SVIZZERA – SVEZIA
2-3
(1-0, 0-1, 1-1, 0-1)
Rigori: Burakovsky, Niederreiter, Burakovsky
Note: Mosca, 8’214 spettatori. Arbitri Fonselius, Iverson; Nieminen, Ponomarjow
Penalità: Svizzera 9×2′, Svezia 8×2′
MOSCA – La Svizzera ha a lungo accarezzato l’idea dell’impresa contro la Svezia, ma nel penultimo incontro del girone è uscita sconfitta dalla contesa con il risicato punteggio di 3-2 dopo i rigori. Contro uno degli avversari che più difficilmente siamo riusciti a gestire negli ultimi anni una sconfitta era pronosticabile, ma la Nati ha venduto molto cara la pelle. Nonostante il KO, infatti, i rossocrociati hanno dominato per gran parte dell’incontro in situazione di 5 contro 5 e sono stati affossati solo da alcuni episodi e dagli special teams.
Gli svedesi, che nell’occasione hanno fatto debuttare il neo-arrivato Burakovsky e che prossimamente potranno contare pure sui difensori Ekholm e Klingberg, hanno iniziato la sfida in sordina, subendo le iniziative di una squadra rossocrociata ancora orfana di Raphael Diaz.
Nel primo periodo i rossocrociati si sono così fatti di gran lunga preferire, controllando bene le folate offensive degli avversari e rischiando solo in occasione di gravi disattenzioni individuali in fase di ripartenza (pensiamo in particolare agli erroracci di Schneeberger e Grossmann).
Dopo diverse ottime chances generate da rapide combinazioni di passaggi di prima il gol era nell’aria, ed il meritato 1-0 è finalmente caduto ad 1’39 dal termine per mano del sempre più indispensabile Andrighetto. Il giovane dei Canadiens ha bruciato il colosso Markstrom con un polsino al fulmicotone, dimostrando nuovamente di essere uno degli attaccanti migliori a disposizione di Fischer.
Il match è proseguito sui binari del forte antagonismo e, nel secondo periodo, è diventato sempre più nervoso. Gli svedesi, abili provocatori, sono riusciti a conquistare furbescamente diversi powerplay, venendo pure in alcuni frangenti favoriti dalla quaterna arbitrale.
Sugli sviluppi dell’ennesima superiorità numerica, Sundstrom ha realizzato l’1-1 sfruttando l’assist di Omark e andando a battere un Berra che sin lì si era molto ben comportato. Feriti dal pareggio, i rossocrociati hanno reagito con veemenza ed hanno immediatamente ricominciato a spingere, cercando il nuovo vantaggio ma infrangendosi a più riprese sul cerbero svedese.
Il pertugio giusto l’ha trovato Hollenstein in avvio di terzo tempo, deviando una botta dalla blu di Blum – gran partita la sua – e coronando con una rete un periodo di tre superiorità numeriche praticamente consecutive conquistate dagli uomini di Fischer. Sulle ali dell’entusiasmo, i confederati hanno anche avuto la possibilità di chiudere il match in 5 contro 3, ma hanno mancato di concretezza per blindare il risultato.
Gli svedesi, completamente annichiliti per 10’, sono tornati a farsi vedere dalle parti di Berra nuovamente con l’uomo in più sul ghiaccio, colpendo immediatamente con una bella deviazione di Nyquist al loro primo tiro in porta del tempo.
Da quel momento è stato un assolo della selezione delle tre corone, che ha decisamente cambiato marcia ed ha schiacciato gli svizzeri senza sosta nel loro terzo. Il fortino ha però resistito sino al termine e così, pur avendo flirtato a lungo con la posta piena, la Nati ha messo al sicuro perlomeno un punto.
Nel supplementare dominio totale dei nordici, che per 5 minuti hanno monopolizzato il puck portando a spasso l’intera retroguardia rossocrociata e dimostrando che, nonostante tutto, la differenza di qualità tra le due squadre è in realtà più marcata di quanto vistosi nell’arco dei 60’. Grazie ad un Berra davvero ottimo, Nyquist e compagni non sono però riusciti a chiudere l’incontro nemmeno nell’overtime, dovendo affidarsi ai rigori, dove le due reti di Burakovsky sono state decisive (per gli svizzeri in gol solo Niederreiter).
Una delle partite più ispirate del torneo dunque, ma nonostante grande voglia ed intensità il bottino resta misero. Questa è ancora la differenza maggiore tra la Svizzera e le grandi squadre, ovvero la mancanza di quel killer instinct che ti permette di chiudere le partite in cui per larghi tratti risulti superiore dell’avversario.
I quarti di finale restano sempre a portata, ma per continuare a sognare servirà una nuova impresa martedì contro la Repubblica Ceca. In questo caso non basterà la solita sconfitta onorevole, ma sarà d’obbligo ottenere i tre punti a prescindere da quello che accadrà tra Danimarca e Kazakistan.