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Lugano

Un solido Lugano trova la quarta vittoria di fila e il settimo posto

LOSANNA – LUGANO

1-2

(0-0, 1-1, 0-1)

Reti: 28’24 Lapierre (Ulmer, Bertaggia) 0-1, 34’26 Junland (Jeffrey, Ryser) 1-1, 51’40 Fazzini

Note: Malley, 7’600 spettatori. Arbitri Eichmann, Kurmann; Fuchs, Progin
Penalità: Losanna 1×2′, Lugano 5×2′

LOSANNA – Per risolvere certe partite, a volte, ci vuole il colpo di genio. Il colpo stavolta (e di nuovo) lo ha tirato fuori Luca Fazzini, agganciando una liberazione di Huet a mezz’aria e depositando il disco in rete da posizione non così evidente come potrebbe sembrare, con l’istinto e i riflessi di cui solo gli attaccanti più puri possono dotarsi.

Quella veloce pensata del numero 17 bianconero ha risolto una bellissima partita, giocata bene da entrambe le squadre, accorte in difesa ma abbastanza pungenti in attacco per creare comunque pericoli a intervalli regolari, facendo denotare la buona organizzazione di gioco su entrambi i fronti.

Un Losanna più propenso al possesso del disco e al lavoro nello slot da una parte, un Lugano più impostato sulla velocità d’esecuzione dall’altra, e alla fine questo mix ha creato un match molto piacevole, intenso e con pochi errori dalle due parti.

In verità Chiesa e compagni avrebbero potuto e dovuto sfruttare meglio le occasioni capitate nel primo tempo, quando i vari Hofmann, Martensson e Bertaggia si sono infilati nei corridoi liberi, sbattendo però su un Huet solido e concentrato. Bravi gli uomini di Ireland soprattutto a contenere la consueta foga iniziale dei padroni di casa, e nel frattempo abili nel creare pericoli grazie a veloci transizioni nate per il rapido recupero del disco nel terzo di difesa davanti a un sicuro e ottimo Manzato, tornato titolare dopo l’infortunio.

Il vantaggio, meritato, lo ha trovato Lapierre con una deviazione quasi impercettibile su un appoggio di Ulmer dalla blu, e questa rete ha fatto accelerare gli uomini di Ratushny. Con Jeffrey salito in cattedra, i biancorossi hanno alzato il ritmo, portandosi al livello del Lugano, e da quel momento è nata la bella sfida di cui si diceva. Il Lugano non si è scomposto a questo, cosa accaduta invece spesso in passato, e nonostante la rete del pareggio dì Junland, i ragazzi di Ireland sono andati avanti per la loro strada, producendo gioco e intensità fisica con i quattro blocchi.

Più gioco con tutti i blocchi, merito dello schieramento più equilibrato, anche se restano dubbi sugli “esperimenti”, con in particolare Sannitz nella prima linea ha limitato la pericolosità dello stesso topscorer e di Bürgler, e si attende sempre che Brunner – senza togliere al grande lavoro del numero 98, segno di maturità – torni a essere la macchina da punti che nei play off scorsi fu tra i trascinatori proprio con Klasen e Martensson.

Tornando al match, il Lugano ha reagito al pareggio losannese continuando a giocare secondo i dettami impartiti, senza far calare il proprio ritmo e senza perdere la concentrazione. Quest’ultimo punto è uno degli atout principali guadagnati dalla squadra dopo il cambio in panchina: niente più black out da panico, niente imbarcate a subire una rete dopo l’altra, solo fiducia e sicurezza nei propri mezzi, quella stessa sicurezza che ha permesso a Fazzini di decidere la sfida con il suo gioco di prestigio.

C’è da dirlo, con la semplicità e senza fare demolizioni inopportune, Ireland ha lavorato su una squadra allo sfascio riportando serenità e voglia di fare bene, mantenendo immutate le qualità che questa squadra aveva già (vedasi il gioco in box play) e lavorando soprattutto sulle basi, recupero e velocità. Parlando di basi si pensi soprattutto alla fase difensiva, dove i bianconeri sono passati da 3,4 reti a partita subite nell’era Shedden alle 2,2 sotto la guida di Ireland, come pure del fatto che gli avversari tirino in media una decina di dischi in meno ad ogni match verso la porta di Merzlikins e Manzato.

Quella di Losanna è stata una vittoria di maturità e tranquillità, di una squadra che ha ritrovato la gioia di giocare da squadra e lavorare fino in fondo. Ritrovare queste qualità proprio a ridosso dai playoff fa tirare un grosso sospiro di sollievo e dona speranza, ora occorre fa un “upgrade” importante proprio per i giochi che contano.

Il gruppo c’è (e questo conta per primo) le individualità illustri non ancora del tutto.

fattore2L’ISTINTO DI POCHI: Non è uno che ci pensa su molto quando ha l’occasione per segnare, ne tantomeno si guarda in giro per cercare difficili assist. Luca Fazzini, se può, la porta la cerca sempre.

Come in occasione del disco agganciato ad Huet e gettato senza esitazione alle sue spalle, senza pensarci nemmeno un secondo. Bisogna crederci per fare certe giocate, ci credono solo chi ha l’istinto per pensarle, e normalmente sono quei giocatori che le partite le risolvono spesso.

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