ZSC LIONS – LUGANO
5-3
(0-1, 4-1, 1-1)
Note: Hallenstadion, 9’109 spettatori. Arbitri Michael Küng, Kurmann; Peter Küng, Progin
Penalità: ZSC Lions 2×2′, Lugano 2×2′
ZURIGO – Non era necessaria la doppia sfida contro lo ZSC Lions per mettere in evidenza tutti gli attuali limiti del Lugano, ma la capacità e l’esperienza dei vice campioni svizzeri ha pigiato con violenza sui tasti dolenti dell’ingolfata macchina bianconera.
Partiti alla volta della città sulla Limmat con di nuovo Hirschi ma senza l’ammalato Walker, i bianconeri erano decisi a vendicare la sconfitta di sabato scorso, quando in un match giocato alla pari – se non quasi meglio – dei tigurini, Brunner e compagni erano stati puniti ad ogni errore commesso.
E proprio il topscorer bianconero è stato protagonista in negativo anche della sfida all’Hallenstadion, regalando con i suoi errori la rete del 2-1 e del 5-3. Sul piano del gioco generale è stata una partita sulla falsa riga di quella della Resega, con lo Zurigo stavolta sì padrone di casa, ma con il Lugano in grado di mettere in seria difficoltà Shannon e banda.
A chiudere avanti un primo tempo sostanzialmente equilibrato è stata proprio la truppa bianconera, che ha trovato la rete al 19’ grazie a un Klasen in crescita, servito da un altrettanto migliore Martensson in contropiede. Il periodo centrale è stato il fermo immagine del momento bianconero: lotta, grinta e movimento, fore checking, e occasioni sciupate malamente e con un po’ di sfortuna, come sul palo di Reuille.
E al primo errore, tac, lo ZSC passa. Anche se sulla prima rete Merzlikins non è stato impeccabile non si può parlare di errore vero e proprio, ma lo spazio concesso a Matthews – che ormai è alquanto conosciuto – è stato decisamente troppo. Peggio ancora sul vantaggio dello ZSC, con Brunner a regalare un disco in short hand e la leggerezza mostrata sulle reti numero 3 e 4 non devono aver fatto felice Fischer.
Sostituito Merzlikins con Manzato, il Lugano nel terzo tempo ha cercato ardentemente la rimonta, sullo slancio del 4-2 trovato da Martensson sullo scadere del periodo centrale, ma gli sforzi sono stati vani, nonostante la mole di lavoro non indifferente, la convinzione e le occasioni sciupate – bravissimo Schlegel, ma quanta imprecisione…- cadute in numero decisamente sufficiente per pensare pure di ribaltare la partita. Il solo disco messo in fondo ala sacco da Filppula ha mantenuto alta la tensione, ma a segnare è stato ancora lo ZSC con Shannon, a porta vuota e con l’aiutino del solito errore di Brunner.
È un Lugano che mostra grinta e voglia di lottare, che crea molto e che sa mettere in difficoltà anche i Lions in casa propria con un fore checking molto attivo e pressante, ma che poi dimostra fragilità, pagando a carissimo prezzo ogni errore.
L’equilibrio non è ancora stato trovato, e questa difficoltà passa anche dalle mani sciagurate di un Brunner che sbaglia tutto ciò che può sbagliare, dalle occasioni da rete ai turn over, palesando troppa nonchalance nelle situazioni che richiedono concentrazione e precisione.
Impensabile poi che una squadra dotata di tanto talento e potenziale offensivo debba creare così tante occasioni per segnare 2 o 3 reti a partita, pur che sia lo ZSC di turno, ma se invece di voler arrivare con il disco in porta si cercasse di più la rete “sporca” magari qualche deviazione o disco ballonzolante potrebbe aiutare.
Urge assolutamente una registrazione della transizione attacco-difesa, situazione in cui gli spazi per gli attaccanti avversari è stato decisamente troppo, così come una regolata alla mira, ma alla fine il Lugano deve cercare di fare ciò che più conta: vincere, anche senza il bel gioco. Perché è vero che il quarto posto è distante solo 6 punti, ma vedere la squadra bianconera incagliata in quei bassifondi è veramente deprimente.
Tre errori di piazzamento e tre reti fotocopia insaccate con il consueto cinismo da Matthews e compagni, che hanno pure fatto i loro sbagli, ma il Lugano non ha saputo approfittarne fino in fondo, privi del mestiere e della freddezza dei loro avversari.