Nell’ultimo appuntamento con la nostra rubrica sugli arbitri ticinesi di Lega Nazionale, abbiamo intervistato Andreas Kohler, linesman di NLA, Head of Referee Regio League e responsabile del reclutamento arbitri a livello di SR.
Andreas, la prima domanda è scontata: come hai cominciato ad arbitrare?
“Ho cominciato ad arbitrare a quindici anni, grazie ad un amico, perché mancava un arbitro ad Ascona. L’esperienza mi ha fatto piacere e l’ho trovata interessante, ma ho continuato a giocare ancora per ben quattro anni attivamente con gli juniori élite dell’HCAP. In seguito a causa di infortuni, commozioni cerebrali, rottura dei legamenti e mancanza di talento ho dovuto cambiare strada. Mi hanno detto che avevo delle buone capacità come arbitro e ho provato a intraprendere questa via”.
Sono anni che arbitri ormai in Lega Nazionale A: quali sono che ricordi con più piacere?
“All’inizio tutte le partite che fai in lega nazionale, sia B che A, sono delle belle esperienze; soprattutto la prima volta non si dimentica. Mi ricordo che la mia prima partita in NLA l’ho fatta ad Ambrì contro il Ginevra. con il fatto storico che il Ginevra è andato via senza stringere le mani ai biancoblù perché Chris MC Sorley si era particolarmente arrabbiato. Fra le altre partite che ricordo in mainera particolare ce ne sono alcune di playoff a Berna nelle semifinali, come anche alla Coppa Spengler o la partita per il bronzo di Under 18, quando ho vissuto sicuramente grandi emozioni”.
Hai parlato di Coppa Spengler, che disputerai anche quest’anno: cosa significa per un arbitro venire chiamato?
“La convocazione alla coppa Spengler è un fatto pieno di significati, perché vuol dire che si fa parte dei migliori in Svizzera e ci si può presentare anche a livello internazionale. Poter andare alla Spengler è un onore e tutti coloro che ricevono l’occasione di partecipare la vedono in questa maniera: è il torneo per club più vecchio del mondo, con un fascino particolarissimo e ogni volta che si viene nominati per andare ad arbitrarlo ci sono tante emozioni ed è una cosa bellissima”.
Hai una lunga carriera alle spalle: quali sono attualmente i tuoi nuovi obiettivi dopo quelli già raggiunti?
“Come linesman posso direi che non ho ancora raggiunto tanti traguardi: vorrei fare una gara 7 della finale del campionato svizzero, poter dire di aver fatto il maggior numero di coppe Spengler come guardalinee a livello storico (il massimo è 7, Andreas è alla sesta), quindi ci sarebbe la possibilità di raggiungere un record. Tuttavia queste per un linesman sono le ultime tappe. A livello internazionale è un anno olimpico, quindi comincia la nuova generazione e diventa difficile all’età di 30 anni poter ancora candidarsi per arrivare a fare i prossimi Giochi. Il mio traguardo a corto termine è di cambiare da linesman a principale e intraprendere nuovamente la strada come principale con l’obiettivo di raggiungere la serie A”.
Oltre ad essere linesman di NLA, sei anche il capo degli arbitri a livello di Swiss Regio e responsabile del reclutamento arbitri: in cosa consistono questi due incarichi?
“Il primo compito come responsabile del reclutamento è la creazione di concetti che dovrebbero semplificare ai club la ricerca di nuove leve nel ramo arbitrale, così da aumentare la cifra e la qualità di arbitri nella Regio League; il secondo incarico, come head of referees, consiste nel gestire le diverse regioni, cercare di avere delle formazioni eque ovunque, creare nuovi concetti e adattare i livelli di arbitraggio… Si parla ad esempio di adottare il sistema a tre arbitri anche nei novizi élite (dove attualmente si applica il sistema a due). È un lavoro molto interessante che porta sempre nuovi compiti in ogni campionati e in ogni partita”.
Sei anche il padrino della campagna “NO RÈFS. NO GAME.”, come è nata e in cosa consiste questa iniziativa?
“Questa campagna si è sviluppata nell’arco di quattro anni, è un’idea che girava già nella mente dei responsabili della federazione ma non si aveva abbastanza potenziale a livello di personale per poter intraprendere un incarico di questo genere, come anche i finanziamenti erano mancanti. Con il mio incarico ho potuto sviluppare questa iniziativa. Si tratta di cercare di aumentare la stima verso l’arbitro, cambiare la sua immagine e far notare agli spettatori, come ai giocatori o a persone interessate, che gli arbitri sono fondamentali. Si cerca di rendere attente soprattutto persone che avrebbero il potenziale e soprattutto l’interesse della possibilità di intraprendere una carriera di questo genere”.
Come trovi il livello della formazione arbitrale per il settore giovanile in Svizzera?
“In tutta la Svizzera il livello della formazione attualmente è abbastanza buono/discreto; a livello di documentazione e di qualità dei formatori sicuramente non male: abbiamo ottime persone che si prendono questo incarico, tutti arbitri di lega nazionale che svolgono la funzione di istruttori in tutta la Svizzera. Chiaramente i loro giorni a disposizione per poter seguire queste formazioni non sono tantissimi, quindi diventa difficoltoso lo sviluppo di certe qualità della singola persona per poi portare sempre la massima performance sul ghiaccio”.
Osservando più in dettaglio il Ticino, com’è la formazione?
“Nel canton Ticino possiamo parlare di una situazione molto buona a livello di qualità di istruttori: abbiamo Luca Boverio che con la sua personalità di arbitro principale di Juniori Élite contribuisce tantissimo e anche il suo ingaggio in qualità di convocatore (per la regione Ticino) è eccezionale e penso unico in Svizzera; come istruttori abbiamo inoltre Flavio Ambrosetti e Franco Espinoza, che essendo anche loro guardalinee di Lega Nazionale hanno delle ottime qualità per poter portare avanti la regione e penso che ci sia veramente una buona qualità da questo punto di vista”.
Cosa vorresti dire a un potenziale nuovo arbitro?
“Potrei soltanto dirgli di provare questo aspetto del gioco, perché non è soltanto uno sport che porta qualcosa concretamente sul ghiaccio, ma anche una scuola di vita; come tutti i maschi svizzeri che hanno frequentato il militare sanno che anche quello è una scuola di vita. L’arbitraggio è una cosa molto simile, però si può già intraprendere a una giovane età: si impara a gestire una partita, si impara a gestire delle persone, si impara a gestire dei momenti e si deve imparare a decidere. Questo sicuramente per qualsiasi persona, a livello privato come a livello professionale o sportivo, è una scuola molto utile”.