AMBRÌ – È stata una stagione terminata con un ottimo ottavo posto in regular season quella disputata dall’Ambrì Piotta, che ha saputo sull’arco di 52 partite mostrare una buona continuità e solidità. Meno ispirati invece i play-in, caratterizzati dalla rimonta subita nella prima sfida con il Lugano e poi conclusi con meno argomenti validi contro il Bienne.
Di seguito vi proponiamo la valutazione di tutti i giocatori biancoblù per quanto riguarda l’annata agonistica appena conclusa, con un breve commento dedicato ad ogni elemento della rosa.
PORTIERI
Janne Juvonen (44 GP, 91.24 SV%, 2.66 GAA): La sua seconda stagione completa in Leventina non è forse stata brillante come la precedente, ma il finlandese è stato chiamato a giocare un maggior numero di partite (8 in più durante la regular season, ed un totale di 524 minuti aggiuntivi contando i play-in) ed ha comunque sempre assicurato un buon livello. Il numero di gol “soft” concessi si contano sulle dita di una mano, ed anche nelle varie occasioni in cui è stato chiamato a giocare un back-to-back non ha mostrato particolari flessioni. Come il resto della squadra anche lui nei play-in non è riuscito ad elevare particolarmente il suo livello, ma la sua è stata una stagione solida senza particolari cedimenti nemmeno quando lo staff – per scelta, oppure quando Conz si è infortunato – gli ha chiesto di giocare un gran numero di partite.
Benjamin Conz (16 GP, 92.39 SV%, 2.25 GAA): L’ultima stagione in biancoblù del giurassiano è stata sicuramente di buon livello, tanto che in termini statistici è stata addirittura la sua migliore. L’impiego di Conz è però stato limitato, un po’ a causa di guai fisici ma anche in seguito alla decisione dello staff di puntare maggiormente su Juvonen, questo anche quando – specialmente ad inizio stagione – le prestazioni di Conz avevano trasmesso fiducia. Il suo addio alla Leventina è stato praticamente perfetto, con uno shutout a Kloten ed un’apparizione un po’ a sorpresa nei play-in a Bienne, dove era stato l’assoluto protagonista. Ad Ambrì ha lasciato un bel ricordo, negli anni ha sempre accettato il suo ruolo senza lamentarsi e facendosi sempre trovare pronto, diventando una pedina fondamentale e affidabile per l’attuale gestione sportiva.
Senza valutazione: Davide Fadani
DIFENSORI
Jesse Virtanen (55 GP, 13G; 19A, -4): È stato senza ombra di dubbio il giocatore più importante in squadra, ed anche uno dei migliori difensori dell’intera lega. È stato il più prolifico tra i difensori con addirittura 13 gol, garantendo un gioco nuovamente molto completo come confermano i dati che lo hanno visto tra i primi della lega sia per tiri effettuati che per blocked shots. Nessuno ha inoltre giocato più di lui nell’intero campionato (oltre 24 minuti di media), e solo nel finale ha perso un po’ di lucidità nella gestione del disco ed in qualche copertura difensiva. Ha inoltre insegnato tanto al giovane Pezzullo, molto spesso suo compagno di linea, ed in generale ha dovuto calibrare ancora meglio il suo gioco rispetto ad una passata stagione in cui faceva spesso tandem con un elemento totalmente difensivo come Fischer. Nel complesso una grande stagione per Virtanen, l’MVP dei biancoblù.
Tim Heed (49 GP, 7G; 27A, -3): La stagione dello svedese è stata leggermente inferiore rispetto al suo primo eccezionale anno in biancoblù, ma a settembre e poi ancora ad inizio gennaio ha dovuto confrontarsi con degli infortuni che lo hanno rallentato. Fatta astrazione da quei momenti – in cui ha commesso varie sbavature difensive – Heed ha comunque sempre assicurato un contributo di altissimo livello, in cui ha pareggiato il record personale di punti ottenuto tre anni fa a Lugano (34 contando anche il post season) assicurando pure lui tantissimi minuti di ghiaccio. Così come Virtanen, è capace di eccellere in entrambi gli special teams, ed in generale ha sempre applicato il suo gioco con efficacia ed in maniera molto corretta (solo 8 minuti di penalità). Per tiri bloccati (2.27 a partita) è stato secondo solamente a Mirco Müller, confermandosi un giocatore molto completo che l’Ambrì ha la fortuna di avere sotto contratto sino al 2027. Senza di lui in pista, d’altronde, i biancoblù nell’ultima stagione non hanno mai vinto.
