ZSC LIONS – LUGANO
5-2
(1-1, 1-1, 3-0)
Reti: 11’44 Joly (Wolf, Carr), 18’55 Balcers (Malgin) 1-1, 36’00 Fazzini (Arcobello, Mirco Müller) 1-2, 39’58 Malgin (Andrighetto, Balcers) 2-2, 45’23 Balcers (Geering) 3-2, 59’27 Malgin (Lehtonen) 4-2, 59’51 Andrighetto (Marti) 5-2
Note: Swiss Life Arena, 11’465 spettatori
Arbitri: Wiegand, Piechaczek; Stalder, Humair
Penalità: ZSC Lions 4×2, Lugano 3×2
Assenti: Marco Müller, Lorenzo Canonica, Julian Walker, Markus Granlund, Stephane Patry, Niklas Schlegel, Giovanni Morini, Samuel Guerra (infortunati), Arno Snellman, Joey LaLeggia, Arttu Ruotsalainen (sovrannumero)
ZURIGO – Ci sono delle sconfitte che fanno particolarmente male. E non sono quelle che si patiscono contro squadre sulla carta più deboli o abbordabili, quelle arrivate perché si è giocato male o con sufficienza. No, sono quelle sconfitte che fanno male perché danno la consapevolezza contrariamente al risultato finale di avere le capacità di fare gioco pari e persino superiore a chi sta dominando il campionato.
Il Lugano dal 5-2 subito alla Swiss Life Arena – con le ultime due reti zurighesi arrivate a porta vuota – ha sicuramente di che imparare per portarsi al livello di astuzia e malizia della squadra di Marc Crawford (sul piano della classe generale è un altro discorso) ma per quanto riguarda il gioco, il sistema tattico e l’insieme del lavoro delle quattro linee, la squadra di Luca Gianinazzi si è portata su un piano tale da potersi permettere di riuscire persino a controllare ampi spazi di partita, tanto che a metà incontro i Lions avevano tirato in porta solamente dieci volte.
Se il pensiero sulla lunga distanza va alla crescita di una squadra che deve costruire la propria base su certe forze, allora questa partita conferma che il Lugano ha intrapreso la strada giusta, ben poche volte nelle ultime stagioni si è vista una squadra bianconera in grado di offrire certe prestazioni.
Tuttavia è sul corto periodo che i bianconeri devono per prima correggere gli errori più urgenti – ovviamente ancora influenzati da una squadra in continuo mutamento e priva di molti titolari – che poi proprio di errori come tali non si dovrebbe parlare ma quanto di caratteristiche e capacità decisionali.
Pur avendo giocato un eccellente primo periodo sul ghiaccio dello ZSC, Thürkauf e compagni sono infatti andati alla prima pausa sull’1-1, stessa cosa nel periodo centrale dopo il nuovo vantaggio in power play (esercizio in ripresa) e il pareggio a soli due secondi dal rientro negli spogliatoi. In questi due casi i Lions hanno sfruttato due errori di gestione del disco facendoli pagare con la posta massima ai bianconeri, mentre sull’altro fronte il Lugano non è riuscito a fare lo stesso, sbattendo pure su un Hrubec in grandissimo spolvero.
È anche palese che al momento il Lugano non riesca a dipendere con regolarità dalle linee all’infuori dalla prima, nonostante il ritorno al gol di Fazzini e le reti trovate nelle partite precedenti anche da nomi “meno noti”, ma è imperativo che alcuni attaccanti trovino una velocità di crociera diversa.
Quenneville fa un gran lavoro fisico, ma in tredici apparizioni non ha ancora trovato il gol, Arcobello non vede la rete anche lui da una decina di incontri e senza LaLeggia si va comunque a perdere propulsione, aldilà che le prestazioni del difensore non sempre fossero convincenti. Ed ovviamente mancano anche i gol che erano attesi da chi sta pagando il periodo con la tribuna (Ruotsalainen), anche se al momento si vede un Kempe in decisa crescita e sempre più a suo agio sul ghiaccio.
Certo quello appena riassunto potrebbe sembrare un mezzo disastro, ma non lo è, perché ancora contro i Lions il Lugano ha mostrato di avere un impianto tale da poter compensare certe lacune come fatto finora anche nei momenti più difficili e pieni di assenze, ma la personalità con la quale i quattro blocchi hanno per lunghi tratti tenuto la partita parla comunque di una squadra in salute, e ci mancherebbe altro vedendo la posizione di classifica.
Sono stati infine dei dettagli a fare la differenza, anche se una tale conclusione è sempre abusata, ma questo racconta della poca differenza vista tra le due formazioni e le loro rispettive performance. Ma se perdere a causa di dettagli fa arrabbiare, dall’altra parte significa anche che il Lugano nel giro di una stagione ha assottigliato il divario con le migliori in maniera netta, sia grazie ai passi avanti sul piano tecnico, sia su quello fondamentale della mentalità.
È il famoso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto.
IL PROTAGONISTA
Simon Hrubec: Il portiere ceco nonostante le due reti subite (sulle quali poco ha potuto) ha disputato una partita senza sbavature, compiendo anche un paio di parate che hanno tenuto il risultato vicino per i padroni di casa. Il Lugano non ha perso per colpa di Koskinen, ma a differenza del finlandese, Hrubec ha tirato fuori le parate “game changer” al momento giusto, permettendo ai suoi compagni di continuare a lavorare con tranquillità per ribaltare la situazione.
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