RAPPERSWIL – Sconfiggere i campioni in carica del Tappara Tampere schierando un solo straniero, Noreau, e inserendo una linea di giovani della U20 alla loro prima esperienza a questi livelli?
Quello che sulla carta sembrava un compito impossibile, è stato invece portato a termine alla grande da un sorprendente Rapperswil. Incerottato con Rask, Albrecht e Connolly infortunati, Cervenka e Djuse non ancora al meglio e dunque preservati, e con Schroeder e Jensen ammalatisi in mattinata, i sangallesi hanno saputo sopperire alle importanti assenze. Ora sono a un passo dalla qualifica agli ottavi di finale. Il giovane difensore David Aebischer, il futuro bianconero, è stato tra i protagonisti dell’impresa.
“È una bellissima sensazione. Prima della partita forse non avrei scommesso su di noi di fronte a un avversario così forte. I giovani hanno sfoderato un’incredibile partita, non era certo semplice. Anche Meyer in porta ha effettuato una grande prestazione. Questa vittoria fa capire bene l’indole della nostra squadra, non importa chi gioca, chiunque è pronto a subentrare e a farsi trovare pronto al fine di conquistare la vittoria”.
A livello di preparazione per voi titolari è cambiato qualcosa, sapendo di scendere sul ghiaccio così decimati?
“Non è cambiato nulla, la nostra mentalità è sempre la stessa, essere pronti e cercare la vittoria. Chiaramente ci sono stati delle modifiche specialmente nelle situazioni speciali, ci sono alcuni elementi che hanno giocato il powerplay, cosa inusuale. Tutti però conoscevano il loro ruolo e lo hanno svolto ottimamente. Per noi era una partita di uguale valore a una di NL, poco importa se mancavano quasi tutti gli stranieri. Sappiamo il valore dei nostri giocatori nostrani”.
Per te poter entrare sul ghiaccio è stata una liberazione presumo. Non devi aver trascorso una giornata tranquilla dopo l’annuncio ufficiale del tuo ingaggio da parte del Lugano, immagino che il tuo cellulare sia stato parecchio sollecitato…
“Sì, in effetti non è mai semplice se una notizia del genere viene resa pubblica durante una giornata dove è in programma una partita. Ho cercato dunque di evitare il mio cellulare, l’ho pure spento. Guarderò più in là tutte le notifiche, ma ora che la notizia è uscita mi sento perlomeno un po’ alleggerito, c’erano così tanti rumour in merito”.
È davvero sorprendente la scelta di comunicare il tuo trasferimento proprio il giorno di un match. Il tutto è stato fatto previo accordo tra le società implicate e te?
“A dire la verità no, anzi, era previsto che il comunicato sarebbe uscito durante la pausa dedicata alla Nazionale. Sarebbe stato l’ideale per tutti, sono stato il primo a essere sorpreso che il comunicato sia uscito oggi. Io l’ho appreso in mattinata, ma così è il business, non ci si può fare nulla e bisogna accettare certi meccanismi”.
Come mai hai scelto Lugano?
“Devo essere onesto, ho sempre saputo che Rapperswil sarebbe stata una ottima opzione per me, ma contemporaneamente a lunga gittata forse non la più ideale. Sarei magari rimasto al massimo ancora due anni qui. Poi sono arrivate le offerte di diversi club che offrivano contratti a lunga durata. Ho dunque messo sulla bilancia tutti i fattori positivi e negativi di ogni soluzione, sia a corto che lungo termine. Il Lugano dispone di una buona squadra, è un ottimo club. Chiaro, se si guarda la classifica da qualche anno sta faticando un pochettino, ma per me è sempre una società di altissimo livello. Dal punto di vista personale credo che il Lugano mi offra tutte le possibilità e l’ambiente per permettermi di poter fare un ulteriore passo avanti. È una realtà che mi ha sempre affascinato e il club mi ha davvero dato l’impressione di volermi assolutamente. Oltre all’hockey ho sempre trovato bella la città e poi avrei sempre voluto imparare l’italiano. Lo capisco, dato che parlo spagnolo, ma non lo mastico. Come mai parlo spagnolo? Mia mamma è sudamericana, proviene dal Perù e dall’Argentina, la famiglia di mio nonno emigrò dall’Italia all’Argentina”.
Chi ti ha convinto ad accettare l’offerta del Lugano, solamente Domenichelli o anche Gianinazzi?
“Hnat lo conosco da quando avevo 14 anni, era il mio agente, ho dunque un rapporto di fiducia con lui. Abbiamo logicamente discusso parecchio. Ho incontrato pure Luca, c’è subito stata intesa”.