Rocco Pezzullo (51 GP, 2G, 10A; +8): Nonostante la sua giovane età era lecito avere dei dubbi sulla possibilità di Pezzullo di lanciare davvero la sua carriera in National League, visto che lasciarsi alle spalle i vari problemi fisici e la sfortuna degli ultimi anni non era evidente. Il difensore ha però mostrato una grande forza soprattutto mentale, ed è riuscito a giocare una stagione completa compiendo nel contempo un concreto passo avanti nel suo sviluppo. In termini assoluti è stato il difensore svizzero più utilizzato da Cereda con 745 minuti, ed ha saputo ottenere dieci punti ed il miglior bilancio nel suo reparto con un +8 complessivo. Qualche errore ovviamente non è mancato, sia nella gestione del puck che in copertura difensiva, e la penultima partita a Bienne è forse stata per lui la più difficile. Ma ha compiuto dei buoni passi avanti, ed i margini di crescita a 23 anni sono ancora ampi.
Zaccheo Dotti (44 GP, 1G, 8A, +1): Non ha la pretesa di chiedere al suo gioco degli aspetti che non sono nelle sue corde, e cerca dunque di dare un contributo che come sempre si è basato su grinta e determinazione. La sua è dunque stata una stagione in linea con quella passata, in cui si è fatto apprezzare per essere un “soldato” comunque abbastanza affidabile e disposto al sacrificio, lasciando ad Heed il compito di gestire il puck in uscita dal terzo e sulla blu offensiva. Qualche penalità rimediata sarebbe forse stata evitabile, ma non si è mai tirato indietro ed ha anche bloccato un buon numero di tiri. Ha inoltre saputo confermarsi dopo la passata stagione, quando era stato capace di ritagliarsi un ruolo più importante di quello atteso.
Simone Terraneo (40 GP, 1G, 4A, +5): Nella sua prima stagione completa in National League il 19enne ha mostrato un buon potenziale e compiuto dei chiari passi avanti, anche se ovviamente per lui il percorso di sviluppo è ancora all’inizio. La prima metà di stagione è stata la sua miglior fase, in cui ha ricevuto più spazio esprimendosi senza mostrare timori di sbagliare. Le sue prestazioni gli hanno anche permesso di partecipare al Mondiale U20, torneo dopo il quale – come già successo in passato ad altri ragazzi – ha accusato una chiara flessione. Ha così perso delle posizioni in gerarchia, venendo impiegato con meno costanza e finendo anche diverse volte in sovrannumero. Complessivamente ha mostrato capacità e personalità, l’Ambrì punterà su di lui per il futuro.
Tobias Fohrler (48GP, 1G, 3A, -2): Nella retroguardia leventinese è uno dei pochi a portare per davvero una componente fisica che può intimorire gli avversari, e complessivamente ha compiuto dei passi avanti soprattutto in fase difensiva. Certo, il suo gioco non è stato esente da errori e lo ha portato anche a commettere tante penalità, ma ha saputo comunque portare una certa solidità e cattiveria agonistica che sono state importanti. È sicuramente un peccato vederlo partire a 26 anni – quando avrebbe potuto progredire ulteriormente – e dopo aver sostanzialmente ereditato il ruolo di Fischer il testimone dovrà ora essere raccolto da qualcun altro.
