
LOSANNA – Il 5-1 incassato dall’Ambrì Piotta a Losanna ha punito oltremisura i leventinesi, come ci ha confermato a fine partita il direttore sportivo Alessandro Benin.
“Sono d’accordo, abbiamo avuto le occasioni da rete, ma non siamo riusciti a finalizzarle, al contrario dei vodesi”.
Ha fatto discutere il coach’s challenge per un presunto offside chiamato sul quarto gol. La sensazione è che l’azione era effettivamente viziata dal fuorigioco, ma le immagini ancora una volta non hanno aiutato….
“Il challenge, lo dice la parola, è una sfida per chi lo chiama. Sul ghiaccio la decisione è stata quella di dare la rete, quindi bisognava avere la certezza di avere un’immagine chiara al 100% per poter cambiare la chiamata. C’è sempre una zona grigia. Al video sembrava fuorigioco, ma l’immagine non era del tutto chiara. Abbiamo riguardato la scena anche al termine della sfida, siamo ancora dell’idea che potesse essere offside”.
Avete rischiato complice anche il risultato presumo. Se foste stati in vantaggio o la sfida era in parità non avreste chiesto il challenge…
“Esattamente. Le motivazioni cambiano a dipendenza del risultato, se ad esempio c’è un gol di scarto la prospettiva cambia. Però appunto, eravamo convinti, siamo in quattro (oltre a Benin, il CEO Fischer, il videocoach Fausto Croce e l’allenatore dei portieri Pauli Jaks, ndr) ad analizzare queste scene al video, avevamo tutti la stessa opinione. Purtroppo non abbiamo avuto ragione”.
Come valuti queste prime settimane del corso “Landry-Matte”? Io direi alti e bassi…
“Assolutamente. In ogni partita c’è qualcosa che puoi migliorare. Gli allenatori apportano delle modifiche e delle correzioni a ogni tempo a tal proposito. Questo è stato fatto. Sì, ci vuole un po’ più di costanza, sono sicuro che con il tempo la troveremo, ma nel complesso direi che possiamo essere soddisfatti di quanto mostrato sul ghiaccio in queste partite”.
Per te è una situazione nuova in qualità di DS. I cambiamenti sono stati tanti, qual è stato il maggiore a livello quotidiano? La gente che ti riconosce, oppure magari il telefono che squilla in continuazione?
“Ormai in Leventina sono di casa, la gente mi conosce. Per quanto riguarda le telefonate, ci sono rapporti più intensi con gli agenti, abbiamo giocatori in scadenza di contratto. È importante comunicare con gli atleti che siamo al corrente della loro situazione, la stiamo valutando e studiando. Lo stesso vale per gli agenti con cui stiamo intavolando dei discorsi. Ci vuole ancora del lavoro per arrivare a delle conclusioni che siano valide per entrambe le parti”.
Le tue priorità sono più improntate sulle casistiche interne riferite appunto a chi è in scadenza, come ad esempio Zwerger, oppure sei più orientato a contattare gente da fuori in vista del prossimo campionato?
“Credimi, sono giornate veramente intense, c’è una parte in cui comunque valuti le situazioni attuali dal punto di vista contrattuale. Non si può sempre soddisfare le richieste, bisogna saperle equilibrare. Dall’altra parte c’è lo scouting, perché è necessario essere sempre attenti al mercato. Purtroppo sto notando negli anni che è sempre più ristretto. Siamo al 26 ottobre. Ebbene, dieci anni fa si era in questa situazione al 26 di febbraio. È dunque un mix delle due cose, devi guardare il mercato, vedere i giocatori liberi delle altre squadre, ma devi anche valutare la tua situazione interna. Penso che presto saremo pronti a fare qualche primo passo, ma non so quantificarti le tempistiche”.
In questi anni eri molto vicino ai giocatori nella tua funzione da team manager, come ci spiegavi nella nostra intervista della scorsa estate eri anche una sorta di confidente per loro. È cambiato qualcosa in merito ai rapporti umani in queste ultime settimane a causa del tuo nuovo ruolo? Ti guardano con altri occhi e ti sei un po’ distaccato da loro?
“Posso assicurarti che avevo e ho ancora tuttora il massimo rispetto da parte dei giocatori. Devo anche ringraziarli per la loro comprensione. Al momento sono sia direttore sportivo che team manager. Quest’ultimo ruolo è quello che attualmente sto forse sacrificando un po’ di più. La problematica che magari in qualità di team manager risolvevo prima in 24 ore, si allunga leggermente per le tempistiche, ma loro mi capiscono. Insomma, sono grato a tutti”.



