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Ambrì Piotta

Ambrì Piotta, le valutazioni dei giocatori per la stagione 2022/23

I biancoblù questa stagione hanno potuto contare su un grande apporto degli stranieri, con il solo Shore che ha deluso. Imprescindibili Virtanen ed Heed, così come Heim sul fronte offensivo

AMBRÌ – È stata una stagione tra alti e bassi quella che ha vissuto l’Ambrì Piotta, con un ottimo inizio e l’esaltazione data dalla vittoria della Coppa Spengler, ma terminata con la delusione del mancato accesso ai pre-playoff.

Di seguito vi proponiamo la valutazione di tutti i giocatori biancoblù per quanto riguarda l’annata agonistica appena conclusa, con un breve commento dedicato ad ogni elemento della rosa.

PORTIERI

Janne Juvonen (33 GP, 91.73 SV%, 2.67 GAA): Dopo l’eccezionale impatto avuto nella precedente stagione era lecito interrogarsi sul reale valore del finlandese sull’arco di un intero campionato, ma Juvonen non ha deluso. Le sue prestazioni sono state ottime e di grande costanza, con tante parate determinanti e pochissimi errori, tanto che i gol “soft” che ha concesso si contano sulle dita di una mano. L’unica flessione l’ha vissuta nel finale, quando le sue prestazioni sono state solamente nella norma, e questo ha reso evidente quanto possa essere fragile la squadra senza Juvonen al massimo della forma. Nel complesso la sua è stata un’ottima annata e la licenza straniera per averlo in squadra è ben spesa. Fondamentale l’apporto anche nella vittoria della Coppa Spengler.

Benjamin Conz (21 GP, 89.35 SV%, 3.23 GAA): Si ritrova in un ruolo a cui non è abituato, ovvero quello del backup. Viene di conseguenza chiamato a giocare con meno frequenza, e quando lo fa forse subisce mentalmente il confronto con Juvonen ed ogni errore pesa un po’ di più. Gioca comunque una stagione onesta in cui compie il lavoro “di routine”, anche se gli manca spesso il guizzo per sfoderare la parata che “ruba” la partita. Con una percentuale di parate sotto il 90% ed uno dei dati GSAA peggiori della lega (-8.88) non è però abbastanza solido, e durante la stagione non ha nascosto di voler partire nonostante l’opzione attivata nel suo contratto.

DIFENSORI

Jesse Virtanen (51 GP, 8 gol, 21 assist, -4): Assieme a Heed è uno dei pilastri irrinunciabili della difesa biancoblù, grazie ad un gioco completo ed irrinunciabile in entrambe le zone della pista. La sua stagione è caratterizzata da oltre mezzo punto a partita, è il difensore che tira di più verso la porta avversaria, e non si tira mai indietro quando c’è da metterci il corpo per bloccare dei dischi. Usa con buona frequenza il suo dinamismo per sganciarsi dalla difesa, il tutto con grande freddezza e senza sacrificare troppo in retrovia. Pochissimi infatti gli errori sul suo conto, che riesce comunque a compensare con un pattinaggio che per il reparto arretrato è puro ossigeno. Forma con Fischer una coppia bilanciata ed è il biancoblù ad aver giocato più minuti in stagione (1’164).

Tim Heed (44 GP, 10 gol, 14 assist, -5): Complessivamente è stato il miglior giocatore della stagione biancoblù. Nessuno in squadra ha infatti saputo dare un contributo tanto completo come quello dello svedese, sempre pericoloso sul fronte offensivo ed ordinato nella copertura in retrovia. Ci si è resi definitivamente conto del suo grande valore quando ha dovuto saltare quasi un mese di campionato tra fine settembre ed ottobre, ed in generale non ha mai vissuto un momento di flessione. Heed ha infatti applicato il suo gioco con grande costanza ed in maniera pulita (appena otto minuti di penalità totali), giocando una media di minuti (25’09) seconda solamente a quella di Tömmernes e bloccando più tiri di tutti (2.64 ad incontro).

Yanik Burren (49 GP, 1 gol, 11 assist, -6): Vive la sua miglior fase della stagione – e forse della carriera? – quando è chiamato a sostituire l’infortunato Heed, ed in quelle partite dimostra delle buone qualità ed ampi margini di crescita. Quelle belle prestazioni di inizio stagione rimangono però un fuoco di paglia ed il resto del campionato lo gioca tra vertiginosi alti e bassi. I suoi contributi perdono lucidità in particolare dopo la firma a Bienne, e da quel momento in pista abbiamo visto un Burren disattento e approssimativo. La squadra paga dazio visti i limiti dei difensori svizzeri, gruppo di cui lui è rimasto il più dinamico. Commette pochi falli e blocca diversi tiri, ma poteva fare meglio.

