LUGANO – ZUGO
1-4
(0-2, 0-1, 1-1)
Reti: 00’56 Wingerli (Hansson, Martschini) 0-1, 17’31 Allenspach (Herzog, Bengtsson) 0-2, 27’41 Hansson (Wingerli, Biasca) 0-3, 48’08 Martschini (O’Neill) 0-4, 56’13 Verboon (Zanetti, Andersson) 1-4
Note: Cornèr Arena, 4’602 spettatori
Arbitri: Hürlimann, Tscherrig; Wolf, Schlegel
Penalità: Lugano 3×2, Zugo 2×2
Assenti: Marco Müller, Lorenzo Canonica, Cole Cormier, Markus Granlund, Santeri Alatalo (infortunati), Stephane Patry (ammalato), Arno Snellman (sovrannumero)
LUGANO – Non sa più essere se stesso il Lugano, e la cosa preoccupa un po’ perché la brutta faccia dei bianconeri è riapparsa improvvisamente dopo la grande prestazione di Zurigo, quando si pensava che la squadra di Luca Gianinazzi fosse finalmente pronta a volare.
Invece le due partite casalinghe contro Losanna e Zugo hanno rappresentato una brutta doppia caduta contro il pavimento, e le assenze di questo periodo, seppur molto pesanti spiegano solo parte di queste prestazioni. Il Lugano che contro i tori ha recuperato Samuel Guerra infatti non solo è apparso in netto calo di lucidità e di brillantezza fisica – e questo può starci nella situazione in cui si trovano i bianconeri – ma assieme a questa mancanza di esplosività sono apparsi vecchi errori, forse meno appariscenti contro il Losanna, ma messi molto più in evidenza dalla velocità di esecuzione (impressionante, va detto) della squadra di Dan Tangnes.
Privo pure di Jan Kovar, lo Zugo è comunque sceso nel Sottoceneri in modalità da battaglia, mettendo subito sul ghiaccio un ritmo indiavolato e un pattinaggio infuocato, sorprendendo un Lugano da subito poco pronto a subire un tale ritmo, prendendo i bianconeri immediatamente per il collo.
L’azione del vantaggio ospite ha messo in chiaro quali fossero le differenze nell’esecuzione tra le due squadre, Wingerli ha infilato il disco alle spalle di Schlegel dopo una giocata a tre del primo blocco che ha lasciato di stucco tutti. Da quello choc iniziale però il Lugano sembrava in grado di uscirne almeno inizialmente, Hollenstein ha sentito maggior pressione verso la sua porta e anche se non sono arrivate conclusioni veramente pericolose, i bianconeri hanno dato l’impressione di poter risalire la china.
Questo però fino ai minuti finali del primo periodo, quando lo Zugo ha di nuovo alzato ulteriormente i giri del motore e allora la difesa di casa ha ricominciato a sbandare, come sulla rete di Allenspach, dimenticato da tutti nello slot basso, e poi in occasione dello 0-3 di Hansson, con il Lugano incapace di liberare il terzo e di mantenere le marcature, perdendo rapidamente ogni riferimento davanti a Schlegel.
È stato soprattutto nel periodo centrale che si è vista tutta la differenza tra le due squadre e a un certo punto si è avuto paura per una brutta imbarcata, perché i bianconeri hanno mostrato veramente tanti limiti, vecchie paure e vecchi errori, soprattutto nella gestione del disco e nei movimenti in retrovia, faticando tremendamente mantenere un minimo di controllo del disco.
Rimane difficile capire come il Lugano sia potuto passare da quella serie di sei vittorie consecutive, meritate e costruite con un ottimo hockey arrivando fino al picco della Swiss Life Arena e poi sbattere improvvisamente contro un muro senza alcun preavviso. Molti giocatori, come aveva sottolineato Luca Gianinazzi dopo la sconfitta contro i vodesi, sono tornati lontani dai loro standard, tra cui un Wolf in grande difficoltà, Ruotsalainen, Andersson, e anche qualche giovane come Hausheer comprensibilmente sta sperimentando degli alti e bassi come è naturale che sia per chi è stato improvvisamente proiettato in una nuova realtà.
Venerdì arriva il derby alla Gottardo Arena e il Lugano inaspettatamente non ci arriva in grandi condizioni, anche se potrà contare sul rientro di Markus Granlund. Solo in quell’occasione capiremo se il derby potrà riportare sulla giusta carreggiata i bianconeri, perché come già detto, risulta impossibile capire come il Lugano sia passato dalle stelle alle stalle in una maniera così repentina. Occorre sperare che sia solo una questione di testa.
IL PROTAGONISTA
Andreas Wingerli: Con Kovar infortunato è toccato allo svedese prendere il posto al centro lasciato dal ceco e il velocissimo attaccante dello Zugo ha risposto subito alla grande. Con il suo pattinaggio ha messo in crisi i più statici difensori del Lugano ed è stato una costante spina nel fianco dei suoi avversari. Impressionante la sua capacità di creare occasioni dal nulla solo contando su una velocità di pattinaggio ben superiore alla media, e alla Cornèr Arena ha potuto sguazzare.
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