
ZURIGO – Marco Bayer tira un bel sospiro di sollievo. Il coach degli ZSC Lions, dopo un primo tempo scialbo, ha trovato la ricetta per vincere la quinta sfida e portarsi in vantaggio nella serie di semifinale contro il Davos per 3-2.
“Nella prima pausa abbiamo dovuto discutere di alcune cose che erano mancate nel tempo iniziale. L’intensità non era sufficiente, non stavamo pattinando abbastanza. Ovviamente c’era un po’ di pressione, la serie era in parità, giocavamo in casa, volevamo assolutamente mantenere il vantaggio casalingo. A partire dal secondo tempo la prova è stata solida, abbiamo trovato la quinta e addirittura la sesta marcia… Insomma, questo ha fatto la differenza”.
Dunque questa squadra quante marce ha?
“Quante ne ha la tua macchina? Sei, ovviamente. È la marcia più grande” (Bayer ride, ndr).
E in trasferta quante ne avete?
“Speriamo da giovedì di averne pure sei”.
Quindi volete veramente mettere fine alla carriera di Ambühl?
“Vogliamo vincere la sesta gara e chiudere la serie. L’obiettivo è chiaramente sfruttare il primo match point”.
Come spieghi la differenza tra le prove in casa e in trasferta?
“Aiuta giocare in casa: sei nel tuo habitat, hai i tifosi che ti spingono, ma adesso è arrivata l’ora di scrollarsi di dosso tutto ciò e mettere sul ghiaccio di Davos la stessa prova sfoderata negli ultimi due tempi di Gara 5”.
Torniamo al match. La vostra disciplina è stata incredibile, non avete mai giocato in inferiorità numerica…
“È vero, c’è stata moltissima disciplina, anche perché a partire dal 21’ abbiamo investito molto nel pattinare, prendendo le giuste decisioni e giocando in maniera collettiva. Siamo riusciti inoltre a mettere tanta energia, e questa sarà la chiave in ottica futura”.
Durante la partita hai praticamente tolto Zehnder dalla seconda linea e hai inserito al fianco di Lammikko il giovane Henry. Zehnder era acciaccato oppure non ti è piaciuto?
“Sono convinto che ci voglia profondità, è importante sfruttare il contingente al fine di avere maggiore energia. Ho voluto dunque dare una chance a Henry, la scelta non aveva nulla a che fare con la prova di Zehnder”.
Dopo la sirena finale, capitan Geering ha sfoderato un bell’incontro di pugilato con Egli…
“Questi sono i playoff, sono le emozioni. Il Davos ha ancora voluto provocare, noi ci siamo difesi”.
Certo che Geering sta giocando dei grandissimi playoff…
“È molto solido, gioca in maniera semplice e lineare, è un incredibile team player, importantissimo per la squadra”.
Ci dicevi prima della discussione avuta dopo la fine del primo tempo. Come l’hai affrontata? Sei stato calmo oppure hai gridato?
“Sono stato molto calmo, ho provato a spiegare cosa bisognava fare. Avevo captato un po’ di nervosismo e insicurezza. I bastoni tremavano un po’ e non stavamo sfoderando il nostro gioco abituale”.
Sei sempre un tipo calmo oppure ogni tanto urli?
“Ogni tanto bisogna anche alzare la voce, ma durante la stagione hai solo due o tre frecce per improntare il discorso in questa ottica. Finora, fortunatamente, non ho mai avuto bisogno di usarle e spero di non doverlo mai fare sino a fine campionato”.