Isacco Dotti (45 GP, 3 gol, 6 assist, -12): Il suo impegno non è mai messo in discussione, ma di fatto vive la sua peggior stagione degli ultimi anni. È forse il giocatore che paga in maniera più evidente l’innalzamento del livello e della velocità della lega, e da punto fermo della difesa di Cereda perde via via posti in gerarchia, finendo anche in sovrannumero o nel ruolo di settimo difensore. Finisce con un minutaggio medio decisamente al ribasso rispetto alle passate stagioni, e nel complesso compie un passo indietro. Il suo contratto arriverà a scadenza nel 2027, dunque per l’Ambrì sarà importante vederlo ritrovare una certa solidità, anche perché in passato era comunque stato uno degli elementi svizzeri di maggiore importanza al fianco di Fora.

Zaccheo Dotti (44 GP, 3 gol, 4 assist, +5): È il difensore con il bilancio migliore della squadra e, viste le dinamiche che si sono sviluppate nel corso della stagione, finisce per avere un ruolo più centrale di quello che ci si attendeva. I suoi limiti restano evidenti – soprattutto in una National League di altissimo livello – ma riesce a sopperire con la giusta dose di grinta. Il suo gioco non è esente da errori e qualche penalità evitabile, ma ha fatto un bel passo avanti rispetto al passato e tutto sommato si è distinto come il difensore svizzero più affidabile con oltre 15 minuti a partita.

Tobias Fohrler (35 GP, 3 gol, 2 assist, -5): È stata una stagione rallentata da alcuni infortuni quella vissuta dal tedesco, prima fermato da una commozione cerebrale e poi da un problema all’anca. Quando è in salute cerca di metterci il fisico ed è uno dei pochi a fare la voce grossa quando c’è da difendere lo slot, ma non ha compiuto particolari passi avanti anche a causa dell’impossibilità di giocare con costanza. Anche lui dovrà lavorare per digerire l’innalzamento del livello della lega, lavorando sul senso della posizione e di lettura del gioco, vista anche la sua propensione a commettere qualche fallo di troppo.

Jannik Fischer (51 GP, 2 gol, 3 assist, +3): Il suo gioco è come di consueto totalmente difensivo, ed anche in questa stagione si è concentrato sul portare fisicità e sul bloccare i tiri, anche se si è tolto la soddisfazione di segnare due reti. Per Cereda ha rappresentato una risorsa importante da affiancare a Virtanen, ed in generale ha svolto il compito che gli è stato chiesto. Incappa in qualche penalità di troppo, ed i suoi limiti quando deve gestire il puck – soprattutto in zona offensiva – si fanno sentire come in passato. Per l’Ambrì è giusto voltare pagina con la sua partenza per l’Ajoie, ma il suo contributo l’ha sempre dato senza mai tirarsi indietro ed in Leventina lascerà un buon ricordo.

Kilian Zündel (38 GP, 0 gol, 1 assist, bilancio neutro): Resta di fatto ancora un elemento da scoprire il giovane difensore austriaco, che ha trovato spazio solamente a tratti nel lineup ed ha finito la stagione come elemento meno impiegato nella retroguardia leventinese. Solamente in alcune occasioni ha mostrato quello che può essere il suo potenziale, ma il suo è un tipo di gioco che presuppone anche una certa personalità e non era evidente andare oltre il compito di base nella prima stagione in National League. Nel giro di un anno ha comunque fatto le esperienze di un Mondiale e in una lega top come la nostra, ma per vedere la sua evoluzione bisognerà avere pazienza. Dalla sua ha comunque un buon pattinaggio.

Dario Wüthrich (18 GP, 0 gol, 0 assist, -4): Arriva in prestito da Zugo per permettere all’Ambrì Piotta di sopperire ad alcuni infortuni in retrovia, ma si ritrova poi a dover fare il jolly venendo anche impiegato sul fronte offensivo. Si mette a disposizione della squadra e questo gli vale un contratto definitivo per la prossima stagione, in cui si scoprirà se davvero ha nelle corde la possibilità di rientrare nei sei difensori titolari. Il suo percorso ad Ambrì era iniziato bene ma poi si perde un po’ tra partite in sovrannumero e match in ruoli che non sono nelle sue corde. È comunque una scommessa che ci sta, ha mostrato personalità ma anche la propensione ad essere un po’ troppo sicuro dei suoi mezzi e questo gli è costato alcuni errori. È però giovane e potrà crescere.

