LUGANO – Da un estremo all’altro. Da un giovanissimo coach da formare a un esperto di livello internazionale, addirittura una leggenda per il suo passato da giocatore. Il momento lo richiedeva un cambio di rotta del genere, la situazione non poteva essere messa in mano a qualcuno ancora alle prime armi (il pericolo della scelta interna e di comodo) e da un certo lato l’ingaggio di Uwe Krupp sorprende in positivo.
Ci si poteva infatti aspettare l’arrocco interno da una società che in passato ne aveva fatto una scelta gettonata, ci si poteva aspettare anche il classico nome di comodo stracotto, invece per le tempistiche a disposizione e il carisma dello stesso allenatore tedesco probabilmente al momento non si poteva cercare profilo migliore.
Certo, solo tempo dirà se “King Kong” sarà in grado di togliere dal fango il Lugano, ma come esperienza, personalità, semplicità delle sue idee tattiche e capacità motivazionali probabilmente non c’era nessuno – o poco – di meglio a disposizione.
I tempi però son stretti, sedici partite paiono tante, in realtà volano nel giro di un mese e mezzo. E se si è arrivati a questo punto è da una parte per la buona volontà dell’Hockey Club Lugano, dall’altra per quella che è apparsa da mesi come una gestione superficiale di situazioni a cui andava messa mano appena se ne percepivano i primi segnali.
Non è l’intenzione di puntare su Luca Gianinazzi che è stata sbagliata se tanto si è creduto in lui, nemmeno quella di insistere su un’idea su cui si è creduto molto, ma è stata pericolosa da subito la gestione della sua permanenza dopo una stagione e mezza promettente, credendo che ormai potesse governare la nave tutto solo senza aver bisogno dell’aiuto di nessuno, e questo è sfociato infatti nell’ingaggio di Antti Törmänen come consigliere.
Scaricato anche il direttore sportivo Hnat Domenichelli – in fedele memoria al suo “Gianinazzi sarà il mio ultimo allenatore a Lugano” – dopo anni di alti e soprattutto bassi nella costruzione della squadra, si è avuta l’impressione dopo l’ultima conferenza stampa che le responsabilità siano state distribuite a coriandoli qua e là, ma che di autocritica vera e trasparente se ne sia vista poca.
Soprattutto hanno sbilanciato il tutto le parole su un pubblico che “borbotta” facilmente – a dire la verità ha borbottato con il Lugano penultimo e fautore di spettacoli disarmanti sul ghiaccio, è da biasimare? – e poco si è sentito sulla mancata gestione dei momenti critici proprio da parte di una società apparsa ai più come distaccata in certi momenti.
Ci si riferisce ai primi mormorii, alle parole di Thürkauf sullo spogliatoio dirottate verso la scusa delle difficoltà linguistiche, all’arrivo incomprensibilmente tardivo di Justin Schultz in un momento di grave emergenza infortuni e alla sua repentina partenza, passando poi dalle serate fuori dalla realtà contro il Friborgo con relative dichiarazioni pesanti di Domenichelli a cui niente ha fatto seguito e che nessuno ha voluto apparentemente avvalorare, facendo pensare che le visioni di gestione non collimassero con tutti i protagonisti della vicenda.
Insomma, mancanze nella comunicazione, dove troppo poca e dove troppa e fuori luogo, soprattutto laddove si pensa ancora erroneamente che i tifosi non siano in grado di capire certe dinamiche, come la squadra fatta a dire della presidente troppo di “amici”, in un contesto in cui “lo scontro a volte è sano” (questo è invece sacrosanto) un tentativo maldestro di coprire uno spogliatoio arrivato allo sbrocco, e su cui forse era meglio soprassedere del tutto ora che c’è stato lo strappo del cerotto?
In tutto questo non dimentichiamoci che Luca Gianinazzi ha avuto le sue responsabilità, intestardendosi sui suoi dogmi che non potevano più essere portati avanti, probabilmente perdendo come conseguenza la credibilità da parte di alcuni leader o almeno di un angolo di spogliatoio, ma è proprio alle prime avvisaglie di questi problemi con un coach così giovane che una società deve intervenire tempestivamente.
Ora che le cose sono passate si spera che lui stesso possa fare dell’esperienza tra i grandi un punto di ripartenza dopo una carriera bruscamente “deviata” per la grande occasione – c’è chi dice che non avrebbe dovuto accettare, ma siamo onesti, chi non lo avrebbe fatto davanti all’opportunità di realizzare un sogno? – perché “Giana” si è dimostrato intelligente e in grado di apprendere velocemente, e nonostante tutto si è guadagnato rispetto nell’ambiente e di sicuro la sua carriera non finirà qui, glielo si augura con tutto il cuore.
Il distacco dall’ex coach è stato emotivamente difficile per molti, per la sua giovane età, per quanto ha sempre dimostrato di tenerci e per il suo essere bianconero, e proprio questo colpo dovrà restare sulla pelle del club come una cicatrice che ricorderà come gestire meglio certi errori.
Ora però tutto è stato detto, voltiamo pagina, è il momento di Uwe Krupp. Si è un po’ mormorato sulla scelta dei suoi assistenti, ma un coach che arriva dall’estero e non conosce la realtà ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno di interno – e Antti Törmänen comunque è sempre lì – il tempo è troppo poco per pensare di dover adattare altre persone da fuori e probabilmente ci sono anche questioni di budget da rispettare.
Però ora grande parte della responsabilità passa sulle spalle dei giocatori, la scossa emotiva del nuovo coach forse (forse) porterà la classica ripartenza, ma proprio da loro dovrà esserci la volontà vera di ripartire e di fare uno sforzo non indifferente per perlomeno limitare i danni di una stagione in gran parte compromessa.
E tutto questo in attesa di capire chi sarà il direttore sportivo che pianificherà la prossima stagione, il quale dovrà avere un peso specifico maggiore di Hnat Domenichelli soprattutto nelle scelte dei giocatori stranieri e probabilmente anche più esperienza nel ruolo come posizione di riferimento. Dovrà essere un totem in uno scacchiere bisognoso di figure decisionali forti capaci di emergere e di prendere in mano la situazione ai primi scricchiolii, prima che diventino vere e proprie crepe nei muri.
Per Krupp il tempo crudelmente già stringe, ma paradossalmente difficilmente lui potrà uscire male da questa esperienza, comunque vada, proprio per la situazione precaria e i tempi molto corti. Il club bianconero invece ha ancora la fortuna di avere tutto il tempo necessario per pianificare al meglio l’ennesima ripartenza della prossima estate, possibilmente senza lasciare nulla al caso.