Dario Wüthrich (52GP, 0G, 2A, -4): Chiamato sostanzialmente per la prima volta a giocare una stagione intera di NL in un ruolo titolare in difesa, è impossibile non constatare i passi avanti compiuti da Wüthrich, ma bisogna anche ammettere i chiari limiti che ha mostrato nel corso del campionato. Ha comunque raccolto la sfida con la giusta attitudine, ed il fatto di essere stato un elemento fisso della terza coppia difensiva – e dunque senza la possibilità di avere al fianco uno straniero – ha aggiunto per lui un elemento di difficoltà. Non sono mancate le serate in cui in coppia con Isacco Dotti o Terraneo hanno rappresentato l’anello debole della difesa, ma gli va dato atto di non essersi mai arreso e di aver provato a progredire, ottenendo dei risultati. La convocazione in Nazionale a febbraio è stata esagerata, ma oggi Wüthrich è un giocatore migliore rispetto ad un anno fa. Per reggere il passo della NL servirà però un’ulteriore evoluzione.
Isacco Dotti (31 GP, 0G, 2A, +2): L’annata 2022/23 era stata la sua peggiore stagione, ed in quella appena conclusasi ha mostrato solo un lieve miglioramento, anche se il suo impegno non viene mai messo in discussione. L’innalzamento del livello della lega, unito all’arrivo in squadra di vari giovani difensori che si sono dimostrati all’altezza, lo hanno portato a rivestire un ruolo solamente complementare all’interno del lineup e non ha trovato spazio nemmeno nei quartetti titolari di boxplay. A frenarlo c’è stato anche qualche infortunio che sicuramente non ha aiutato.
Jared McIsaac (4GP, 0G, 0A, bilancio neutro): Ha giocato poche partite e tutte in trasferta, rendendo molto difficile una valutazione nei suoi confronti. Nelle sue apparizioni ha comunque cercato di essere ordinato e di uscire con il puck dalle varie battaglie, assicurando in sostanza un apporto senza lode e senza infamia. La sua presenza ha permesso a Cereda di avere un’opzione in più e sperimentare per la prima volta un lineup con tre difensori stranieri.
Kilian Zündel (14GP, 0G, 0A, -1): Arrivato come scommessa due anni fa, il giovane austriaco non è mai riuscito a ritagliarsi un ruolo nella squadra di Cereda e, dopo una prima stagione già un po’ timida, in quella appena conclusasi non ha praticamente mai rappresentato un fattore. La sua dote migliore rimane il pattinaggio, ma la sua presenza sul ghiaccio è troppo leggera fisicamente e lacunosa nella gestione del disco. Lo staff lo impiega sostanzialmente solo in casi di emergenza, e la sua dimensione più adatta è probabilmente quella del campionato austriaco, dove era anche finito per un breve periodo in prestito.
Senza valutazione: Michael Pastori, Nadir Scilacci, Aris Häfliger
ATTACCANTI
Michael Spacek (52 GP, 17G, 33A, +6): Come nella sua prima stagione in biancoblù ha raggiunto quota 50 punti, e la sua classe e tecnica si sono confermate tra le più cristalline della lega. Pochi infatti possono vantare la sua abilità di gestire e smistare il puck negli spazi stretti, ed al suo gioco ha aggiunto anche una certa propensione al tiro che lo ha portato ad essere maggiormente pericoloso per i portieri avversari. Questo cambiamento di mentalità è stato evidente ad inizio stagione, e poi in un finale di regular season in cui è stato il grande trascinatore, mentre a metà campionato i ruoli sono un po’ cambiati – anche con il ritorno di Heim e Formenton – e lui ha perso smalto nel suo gioco. Diverse le partite “fumose”, con appena due gol in 23 partite tra il 15 ottobre ed il 7 gennaio. La sua eccezionale fiammata ha però permesso all’Ambrì di chiudere all’ottavo posto, con addirittura 12 partite consecutive sul tabellino (20 punti totali). Come già lo scorso anno nel finale si è spento, e nei play-in non ha ottenuto alcun punto e presentato un bilancio di -5. Un giocatore geniale nelle sue serate migliori, ma anche un elemento singolare che ha richiesto una certa gestione.
