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ZURIGO – Dopo tre gare dei quarti di finale, tutte le serie vedono una squadra avanti per 3-0. Una situazione che è una primizia, e se per alcune sfide poteva benissimo essere preventivabile – nel caso, Davos contro Kloten e Ginevra contro Friborgo – tra Zugo e Lugano a sorprendere è la velocità nel trovarsi il primo match ball da parte dei bianconeri.
Ma a sorprendere maggiormente è sicuramente lo 0-3 subito sinora dallo ZSC Lions, dato da tutti come “facile” vincitore del titolo di campione svizzero. E sarebbe ingenuo dire che gli uomini di Crawford sono già spacciati, visti anche alcuni recuperi e ribaltamenti di serie negli anni passati, ma alzi la mano chi si aspettava una situazione del genere.
Ci si poteva aspettare un Berna galvanizzato dopo la qualifica in extremis e che avrebbe potuto portare ben più di un problema ai Lions, si è anche visto in passato la squadra zurighese trovare qualche difficoltà nel primo turno dei playoff, ma il 3-0 impartito dagli orsi ai dominatori della regular season nasconde ben di più.
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Da una parte c’è una squadra che va sulle ali dell’entusiasmo, che ha trovato in Stepanek finalmente la sicurezza mai dimostrata in regular season, e con il recupero di qualche infortunato, Leuenberger può schierare una squadra perlomeno degna. Dall’altra c’è uno ZSC giunto ai quarti forse troppo sicuro, con qualche pezzo grosso che in stagione non ha mai carburato veramente – Wick e Cunti su tutti – nascosti dall’ombra del fenomenale primo blocco di Matthews e Nilsson.
Poi c’è un allenatore che per la prima volta si mette in discussione con alcune scelte, come quella di togliere Schlegel (che nelle ultime settimane di regular season era il miglior portiere del campionato) per mettere in porta un Flüeler in evidente ritardo di condizione, sia fisica che mentale, risultato in balia degli eventi.
È vero, ai Lions è stata portata via la rete regolarissima di Rundblad in gara 2, ma a far pensare è soprattutto gara 3, con certi errori difensivi da film dell’orrore per i quali si sono tolte dalla polvere certe gogne che nemmeno nel 2006, anno dei playout si vedevano.
A Crawford si imputa l’incapacità di far accendere l’interruttore dei playoff alla sua squadra, contro un Berna che aldilà di un’organizzazione di gioco non sempre impeccabile (eufemismo) fa della grinta e della tradizionale esaltazione da postseason un’arma che sta mettendo in seria crisi la squadra della Limmat.
Sui giornali tigurini si grida al panico, si vuole la testa di Crawford, e qualcuno tira fuori persino l’esempio del Lugano targato 2005/06, che sotto 0-3 contro l’Ambrì girò la serie per andare poi a vincere il titolo dopo il licenziamento di Huras. Certo è che come per quel Lugano di 10 anni fa, stanotte a Zurigo qualcuno ci avrà pure pensato, ma all’Hallenstadion non sono più abituati a certi “colpi di testa” e forse basterà vincere la prossima alla Postfinance Arena per ridare slancio a una squadra che già in passato, sempre da favorita, ha spesso giocato col fuoco come contro Losanna e Bienne.
Mai come oggi i Lions sono davanti a paure mai provate negli ultimi anni e a cui un ambiente fattosi nel tempo sempre più distaccato dalla maggioranza delle altre squadre per via di una provata superiorità tecnica e organizzativa non è più abituato.
Per gli addetti ai lavori e i tifosi distaccati la serie potrebbe farsi veramente avvincente ed esaltante, ma per tutto l’ambiente dello ZSC un’eventuale eliminazione potrebbe avere ripercussioni più pesanti di quelle che ci si potrebbero aspettare. Nel caso invece in cui Matthews e compagni dovessero riuscire a girare la serie con il Berna, tutte quelle paure tornerebbero ad essere adrenalina e consapevolezza di forza, e tutti tornerebbero a temere i giganti.