ATTACCANTI

Michael Spacek (50 GP, 14 gol, 36 assist, -1): Ha guidato a lungo la classifica dei marcatori dell’intera lega, ed ha finito con la media di un punto a partita ed il titolo di giocatore più produttivo a 5-contro-5 (40 punti tra cui 11 reti). Mostra le sue qualità già dall’estate e mantiene una costanza di rendimento impressionante, perdendo lucidità solamente nelle ultimissime partite della stagione. Nella gestione del puck negli spazi stretti è semplicemente eccezionale, smista una quantità industriale di dischi grazie alla sua ottima visione di gioco ed è mediocre solamente agli ingaggi. A parlare per lui è ciò che fa sul ghiaccio, mentre a livello caratteriale è forse un po’ troppo chiuso ed introverso per le esigenze dell’Ambrì. La sua classe è cristallina.

Dario Bürgler (52 GP, 14 gol, 28 assist, +5): La seconda giovinezza che sta vivendo in biancoblù si è confermata anche questa stagione. È uno dei pochi giocatori svizzeri che vede la porta avversaria con naturalezza, e questo gli permette di segnare un buon numero di reti e a distinguersi come terzo marcatore svizzero dell’intera lega. A 35 anni non era assolutamente evidente. Vive un paio di momenti di flessione in cui non trova il gol per lunghi periodi (due volte per dieci partite di fila, e poi nove consecutive nel finale), ma non manca di dare il contributo anche in altri modi ed è un importante uomo squadra. Ci mette sempre la faccia ed è onesto con i media, assicurando anche grande esperienza. Non dà segni di declino e per la prossima stagione l’Ambrì in lui avrà una certezza.

Inti Pestoni (51 GP, 13 gol 29 assist, -14): A livello statistico è stata la miglior stagione della sua carriera con 42 punti in 51 partite, ma in termini di gioco il ticinese non si è attestato sui livelli eccezionali di quella passata, che era però difficilmente replicabile. Anche lui diventa una pedina molto spesso riposizionata da Cereda, e finisce per giocare con molti compagni diversi. In alcune fasi ha una buona intesa con i due cechi oppure con Zwerger, ma nel finale vive 18 partite senza trovare il gol ed in cui non convince a livello di gioco. Difensivamente non è stata la sua annata più brillante (il bilancio di -14 è il peggiore in carriera), ma la sua classe gli permette di avere sempre una giocata decisiva in canna. L’idea iniziale era quella di affiancarlo a Shore, e la mancanza di un centro solido con quelle caratteristiche gli ha reso più difficile applicare il suo gioco.

Filip Chlapik (50 GP, 24 gol, 13 assist, -2): Arriva ad una sola rete di distanza dal bottino di 25 gol messi assieme da Kubalik nel 2018/19, e per i biancoblù rappresenta quel power forward con il fiuto del gol che si immaginava al momento del suo ingaggio. Trova le sue difficoltà nell’ambientarsi in National League e nell’assimilare il sistema di Cereda, ed evidenzia qualche scontentezza già nei primi mesi su cui però si mettere a lavorare per essere ancora più efficace. Nella rosa biancoblù è uno dei pochi scorer puri e che va alla conclusione con grande regolarità, rappresentando un pericolo per gli avversari anche in quelle partite in cui lo si vede poco. È meno efficace quando deve giocare al centro, anche perché il suo commitment difensivo non è sempre impeccabile, mentre al fianco di Spacek trova sempre l’alchimia giusta.

André Heim (42 partite, 12 gol, 19 assist, +10): È probabilmente il giocatore più importante per la struttura dell’intero lineup, e non a caso il suo è anche il miglior bilancio tra gli attaccanti. Nella decina di partite che ha dovuto saltare la squadra ha subito pesantemente la sua assenza, con conseguenze ben più serie di quando a mancare era stato Heed in retrovia. La coppia che forma con Bürgler è perfetta, e dalle sue giocate sono passate anche le puntate offensive di Kneubuehler e Formenton. Può e deve sicuramente migliorare agli ingaggi, ma a 24 anni e con la progressione avuta in appena due stagioni in Leventina, i suoi limiti di crescita sono lontani dall’essere raggiunti.

