LUGANO – ZUGO
2-5
(0-2, 2-2, 0-1)
Reti: 7’45 Suri 0-1, 15’26 Martschini 0-2, 21’53 McIntyre (Diaz) 0-3, 28’48 Lapierre (Kparghai, Furrer) 1-3, 38’12 Lapierre (Sannitz) 2-3, 38’54 Stalberg (Klingberg, Roe) 2-4, 59’53 Stalberg 2-5
Note: Resega, 5’379 spettatori. Arbitri Dipietro, Vinnerborg; Abegglen, Fluri
Penalità: Lugano 2×2′, Zugo 1×2′
LUGANO – Una volta c’era quella teoria delle “tre C” – che non staremo qui a ripetere per ovvi motivi – ma venerdì sera alla Resega al Lugano ne è mancata almeno una, quella che compone la parola “cervello”.
Le altre due, i bianconeri le hanno mostrate seppure per solo buona parte dell’incontro ma cuore e attributi non funzionano se assieme non c’è la testa a districare pensieri e volontà. La testa è mancata soprattutto in un allegro primo periodo, nel quale i bianconeri hanno avuto sì almeno 3-4 grossissime occasioni per passare, ma nel contempo hanno lasciato che le veloci ali dello Zugo penetrassero nel terzo di difesa come lame roventi nel burro.
Con una difesa già messa un po’ maluccio, senza gli infortunati Ulmer, Vauclair e Wellinger, ossia tre dei migliori portatori del disco nonché uomini d’ordine (esordio per il giovane Matewa) anche Merzlikins ci ha messo un po’ del suo per rendere più difficile una serata che non era già partita con i migliori auspici.
Un’inchiodata sul palo alla sua destra con Suri lesto ad approfittarne su quello opposto e un tiro potente ma non imprendibile, ad altezza gambale, di Martschini hanno trasformato il risultato fin sul 2-0 in favore dei tori che, commossi, hanno ringraziato per cotanto spazio. Moltissimi i tiri degli ospiti nel primo tempo, pochissima la protezione sul portiere bianconero, tanto da indurre Ireland a proporre una mossa praticamente a sorpresa.
La mossa in questione ha di fatto tolto dalla porta del Lugano Merzlikins per fare spazio a Manzato a partire dal periodo centrale, non si sa quanto per “colpa” di Merzlikins o quanto per dare una svegliata alla difesa, fatto sta che lo scambio non ha nemmeno avuto il tempo di essere annotato che lo Zugo era già sul 3-0. Un appoggio nel traffico di Diaz deviato senza alcun disturbo da McIntyre ha dato la svolta decisiva al match, portando lo Zugo sul vantaggio decisivo già al 21′.
Una rete che ha avuto risvolti decisamente negativi nella testa del Lugano, che ha cominciato ad abbassare il ritmo delle operazioni, a sbagliare anche le cose più semplici, e Chiesa e compagni hanno impiegato così poco più di 10 minuti per riprendersi e cominciare la rincorsa.
Da metà partita via i padroni di casa hanno iniziato a prendere coraggio per controllare il gioco, lo Zugo ha preferito chiudersi per controllare e lo ha fatto piuttosto bene nonostante tutto.
La rete di Lapierre al 28′ ha ridato le speranze, ha fatto crescere la “garra” nelle gambe dei propri compagni, addirittura lo splendido assolo in shorthand del canadese 10 minuti più tardi ha riaperto una partita che si era inclinata tutta da una parte.
A rimandare nel fosso i bianconeri però ci ha pensato Stalberg nello stesso power play in mischia sfruttando uno dei tanti errori di liberazione del terzo da parte del Lugano – grossi limiti e responsabilità durante l’incontro per un Ronchetti sempre fuori tempo e posizione – a pochissimo dalla seconda sirena.
Il tentativo di rimonta nel periodo conclusivo ha visto il Lugano comandare totalmente le operazioni, ma come detto all’inizio, a Klasen e compagni sono mancate la testa, la pazienza e la freddezza, oltre a un pizzico di fortuna sui pali di Kparghai e Hofmann.
Stoppati da un grande Stephan, i ragazzi di Ireland nulla hanno potuto nonostante la mole di lavoro e la moltitudine di tiri, lo Zugo ha fatto valere più furbizia e una prima parte di gara a proprio favore.
Nel Lugano si sono visti limiti preoccupanti dalla difesa in fase di uscita e costruzione, e la squadra ha mancato di andare dove faceva più male, ossia davanti ai due portieri, per proteggere Merzlikins e disturbare Stephan, lasciando troppa libertà agli avversari.
È il primo momento delicato della stagione per i bianconeri, sconfitti tre volte di fila, se la classifica non fosse più che tranquilla, chissà quanto varrebbe il derby della Valascia di sabato.
IL PROTAGONISTA
Tobias Stephan: A differenza di Merzlikins, caduto nel primo tempo su due reti sicuramente non disastrose ma evitabili, il portiere dello Zugo ha messo su un muro quando il Lugano ha cominciato a spingere, trovando interventi spettacolari ed efficaci.
Una prima parte vinta dai suoi compagni, una seconda protetta da lui stesso, perfetto complemento.
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