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Interviste

Andersson: “Una vera squadra prende esempio dai leader, che sono i primi a lavorare duro”

Il difensore svedese parla anche del suo momento attuale: “Ho avuto un periodo più difficile ma non avevo scelta, l’unica cosa da fare era aumentare la competizione, oggi sento più fiducia”

LUGANO – I bianconeri erano reduci dal 6-1 a Rapperswil ma il derby avrebbe sicuramente rappresentato un banco di prova più attendibile. La squadra di Gianinazzi ha superato a pieni voti l’esame, consapevole che le partite contro l’Ambrì Piotta spesso esulano dal contesto, e proprio per questo il 5-0 del Lugano acquisisce valore: “Inutile ripetere che il derby è sempre una partita diversa ed emozionante e venerdì sera abbiamo giocato in un ambiente veramente esaltanteafferma il difensore svedese qualcosa di speciale che ci ha spinti dall’inizio alla fine”.

Calle Andersson, un derby vinto con pieno merito, nel quale avete spinto dall’inizio alla fine…
“Da parte nostra abbiamo giocato una partita veramente solida e continua, eravamo prontissimi alla battaglia e non ci siamo mai tirati indietro. Avremmo dovuto sfruttare meglio le occasioni già nel primo periodo per andare almeno sul 2-0 o 3-0 ma la nostra bravura è stata quella di continuare sulla stessa strada e alla fine il risultato è arrivato”.

Tutti si sono sacrificati, fino all’ultimo secondo abbiamo visto tiri bloccati e tanti duelli vinti…
“Questo è lo spirito della squadra, prendiamo l’esempio dai leader o per esempio dalla linea di Carr, Thürkauf e Granlund che sanno essere dominanti offensivamente e in powerplay ma poi sono i primi a lavorare duro e a sacrificarsi. Noi vogliamo proporre un hockey offensivo ma prestando grande attenzione alla solidità davanti alla nostra porta e questo richiede un grande lavoro di squadra, contro l’Ambrì Piotta e già a Rapperswil è funzionato veramente bene”.

Negli scorsi mesi hai trovato meno spazio sul ghiaccio, le tue prestazioni non sembravano sempre in linea con le aspettative, ma ultimamente sembri in buona ripresa…
“Certi problemi fanno parte della vita o della carriera di uno sportivo, ho attraversato un periodo in cui le mie prestazioni non erano in linea con quanto richiesto ma non mi sono mai lasciato andare. In questi casi c’è solo la possibilità di lavorare duramente e aumentare il livello di competizione, e nelle ultime settimane ci sto riuscendo e più riesco a ritagliarmi spazio sul ghiaccio più guadagno fiducia. Certo, so che da parte mia ci si aspettano anche contributi in fase offensiva e anche contro l’Ambrì avrei potuto fare meglio, specie con le occasioni che ho avuto nel primo tempo, ma per intanto è stato importante ritrovare solidità e aiutare la squadra difensivamente”.

Passerai le feste con la maglia del Davos alla Coppa Spengler, come vedi questa opportunità?
“Devo essere sincero, all’inizio ho risposto negativamente, anche se la Spengler rimane un appuntamento molto bello a cui partecipare se se ne ha la possibilità. Infatti i miei piani erano di passare le feste in Svezia con mia mamma e mia sorella, poi loro hanno deciso che sarebbero andate a Calgary a trovare mio fratello, ma io non ne avrei avuto il tempo, quindi ho pensato che la Spengler sarebbe potuta essere l’occasione anche per passare le festività con mio papà, una cosa che non faccio da anni ormai. Lui mi ha spinto ad accettare l’invito perché partecipare a quel torneo rimane qualcosa di speciale per un giocatore di hockey ed è stato subito entusiasta all’idea di passare qualche giorno assieme in un ambiente del genere. Inoltre nei Grigioni troverò il mio grande amico Jakob Lilja che giocherà con l’Ambrì e diversi altri svedesi del Davos, insomma alla fine ho trovato tante buone ragioni per andare alla Spengler”.

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