Laurent Dauphin (48 GP, 17G; 22A, +9): Inizialmente il canadese era apparso esattamente come il solido centro che l’Ambrì andava cercando, e che un anno prima non aveva trovato in Shore. Sino a quella “famosa” serata di Rapperswil si era infatti distinto per la sua solidità e leadership, facendo sempre le cose giuste ad ogni cambio e portando molta concretezza al gioco, ottenendo buoni risultati anche agli ingaggi (55% sino a quel momento). Mentalmente ha ammesso di aver incontrato grandi difficoltà a superare l’episodio, e per diverso tempo è apparso l’ombra del giocatore ammirato nella prima dozzina di uscite. Per onestà bisogna anche ammettere che le sue ottime prestazioni di inizio stagione hanno un po’ alzato l’asticella delle aspettative nei suoi confronti, e nel finale di regular season abbiamo probabilmente visto “il vero” Dauphin, capace di avere un discreto impatto. Il fatto di essere stato dirottato all’ala per metà stagione non parla però a suo favore, per lui che doveva essere il centro preso come pilastro dell’intera squadra. A conti fatti si può considerare la sua stagione sufficiente, ma non tanto da motivarne la conferma.
Inti Pestoni (51 GP, 13G, 19A, -2): La stagione appena conclusa è stata forse un po’ inferiore alle prime due dal ritorno in Leventina – quella targata 2021/22 era stata eccezionale – ma è stato chiamato anche ad assumere un ruolo al servizio della squadra che lui ha ben interpretato. Nel corso del torneo ha cambiato molto spesso compagni di linea, un po’ come successo lo scorso anno, con la differenza però di essere più affidabile in entrambe le zone della pista (il suo bilancio è passato da -14 a +3 in regular season). È stato comunque il miglior giocatore svizzero con 31 punti, pur vivendo dei periodi in cui il gol gli è mancato a lungo, come nel finale quando ha ottenuto una rete in dieci partite, oppure una fase in autunno con un centro in 13 incontri. Nei play-in lo si è visto un po’ in difficoltà, ma al netto degli alti e bassi ha disputato un buon campionato, forse non sempre compreso dall’esterno come testimonia la sua decisione da metà ottobre di non parlare più con i media.
Dario Bürgler (52 GP, 13G, 18A, +2): Gli anni passano ovviamente anche per lui, e nella seconda parte di campionato lo abbiamo visto effettivamente faticare nel lasciare un segno sulle partite. Tra le sue caratteristiche c’è però il fatto di vedere la porta con naturalezza – dote che in squadra è rara tra gli altri attaccanti – e questo lo rende pericoloso in ogni situazione, oltre ad essere un giocatore dalla grande esperienza e importante nello spogliatoio. Nei momenti difficili commenta sempre la situazione con onestà e cercando di dare al gruppo una mentalità vincente, anche se ovviamente il suo calo di fine stagione ha reso meno pericoloso l’attacco leventinese.
Jakob Lilja (53 GP, 11G, 19A, -2): ll gioco dello svedese è stato molto fedele al suo profilo, e di fatto Lilja ha portato all’Ambrì Piotta esattamente ciò che ci si poteva attendere. Un po’ come Dauphin pure lui ha iniziato ottimamente la stagione (12 punti nelle prime nove partite) e questo ha alzato l’asticella della aspettative, ma anche nei periodi meno produttivi ha sempre portato con regolarità il suo gioco diretto sulla porta avversaria e lottando nello slot. Offensivamente per i leventinesi avere un’ala straniera che segna solamente due gol sull’arco di 27 partite (dal 24 novembre al 2 marzo) può essere un problema, ma queste sono valutazioni alla base e una produzione limitata era stata messa in conto anche dallo staff. A livello di leadership è parso però un po’ introverso.
Dominic Zwerger (39 GP, 4G, 18A, -2): La sua stagione inizia a rilento a causa dell’infortunio rimediato a Sursee, ma in generale vive un’annata meno complicata di quella passata, nonostante alcuni altri acciacchi lo abbiano rallentato. Mostra grande attaccamento al club stringendo i denti nel finale, quando ha voluto essere in pista nonostante non fosse nel pieno della condizione, nel complesso ha saputo trovare un certo standard di prestazioni sull’arco della stagione. Per fare un passo in più e trovare una produttività maggiormente significativa gli manca però l’intensità dei giocatori migliori, mentre per visione di gioco mostra di avere sempre dei buoni numeri. La speranza è che questo sia stato un anno di transizione, e che nel prossimo possa ulteriormente progredire.
