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Lugano

Al Lugano stavolta non riesce la rimonta, il Kloten si impone per 3-2

meta

KLOTEN – LUGANO

3-2

(2-1, 1-1, 0-0)

Reti: 5’04 Shore (Stoop, Bieber) 1-0, 11’30 Bürgler (Hofmann) 1-1, 14’12 Grassi (Back, Harlacher) 2-1, 22’30 Santala (Hollenstein, Sanguinetti) 3-1, 34’01 Wilson (Martensson, Klasen) 3-2

Note: SWISS Arena, 4’912 spettatori. Arbitri Clément, Kurmann; Abegglen, Gnemmi
Penalità: Kloten 6×2′, Lugano 5×2′

KLOTEN – Dev’essere un qualche tipo di sindrome che impedisce al Lugano di esprimersi sui suoi livelli prima di almeno metà partita, oppure semplicemente è un problema di approccio un po’ troppo allegro alle partite. Ovviamente l’opzione maggiormente indiziata è la seconda, dato che i bianconeri di nuovo hanno dovuto aspettare di andare in svantaggio (quello doppio) per risvegliarsi e accendere motore.

Sicuramente non è facile per la squadra di Shedden dover far fronte alle assenze di 5 (!) titolari di difesa e al miglior portiere del campionato, sfideremmo chiunque, e anche la Swiss Arena di Kloten è una pista che ha già dimostrato di far male (chiedere al Berna…) grazie all’eccellente impostazione data da Tirkkonen alla sua squadra, per qualcuno inspiegabilmente destinata a essere una delle cenerentole del campionato, anche se siamo solo all’inizio.

Di necessità virtù ha fatto Shedden, e oltre ad aver schierato di nuovo Riva tra i titolari (11 minuti di ghiaccio per il giovane) ha portato a Kloten anche il neo arrivato Ryan Wilson che, nonostante fosse alla sua prima partita della stagione, ha retto bene per quasi 29 minuti di ghiaccio, in qualsiasi situazione, facendo intravedere la sua ottima predisposizione di all rounder e ottimi spunti offensivi, trovando pure la soddisfazione del gol al suo esordio.

Proprio la rete del canadese è stata quella che ha svegliato dal torpore il Lugano, fin lì sotto per 3-1 e in balia di qualche errore di troppo che ha portato a prendere penalità evitabili, oltre che a incassare tre reti decisamente da mangiarsi le unghie. Se sulla prima rete di Shore è stato tutto il blocco bianconero a rimanere imbambolato mentre il centro si faceva tutto il giro della pista prima di battere in backhand Manzato, sul 2-1 e sul 3-1 le responsabilità di un portiere poco reattivo e lento nello spostamento – oltre che decisamente meno combattivo nello slot rispetto a Merzlikins – sono state evidenti.

Dalla rete di Wilson il Lugano ha cominciato a cambiare marcia, portando finalmente quel sano forecheck sul portatore del disco che ha indotto spesso i difensori di casa all’errore in uscita e transitando da difesa ad attacco con maggior velocità, saltando la difesa e portando Wilson e Ulmer a dare profondità agli attacchi.

Il terzo periodo infatti è stato praticamente un monologo bianconero, dal palo colpito da Walker al 45′ sono cominciate a fioccare le occasioni, ma una mira decisamente fuori bersaglio, la solita leziosità – Bertaggia fin troppo altruista ultimamente – e un Boltshauser bravo e fortunato hanno impedito la rimonta ai ragazzi di Shedden.

Rimonta che era alla portata grazie anche alle penalità prese dal Kloten nei minuti finali, ma anche il power play si è messo a fare cilecca, materializzando una sconfitta che è la punizione per non saper affrontare le partite con la giusta attitudine sin dai primi minuti. È lampante come il Lugano sia potuto passare da due estremi, da quando il Kloten riusciva nei primi minuti a entrare tra le maglie difensive come una lama rovente nel burro, a quando nel terzo tempo ha bombardato Boltshauser schiacciando il Kloten nel terzo continuando a ruotare a quattro blocchi regolarmente.

Perché questa una delle potenzialità da sfruttare di questo Lugano, un quarto blocco che sa contenere e dare un’impronta fisica alla gara quanto attaccare e andare a rete, ed è un peccato non riuscire a premiare questa qualità. A mancare piuttosto – oltre alla calma e alla freddezza nel primo blocco – è una seconda line offensiva che al momento trova uno Zackrisson ancora un po’ un oggetto misterioso, pulito, diligente e ordinato finché si vuole ma privo di quello spunto in più, tanto che le azioni migliori partono sempre sull’asse HofmannBürgler, con il numero 87 di nuovo a segno con il cinismo che lo ha reso famoso.

Il Lugano deve trovare il modo di aggredire subito la partita, ma occorre farlo con concentrazione, soprattutto in un momento già delicato per i problemi delle assenze, e si spera che Manzato sappia cogliere la sua occasione meglio di come abbia fatto alla Swiss Arena, sennò l’assenza di Merzlikins rischia di essere più lunga e pesante di quanto non sia già ora.

fattore2
APPROCCIO ALLA PARTITA NON ALL’ALTEZZA:
Non è la prima volta che il Lugano fatica nelle entrate in materia, ma finora era riuscito a rimediare grazie al talento offensivo dei suoi uomini migliori.

Stavolta a Kloten la minestra è andata di traverso, e la rimonta è rimasta incompiuta, ma era solo la legge dei grandi numeri che faceva la sua comparsa, prima o poi i bianconeri si sarebbero scottati.

Nulla di grave perdere a Kloten, ci mancherebbe, vista anche la situazione dell’infermeria, e ciò che si è visto nel terzo tempo e da parte di un Ryan Wilson promettente fa comunque ben sperare. Ma fa anche rabbia, perché sarebbe bastato un tempo e poco più giocato a quei livelli per portare a casa la posta piena.

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