LOSANNA – LUGANO
2-1
(0-1, 1-0, 0-0; 1-0)
Reti: 3’00 Carr 0-1, 25’43 Hudon (Malgin, Marti) 1-1, 62’09 Jooris (Frick, Kenins) 2-1
Note: Vaudoise Arena, 1’000 spettatori. Arbitri Tscherrig, Fluri; Gnemmi, Burgy
Penalità: Losanna 3×2′, Lugano 5×2′
Assenti: Jani Lajunen, Raffaele Sannitz (infortunati), Sandro Zurkirchen, Tim Traber, Alessio Bertaggia (quarantena), Timo Haussener (Ticino Rockets)
LOSANNA – Certo, andarsene dalla Vaudoise Arena con un punto è tutto fuorché disprezzabile ma, almeno martedì sera, la sensazione è che il Lugano avrebbe potuto raccogliere di più, “semplicemente” con un po’ più di mestiere.
Mestiere che si potrebbe tradurre con flessibilità tattica e lettura della partita, caratteristiche che i bianconeri faticano ancora ad esprimere nonostante l’impianto sembri già piuttosto solido e in grado di sostenere il resto dei componenti.
Di questo si è avuto prova soprattutto dopo l’ottimo primo periodo giocato dai ragazzi di Serge Pelletier, scesi in pista sin dal primo cambio con aggressività e determinazione, creando un buon numero di occasioni.
Il Losanna si è infatti scontrato con il profondo forecheck degli ospiti, i quali hanno spesso impedito ai padroni di casa anche solo di impostare l’azione già dal proprio terzo e in occasione di un paio di “dormite” ha palesato una certa difficoltà nello scrollarsi di dosso gli avversari. E proprio su una di quelle dormite (del…parzialmente ex Marti) Arcobello si è lavorato in maniera scolastica la difesa biancorossa per propiziare la rete di Carr.
Che MacTavish cercasse di far cambiare registro era preventivabile e difatti dal secondo tempo – caratterizzato dal bel pareggio di Hudon – i padroni di casa hanno riequilibrato la sfida anche sul piano del gioco, e allora i due portieri sono diventati protagonisti a momenti alterni. Da una parte Stephan è sembrato fin troppo a suo agio nel fermare i tentativi dei bianconeri, mentre dall’altra Schlegel è sempre stato anche lui molto efficace pur denotando poca precisione e sicurezza nel gestire i rebound e i dischi nella sua area.
Con il Losanna cresciuto offensivamente, i bianconeri hanno trovato più momenti di difficoltà, protrattisi anche nel periodo conclusivo, senza però farsi mai mancare occasioni da rete a buona regolarità. L’impressione però, a lungo andare, è che il Lugano avrebbe potuto intavolare un’altra tattica di gioco, evitando di stare così avanzato in fase di forecheck nel proprio terzo, cosa che ha aperto alcuni spazi e che ha favorito gli uomini da slot del Losanna, Jooris e Kenins su tutti, mentre i difensori cercavano di mettere più dischi possibili dalle parti del portiere bianconero.
Certo, non molto ragionato il gioco del Losanna, più aggrappato alla tecnica quello del Lugano, e alla fine ne è nata una sfida equilibrata che si sarebbe potuta decidere in qualsiasi momento e che il Lugano avrebbe potuto fare sua con un po’ più di precisione e mestiere
I punti positivi? Una squadra che proietta solidità ed equilibrio, determinata, aggressiva e che crea occasioni da rete con ogni blocco. Senza poi dimenticare che il boxplay conferma di aver fatto grossi passi avanti dopo i disastri di qualche settimana fa.
Le note dolenti si chiamano powerplay, lento e prevedibile, la gestione di testa di alcuni momenti caldi – leggasi penalità inopportune – e le occasioni sprecate. In questo ultimo punto tiriamo in ballo qualcuno (senza voler fare processi) e quel qualcuno si chiama Mikkel Boedker.
Il danese è giocatore a tutta pista, si sacrifica e non molla mai, ma sappiamo tutti a cosa è atteso. Sì, perché quelle occasioni sprecate con tremenda sufficienza continuano a gridare vendetta e non ci si potrà nascondere in eterno dietro solamente alle qualità – comunque riconosciute – di ottimo compagno di squadra. Forse, ed è un augurio, al numero 89 basterà buttare un disco in porta per ingranare sul serio, ma per farlo occorrerà ben altra determinazione.
Il lato positivo di questa cosa è che comunque per ora il Lugano può permettersi di aspettarlo. Per ora.
IL PROTAGONISTA
Giovanni Morini: Per una volta lasciamo fuori i protagonisti della squadra vincitrice per premiare un giocatore che, seppur sconfitto, è stato il migliore in pista.
Determinato, presente in ogni punto della pista e in ogni situazione, Morini si è sacrificato a ogni cambio, ha retto da solo l’urto dei pesanti giocatori di casa e si è creato diverse occasioni da rete con eccellenti spunti offensivi. Mai domo.