Tommaso De Luca (45 GP, 11G, 10A, +1): Statisticamente è stato il giovane più produttivo dell’intera lega, ed era dai tempi di Inti Pestoni e Gregory Hofmann che l’Ambrì Piotta non si ritrovava in squadra un prospect con le potenzialità di diventare un top player nella nostra lega. Il 19enne alla sua prima stagione tra i professionisti si è infatti reso protagonista di una progressione esponenziale, faticando comprensibilmente ad inizio stagione – soprattutto dal punto di vista fisico – ma mostrando rapidamente grande intelligenza nell’adattarsi alla National League. Non scontato inoltre che riuscisse a farlo all’ala, per lui che ha sempre dichiarato di preferire il ruolo di centro, ma grazie alla sua tecnica e velocità di pensiero si è ritagliato sempre di più un ruolo da protagonista. Statisticamente impressiona come, in rapporto ai minuti giocati, sia stato l’ottavo miglior giocatore della lega (!) con 2.34 punti primari ogni 60 minuti, ottenendo anche il posto nella linea di Spacek e Dauphin che ha trascinato la squadra nel finale. Non si è fatto rallentare nemmeno da un delicato infortunio, con lui l’Ambrì ha trovato un vero gioiello.
Johnny Kneubuehler (56 GP, 10G, 10A, -3): La sua miglior stagione rimane quella targata 2022/23, anche se quella appena conclusasi è stata la più prolifica in termini di punti con il raggiungimento per la prima volta in carriera dei 20 complessivi. Le sue prestazioni sono però caratterizzate da vistosi alti e bassi, e nemmeno con la possibilità di riformare la canonica linea con Heim e Bürgler riesce a trovare una certa continuità. Rappresenta uno degli esempi di giocatori che l’Ambrì Piotta ha saputo far crescere e sviluppare in un buon elemento di National League, anche se per impatto offensivo sembra aver raggiunto il suo limite. Si è fatto apprezzare per la capacità di adattarsi a ruoli diversi mettendosi al servizio della squadra, anche quando è stato chiamato – nell’ultima stagione di rado – a giostrare al centro. In Leventina ha lasciato un bel ricordo, sia come giocatore che come persona.
Alex Formenton (24 GP, 10G, 6A, +1): Il suo ritorno era inaspettato, ma è stato anche la testimonianza del buon lavoro svolto dallo staff tecnico, visto che l’ex attaccante NHL aveva scelto di tornare in Leventina proprio perché aveva apprezzato nel campionato precedente i principi degli allenatori. Dopo alcune partite “di riscaldamento” lo abbiamo visto assicurare delle prestazioni di alto livello, e per un buon periodo – Coppa Spengler compresa – è stato nettamente il miglior giocatore della squadra, sia per impatto offensivo che per aggressività ed agonismo nel cercare le vittorie. Nel suo momento di miglior forma è poi stato costretto a rientrare in Canada per le note vicende giudiziarie, e ad oggi le sue possibilità di tornare ad avere una carriera in NHL sono in forte dubbio. Nei suoi due passaggi in Svizzera ha comunque dimostrato di essere un’ala di una categoria superiore.
André Heim (44 GP, 5G; 12A, -2): La sua stagione era iniziata con l’entusiasmo di tentare l’avventura oltre oceano, pur con la consapevolezza che ricevere la possibilità dai St. Louis Blues di debuttare in NHL era una speranza molto ambiziosa. Heim era comunque disposto ad avere pazienza nel farm team AHL, ma alla franchigia NHL è bastato osservarlo nel preseason per bollare il suo pattinaggio come insufficiente, e dirottarlo addirittura in ECHL. Heim ha così scelto di rientrare in Leventina, ma lo schiaffo e la delusione rimediati in Nordamerica lo hanno evidentemente segnato a livello mentale, e per lunghi tratti è stato l’ombra del giocatore che conoscevamo. La voglia di fare bene lo ha portato spesso a strafare diventando controproducente, e solamente nel finale di stagione ha iniziato a migliorare. Probabilmente l’unica medicina per lui è proprio il “reset” rappresentato dall’estate, con la speranza che dal prossimo campionato possa tornare ad essere il centro del top six che il club vede in lui.