Dominic Zwerger (52 GP, 4 gol, 22 assist, -16): Riesce ad ottenere un bottino di mezzo punto a partita nonostante le grandi difficoltà fisiche e mentali che ha dovuto affrontare prima e durante la stagione, ma se si guarda solamente il punto di vista sportivo la sua stagione è stata insufficiente. Tra i punti elencati solamente 15 sono stati primari, e di questi appena 7 a parità numerica, ed in generale il suo gioco ha mancato d’intensità e continuità. Tantissimi gli alti e bassi per un ragazzo che durante la Coppa Spengler aveva spiegato i seri problemi con cui ha dovuto confrontarsi, e proprio vederlo gioire qualche giorno più tardi al torneo grigionese ha rappresentato per l’Ambrì una bella vittoria dal punto di vista umano. Cereda lo ha impiegato in tutte le partite ed in ruoli importanti, anche se il rendimento di Zwerger non è mai stato una garanzia. La speranza è quella di vederlo affrontare una preparazione estiva senza intoppi, per capire davvero su quale livello può assestarsi.

Johnny Kneubuehler (50 GP, 12 gol, 5 assist, -3): Riesce per la prima volta ad andare in doppia cifra nel conteggio delle reti, dimostrando di aver fatto dei passi avanti in termini di freddezza, considerando anche i tre gol ottenuti in shorthand e la sua pulizia nel portare il disco nel terzo offensivo. È chiamato più volte a lasciare la sua “comfort zone” rappresentata dalla linea con Heim e Bürgler, e spesso gioca con profitto anche al fianco di altri compagni. Incontra comprensibilmente delle difficoltà quando deve giocare al centro, ma nel complesso quella appena disputata è stata per lui la miglior stagione in carriera in termini di gioco. Positivo il rinnovo di un anno, anche se il contratto di corta durata sembra preludere ad una sua futura partenza.

Alex Formenton (22 GP, 10 gol, 3 assist, +3): Il suo arrivo è stato giustamente accompagnato da qualche interrogativo etico e morale viste le questioni in cui è implicato il canadese, ma una volta sul ghiaccio Formenton ha dimostrato di essere un giocatore di livello superiore. La sua accelerazione ed in generale il pattinaggio non hanno eguali in Svizzera, e proprio grazie a questa arma si costruisce tante occasioni puntando dritto alla porta avversaria. In qualche serata il killer instinct gli fa difetto, ma per l’Ambrì è un innesto eccezionale e l’impatto è praticamente immediato nonostante il periodo di inattività. Con il suo arrivo per Cereda si aprono nuove opzioni tattiche, ed anche se a volte è apparso un po’ estraneo alla manovra corale, con i suoi intuiti ha sempre giocato con profitto. Nel frattempo le questioni legali in Canada restano pendenti, ed il suo futuro da determinare.

Daniele Grassi (50 GP, 3 gol, 10 assist, -7): Il capitano ci mette la consueta carica, ma non riesce a trovare il bilanciamento giusto e finisce nuovamente con il poco invidiabile titolo di giocatore più penalizzato della lega (24 sanzioni da due minuti). Sul ghiaccio porta più quantità che qualità, anche se è generoso in ogni ruolo ed anche quando deve giocare al centro. In forecheck risulta prezioso, mentre sottoporta non è particolarmente efficace e chiude la stagione con il bottino un po’ troppo magro di tre gol. Con un maggiore equilibrio nel suo gioco sarebbe ancora più prezioso per il bottom six.

Brandon McMillan (40 GP, 3 gol, 7 assist, -7): Riesce a strappare un rinnovo per il ruolo di settimo straniero ma, complice il flop di Shore, finisce per giocare quasi tutta la stagione e non lo fa sempre al meglio. Il suo impatto offensivo è troppo limitato e per l’Ambrì non rappresenta una vera fonte di “secondary scoring”, anche se la sua versatilità torna utile quando la squadra si trova in emergenza a livello di centri. Vive però anche diverse serate anonime e con poco impatto a livello di leadership. Complessivamente il suo apporto ha rappresentato un passo indietro rispetto alla passata stagione.

