauer, Jeffrey) 1-0, 13’59 Jeffrey (Olofsson, Henauer) 2-0, 31’30 Müller (Kostner, Novotny) 2-1, 35’55 Jeffrey 3-1
Note: PostFinance Arena, porte chiuse. Arbitri Hebeisen, Nikolic; Obwegeser, Duarte
Penalità: Berna 4×2′, Ambrì 5×2′ + 1×10′
Assenti: Patrick Incir, Matt D’Agostini, Benjamin Conz, Elias Bianchi (infortunati), Christian Pinana (Rockets), Rocco Pezzullo, Giacomo Dal Pian, Stanislav Horansky (sovrannumero)
BERNA – La sfida di Berna non è stata una partita molto diversa da alcune altre viste ultimamente in casa Ambrì Piotta. Anche martedì gli uomini di Luca Cereda si sono infatti resi protagonisti di una sfida equilibrata, ma in cui hanno fatto parecchia fatica nel tradurre in pericoli per il portiere avversario la mole di gioco macinato sull’arco dei 60 minuti.
Rappresentativo il periodo centrale, fase in cui sono stati i biancoblù a farsi decisamente preferire grazie ad un buon ritmo ed anche una certa continuità tra un cambio e l’altro, ma al tirar delle somme gli interventi davvero complicati per Philip Wüthrich sono stati troppo pochi.
Peccato, perché nonostante i rientri post-pandemia ed un’ipotizzabile voglia di riscatto, il Berna complessivamente non ha impressionato, ed anzi non è mai riuscito ad imporre il proprio gioco su una squadra leventinese che ha sbandato difensivamente solo in rare occasioni. Agli orsi è però bastato colpire nei momenti giusti, sfruttando due powerplay nel primo tempo ed un’azione un po’ casuale nel periodo centrale, mentre l’Ambrì non ha trovato il modo di raccogliere i frutti delle proprie intenzioni.
Continua dunque a mancare qualcosa a Marco Müller e compagni, con proprio il numero 13 a guidare gli sforzi della squadra – sicuramente il centro, schierato nuovamente all’ala, è stato il migliore dei suoi – ma con la fase offensiva che gira ancora troppo al largo dello slot. Non che l’Ambrì non ci provi – basti pensare ai 40 tiri complessivi – ma la sensazione è che si possa e si debba rendere la vita più complicata ai portieri avversari.
L’unico centro di serata è così arrivato con un preciso tiro di Müller in powerplay, episodio che avrebbe potuto dare una sterzata all’incontro ma che invece è stato smorzato dalla rete “un po’ dal nulla” di Jeffrey, che ha reso oltremodo complicato il compito degli ospiti nel terzo tempo.
Da segnalare che i leventinesi hanno perso Neuenschwander dopo un intervento di Scherwey nel finale di primo tempo, mentre negli orsi non si è più visto Sciaroni dopo uno scontro con Novotny.
Positivo aver rivisto qualche tiro pericoloso di Nättinen, con la combinazione in powerplay con Zwerger che è tornata ad essere uno schema insidioso – seppure “a salve” – dopo alcune partite in cui non era stato innescato. Troppo poco però per rappresentare una soluzione in grado di rimettere in discussione il match, equilibrato in praticamente tutte le sue componenti tranne che nelle capacità di finalizzazione.
L’Ambrì Piotta non è così riuscito ad infliggere una nuova sconfitta al Berna, che nonostante la vittoria non ha comunque impressionato in nessun momento della serata, ma come già successo nel recente passato i limiti dei biancoblù sono stati sufficienti per trasformare una sfida alla pari in un match difficile da sbrogliare una volta finiti in svantaggio.
Non esistono evidenti soluzioni, se non quella di rimboccarsi le maniche e riprovarci ancora, a partire dalla sfida di giovedì contro gli ZSC Lions. Tra i limiti dell’Ambrì Piotta non c’è infatti quello della determinazione, che dovrà fare da base per cercare di mettere con più costanza un punto esclamativo al proprio gioco.
IL PROTAGONISTA
Marco Müller: Spostato all’ala per necessità da qualche partita, l’attaccante è stato il miglior giocatore in pista ed è stato giustamente premiato con una bella rete. Purtroppo la sua carica non è bastata per cambiare le sorti dell’incontro, nonostante cinque tiri in porta ed anche una buona efficacia agli ingaggi quando è stato chiamato in causa nell’esercizio.
Le sue prestazioni stanno dando una dimensione interessante alla seconda linea, che riesce ad essere pericolosa anche e soprattutto grazie agli spazi che lui riesce a creare.