AMBRÌ – Avrebbe probabilmente meritato di andare almeno all’overtime il Lugano di David Aebischer. Migliore dei biancoblù in entrata di partita e nel secondo periodo, i bianconeri hanno però forse perso un po’ di smalto nell’ultima frazione.
“Penso che il riassunto sia in definitiva corretto e che avremmo meritato qualcosina in più. Di nuovo si è visto quanto sia dura questa lega e quanto sia difficile andare a punti”, ci ha spiegato il difensore. “L’Ambrì è un’ottima squadra, specialmente davanti al suo pubblico. Ci sono cose positive da portare a casa, ma i dettagli e dei piccoli errori hanno fatto la differenza. Io parto dal principio che sia tutto un processo, la stagione è ancora lunga. Se giocheremo così ogni match raccoglieremo più vittorie che sconfitte”.
Era il tuo primo derby, seppur non nelle mura amiche…
“Sono contento, è stata una bella esperienza. Posso mettere una crocetta nella mia “bucket list”. È uno dei derby più belli della Svizzera e poterlo giocare è geniale, ovviamente però la sconfitta è un peccato e alla fine c’è un gusto amaro”.
Avete perso Dahlström durante il corso della partita, vi ha complicato la vita soprattutto a voi difensori?
“È chiaro, lui è un giocatore chiavo specialmente a livello difensivo ed è molto solido. L’hockey è però un gioco in cui ci si deve adattare, gli infortuni fanno parte del gioco, siamo tutti professionisti, qualcuno riceve più tempo di ghiaccio e deve sfruttare la chance. Ovviamente la sua assenza ci ha fatto male, è un elemento importante, ma non abbiamo certo perso a causa della sua defezione”.
Qual è il tuo primo bilancio a livello personale dopo nove partite? Abbiamo già visto il miglior Aebischer?
“Non penso che avete visto la mia miglior versione. Lo so che ci vuole tempo per adattarsi e devo essere paziente. Pazienza è la parola chiave, anche se per me è dura, dato che non è il mio forte. Posso fare molto meglio, non sono ancora molto soddisfatto, ma d’altro lato cerco anche di relativizzare e non essere così duro con me stesso. Quando cambi club non è mai facile, ci sono nuovi automatismi, una nuova cultura, nuovi dirigenti e nuovi compagni. Guardo dunque in avanti e conto di progredire”.
Quando parli di dover ancora progredire, ti riferisci maggiormente alla fase difensiva o ai tuoi impulsi offensivi e più specialmente in powerplay?
“Buona domanda. La risposta sarà forse un classico, ovvero di base mi riferisco a entrambe le fasi. A Lugano però ho un ruolo più offensivo rispetto al passato, tiro molto verso la gabbia, anche se al derby l’ho fatto un po’ meno. Quindi se devo proprio estrarre un punto penso che sia quello della maggior efficacia quando vado alla conclusione. Ribadisco, devo essere paziente, pur senza dimenticare che il livello del campionato è alto”.