Valentin Hofer (47 GP, 4 gol, 5 assist, -7): È l’unico dei tre giovani integrati in squadra ad essersi conquistato un posto praticamente da titolare, anche se il suo ruolo si rivela estremamente diverso da serata a serata. Cereda si affida spesso a lui per portare energia e creare spazi nella linea dei due cechi, ma vive anche partite in cui finisce nelle parti basse del lineup oppure in sovrannumero. Per un ragazzo di 21 anni alla prima esperienza in National League mostra comunque una bella determinazione, sarà ora interessante vedere se saprà conquistarsi un posto fisso il prossimo anno.

Nick Shore (18 GP, 2 gol, 5 assist, -3): Il suo ingaggio era sulla carta ideale per le esigenze e gli equilibri dell’Ambrì Piotta, ma le cose non hanno mai funzionato. L’infortunio patito durante la preparazione non ha aiutato, ed una volta mandato sul ghiaccio non ha praticamente mai avuto un impatto significativo. Il Shore visto all’opera nella parentesi a Zugo era sicuramente su un altro livello, ma in Leventina l’americano è diventato un nuovo esempio di come nessuna operazione di mercato – pur con tutte le premesse corrette – sia esente da imprevisti. Il suo passaggio ad Ambrì è archiviato sotto la voce “delusioni”, e per lo staff questo ha rappresentato un problema visto che un giocatore della sue caratteristiche era fondamentale in termini di solidità.

Thomas Rüfenacht (8 GP, 1 gol, 4 assist, +2): In pista solamente per 18 partite complessive negli scorsi due anni a causa dei noti problemi fisici, il veterano era alla ricerca di una squadra che gli desse l’opportunità di sparare le sue ultime cartucce prima del ritiro. Rüfenacht ha trovato questa chance in un Ambrì alla ricerca di un innesto al centro ed in termini di leadership, ed ha rispettato il suo impegno in ogni singolo cambio. Il 38enne ha dato il massimo per quelle che erano le sue possibilità, portando sul ghiaccio quelle caratteristiche che gli hanno permesso di avere una carriera lunga e di successo. Anche se per poco tempo, ad Ambrì è stato un esempio.

Diego Kostner (29 GP, 1 gol, 3 assist, -6): Annata disgraziata per l’attaccante italiano. Il suo infortunio ad inizio dicembre avrebbe dovuto tenerlo out solamente per un paio di settimane, ed invece per Kostner rappresenta sostanzialmente la fine anticipata della stagione. La sua assenza si fa sentire e senza di lui il bottom six perde un punto di riferimento, ruolo che quando ha potuto giocare ha rivestito con l’affidabilità che abbiamo imparato a conoscere. È l’unico centro con un’efficacia sufficiente agli ingaggi.

Nando Eggenberger (10 GP, 0 gol, 2 assist, bilancio neutro): Grazie ad un prestito l’attaccante ha avuto l’opportunità di fare una prima esperienza con la sua futura squadra, e le sue qualità le ha subito messe in mostra. All’attacco leventinese ha portato quei chili che al reparto sono mancati, ed in generale si è presentato come un giocatore solido e con margini di crescita. Non ha mai fatto strabuzzare gli occhi, ma la sua presenza si sente a livello fisico e nelle battaglie con gli avversari. Ambrì sembra per lui in contesto giusto per crescere.

Noele Trisconi (49 GP, 2 gol, 2 assist, -9): È la generosità fatta persona, anche se con l’innalzamento del livello della lega sembra arrivato al limite. Fisicamente deve fare i conti con la sua statura, ma lui cerca di dare sempre il massimo ritrovandosi a rivestire molti ruoli diversi. Guardando alla concorrenza interna – e pensando in chiave futura – Hofer è apparso un passo davanti a lui, anche se in alcune circostanze Trisconi era in pista ed invece il numero 33 è finito in tribuna. Con una coperta corta in attacco ha comunque rappresentato una risorsa preziosa, ma sarà da capire se per l’Ambrì avrà ancora senso rinnovare il suo contratto.

Lionel Marchand (30 GP, 0 gol, 0 assist, -8): È il giocatore che fatica più di tutti a trovare un ruolo in squadra, e quando riceve l’occasione di scendere sul ghiaccio non si distingue per delle particolari caratteristiche. Per fare lo step necessario a giocare in National League dovrà migliorare nel pattinaggio – soprattutto in esplosività – e nella velocità d’esecuzione. Se vorrà ottenere un posto da titolare dovrà inoltre mostrare più fame e personalità.

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