Nando Eggenberger (42 GP, 5G; 7A, -1): È stato il giocatore più deludente della stagione, anche se bisogna ammettere che forse si avevano esagerate aspettative nei suoi confronti. Eggenberger portava però ad Ambrì delle caratteristiche da power forward che alla squadra mancavano, ed inizialmente si pensava che potesse addirittura andare a completare il top six grazie ad un gioco in cui poteva creare spazi e togliersi anche delle soddisfazioni in fase offensiva. Si è però capito piuttosto velocemente che le cose non avrebbero funzionato e, complici anche le prestazioni migliori di altri giocatori, Eggenberger ha perso terreno in gerarchia nel giro di poche partite, finendo poi per essere di fatto accantonato nel finale di stagione. Inizialmente era perlomeno riuscito a costruirsi varie opportunità da gol – peccando però in concretezza – ma poi è completamente sparito dai radar. Avrà la chance di rifarsi, ma dovrà metterci decisamente più del suo.
Floran Douay (56 GP, 3G, 10A, -8): Interpreta bene sin da subito il ruolo che gli viene affidato, ed infatti assieme a Kneubuehler è l’unico giocatore in rosa ad aver disputato tutte le partite della stagione. Con il suo gioco porta in pista fisicità e quella spavalderia utile ad intimorire gli avversari, ed anche se il suo gioco non è privo di errori ha contribuito con fattori molto utili come stazza fisica ed un buon pattinaggio. A volte hanno lasciato perplesse le decisioni di relegarlo al ruolo di 13esimo attaccante oppure di impiegarlo con un minutaggio limitato, questo per dare spazio ad alcuni suoi compagni che erano meno convincenti di lui.
Diego Kostner (32 GP, 5G; 5A, +1): Ha nuovamente dovuto confrontarsi con la sfortuna di vari problemi fisici che gli hanno impedito di giocare con continuità, ma quando ha potuto scendere sul ghiaccio ha sempre ricoperto il ruolo di quarto centro con la consueta affidabilità. L’italiano ha infatti da anni trovato la sua dimensione ed in questo senso rappresenta sempre una certezza, e con lui la quarta linea vede al centro il miglior interprete del ruolo. Peccato che per la terza volta non abbia potuto prendere parte alla Coppa Spengler.
Manix Landry (52 GP, 8G, 0A, -13): Inizia la stagione in modo promettente anche grazie ad un fisico già maturo per la sua età, ma con il passare delle partite ha vissuto una comprensibile flessione in cui ha dovuto assimilare l’alto livello della National League ed il salto in una lega di adulti. In autunno il suo ruolo è stato dunque limitato, ma il figlio d’arte ha continuato a lavorare e si è reso protagonista di una bella e netta progressione nella seconda metà di stagione. Con il nuovo anno gli è stato affidato con continuità il ruolo di centro del terzo blocco, diventando anche la spalla ideale per Lilja ed in generale mostrando più sicurezza e personalità. Fondamentale per lui sarà sviluppare un buon gioco two-way, e dei passi avanti in termini difensivi si sono intravisti, dopo alcune lacune che lo hanno portato ad avere il peggior bilancio in squadra.
Daniele Grassi (45 GP, 2G; 4A, -11): Il capitano cerca di assicurare la consueta fisicità e carica agonistica, ma i suoi limiti appaiono evidenti e probabilmente il suo costante impiego è motivato anche dal ruolo che riveste in spogliatoio. L’impatto offensivo è molto limitato, e non mancano diverse penalità evitabili sul suo conto, anche se in questo senso si è visto un miglioramento rispetto alle ultime stagioni. Cereda lo impiega ancora al centro nei momenti di necessità, ruolo in cui conferma però di avere parecchie difficoltà. Rimane una personalità importante nello spogliatoio, ma dovrà aumentare il livello se vorrà mantenere un ruolo da titolare la prossima stagione.
Senza valutazione: Valentin Hofer, Lionel Marchand, Josselin Dufey, Yannick Brüschweiler