È stato un inizio di campionato piuttosto intenso e, dopo 7 partite disputate ed un totale di 10 punti conquistati, l‘Ambrì Piotta ha avuto l’opportunità di riprendere fiato grazie alla prima settimana in cui non è prevista nessuna gara di martedì. I match sono ancora troppo pochi per poter anche solo abbozzare un bilancio concreto, ma possiamo comunque guardarci alle spalle ed osservare quanto i biancoblù hanno saputo fare in queste prime tre settimane.
Se non fosse per la sconfitta casalinga contro il Kloten incassata sabato, indubbiamente si potrebbe parlare di un inizio di campionato ottimo per i leventinesi, ma i tre punti lasciati agli aviatori sono forse l’unica nota veramente stonata di un comunque buon avvio.
Bisogna infatti considerare come Serge Pelletier si sia dovuto confrontare immediatamente con problemi non indifferenti, come l’infortunio del miglior giocatore della squadra (Maxim Noreau), l’inizio poco produttivo di due giocatori svizzeri di punta (Mieville e Pestoni), l’impossibilità di contare al 100% su due dei propri attaccanti stranieri (Williams e Park) e dell’entrata in materia ancora in corso di quello che dovrebbe essere la principale bocca di fuoco della squadra (Giroux).
Se poi si aggiunge anche il “pensiero” di dover ad ogni incontro rivalutare il ruolo di portiere titolare, ecco che si realizza velocemente come il lavoro del coach biancoblù sia stato tutt’altro che facile. L’Ambrì ha però saputo ovviare in corsa a tutti i suoi problemi. Markus Nordlund è indubbiamente un buon rincalzo considerando i mezzi a disposizione, la velocità con cui si è dovuto operare e la particolarità della situazione (si cercava qualcuno solamente per un mese, anche se poi a fine prestito non si sa cosa potrà succedere).
Il coach ha poi dovuto operare delle scelte in corsa per quel che concerne la composizione delle linee, con il solo (ottimo) terzetto formato da Bianchi, Schlagenhauf e Grassi che è rimasto inalterato in queste prime settimane. Dopo aver tentato la fantasticata “superlinea” con i tre stranieri d’attacco – formula che anche nelle squadre più quotate pare destinata a fallire (un esempio lo si ha avuto lo scorso anno con il disastro combinato del blocco sulla carta stellare formato da Rick Nash, Brad Richards e Marian Gaborik ai New York Rangers) – Pelletier è riuscito a rinvigorire Pestoni affiancandogli Park e Giroux, riuscendo nel contempo ad ottenere il meglio anche da Steiner, top scorer ed assoluto trascinatore capace di andare a punti e di essere incisivo sia quando schierato in quarta linea con Duca e Lüthi – come all’inizio – che quando chiamato a giostrare nel primo blocco in compagnia di Williams e Mieville.
Quello che testimonia più di qualsiasi altra cosa il buon inizio dell’Ambrì sono però alcune particolari statistiche che, si sa, non dicono tutto ma sicuramente non dicono nemmeno il falso. Negli special teams i biancoblù sono attualmente tra i migliori in Svizzera. Il boxplay è infatti quello più efficace dell’intera NLA con una sola rete (!) concessa in powerplay su un totale di 48 minuti passati con l’uomo in meno sul ghiaccio.
Anche il powerplay non è da meno, visto che quello sinora orchestrato da Pelletier è il secondo dell’intero campionato alle spalle della capolista Kloten. L’Ambrì in queste prime 7 partite ha difatti ottenuto 8 gol in powerplay, colpendo in media ogni 7 minuti e mezzo. La mano dell’allenatore, in questo senso, si vede ed è stata determinante. Da elogiare, infine, la disciplina dei giocatori leventinesi, ad oggi i meno penalizzati con sole 4.3 penalità minori di media a partita.
Volendo abbozzare una conclusione, alla luce delle considerazioni fatte viene alla luce facilmente come l’Ambrì di quest’anno abbia sin dall’inizio avuto diverse gatte da pelare a livello di singoli (infortuni agli uomini chiave, alcuni top players non subito performanti, una staffetta tra portieri sempre insidiosa da gestire), ma ha saputo reagire e – anzi – quasi far passare in secondo piano tutti questi aspetti grazie ad un sistema di gioco e un’organizzazione precisi, flessibili e basati su quell’autorità in pista che alla Valascia non si vedeva da anni.
Come tanti giocatori hanno sinora affermato nelle varie interviste rilasciate, il tanto desiderato cambio di mentalità sembra essere finalmente arrivato e trova concretezza di un sistema di gioco non più risposto a piegarsi al volere degli avversari. “L’anno scorso adattavamo il nostro gioco all’avversario, ora facciamo in modo che siano gli altri a doversi adattare a noi”, ci aveva spiegato Reto Kobach.
Probabilmente il nuovo Ambrì sta tutto qui. E, sinora, è stato un bell’Ambrì!