LUGANO – ZSC LIONS
3-2
(1-2, 1-0, 0-0)
Rigori: Pettersson, Filppula
Note: Resega, 5’546 spettatori. Arbitri Eichmann, Mollard; Abegglen, Mauron
Penalità: Lugano 2×2′, ZSC Lions 4×2′
LUGANO – Se lo si vuole chiamare “test” si faccia pure, ma la sfida della Resega tra Lugano e ZSC Lions aveva in palio ben più di una semplice controprova per i bianconeri, ma rappresentava anche la ghiotta occasione di rosicchiare altri punti preziosi verso le posizioni che contano e tentare di rientrare in una lotta per il terzo posto.
Dopo la dispendiosa vittoria in quel di Friborgo, gli uomini di Fischer hanno atteso gli ospiti confermando la formazione vittoriosa col minimo scarto in terra burgunda, non fosse alto che alla lunga lista degli assenti si è aggiunto pure Reuille, sostituito nel quarto blocco da Kuonen.
Non ha lasciato nulla al caso il coach sottocenerino, dimostrandolo soprattutto confermando Manzato quale portiere titolare, il quale, attraversando un fantastico periodo di forma, ha quindi “soffiato” il posto a Merzlikins per la quarta volta consecutiva.
Entrambe le squadre hanno mostrato per i primi minuti alcune difficoltà causate anche dai ranghi corti, ma ciò ha contribuito a rendere la sfida subito appassionante e intensissima, con molte occasioni su ambo i fronti. A fare la differenza nel primo periodo sono stati quei dettagli su cui il Lugano deve ancora lavorare, ossia il power play e l’organizzazione difensiva davanti a Manzato.
Poco da dire sul gran polsino di Keller che ha aperto lo score, ma sull’immediato raddoppio di Künzle la difesa bianconera ha mostrato troppa sufficienza nel marcare – si fa per dire – l’autore della rete e il suo compagno Schäppi.
Fortuna vuole che il Lugano ha saputo reagire senza farsi prendere dal panico, e complice anche un interessante quanto casuale cambiamento che ha portato Klasen a giostrare al fianco di Brunner, i padroni di casa hanno guadagnato velocità, e alla rete di un generossissimo Pettersson – ottimo lavoro preparatorio dello stesso svedese e di Sannitz – sono seguite due grandi occasioni proprio sul bastone del numero 98, apparso più a suo agio negli schemi di gioco.
Questa nuova verve è proseguita anche nel periodo centrale, giocato con più attenzione dai padroni di casa, seppur con qualche errore di troppo sulla linea blu offensiva, ma la copertura dinnanzi a Manzato ha avuto risultati più efficaci. Il solo blocco di Wick ha portato pericoli concreti davanti al portiere bianconero, ma una difesa sorretta dagli eccellenti Maurer, Chiesa e Kparghai ha retto l’urto con grande autorità.
Proprio il numero 96 ha pareggiato i conti ancor prima di metà partita, suggellando l’ottimo lavoro di tutta la squadra, intenso, continuo e partecipe di tutti i quattro blocchi. Proprio una maggior partecipazione dei difensori alla manovra offensiva ha permesso al Lugano di proporsi con più equlibrio e continuità verso il bravo Schlegel, e il risultato di 2-2 alla seconda pausa è stato più che meritato.
Il timore era che i bianconeri perdessero brillantezza e gli zurighesi guadagnassero ghiaccio, ma ciò che si è visto nel terzo tempo ha rallegrato tutti. In generale un hockey di alto livello per intensità e velocità da parte di entrambe le squadre, ma la crescita esponenziale del Lugano nel corso dei minuti finali è stata esaltante.
Uno sforzo enorme, che ha visto gli uomini di Crawford sulle ginocchia per svariati momenti, con i padroni di casa che, girando per buona parte dell’incontro a 4 blocchi, hanno imperversato dalle parti del bravissimo Schlegel senza però trovare quella che sarebbe stata la rete del meritatissimo vantaggio. Sforzi profusi anche nell’overtime, senza però mai arrivare a depositare il disco nella rete e decisione ai rigori, dove Pettersson e Filppula hanno regalato la vittoria alla propria squadra.
Si diceva di questa partita come di un test. Ebbene, il Lugano aldilà dei soliti difetti – power play, sterilità offensiva, momenti di vuoto davanti al portiere – ha risposto con una prova di forza, mettendo la propria autorità di fronte a uno ZSC Lions che ha comunque contribuito a rendere la partita di alto livello e vibrante sino all’ultimo.
Fischer può essere soddisfatto dell’attitudine dei suoi giocatori, di quegli elementi come Pettersson, Sannitz, Maurer, Kparghai e Bertaggia che si sono sacrificati a un enorme lavoro a tutta pista e di un Manzato strepitoso.
E quasi in ombra sono passate le prestazioni opache di un Klasen un po’ arruffone e un Calle Andersson distratto, perché il lavoro di squadra visto all’opera è stato eccezionale. Piano piano anche Brunner sta ingranando, le occasioni da rete stanno arrivando, con un po’ più di stabilità nella propria linea – leggasi: Walker un po’ pasticcione e frettoloso col disco – anche il numero 98 avrà la sua fondamentale importanza nello scacchiere bianconero.
No ci si sieda sugli allori, comunque, perché se questa vittoria sa di segnale importantissimo e significativo, altrettanto fondamentale sarà la capacità di ripetersi, tenendo conto che la regolarità di rendimento – non solo per punti ma anche per prestazione – di questo Lugano è una delle cose da ritrovare assolutamente.
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