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Lugano

A Losanna arriva la quarta sconfitta di fila per il Lugano

LOSANNA – LUGANO

5-3

(0-1, 2-0, 3-2)

Reti: 8’45 Pettersson 0-1, 23’42 Conz (Savary) 1-1, 31’24 Pesonen (Genazzi, Louhivaara) 2-1, 44’37 Chiesa (Kienzle, McLean) 2-2, 46’39 Murray (McLean, Walker) 2-3, 55’52 Louhivaara (Genazzi, Mieville) 3-3, 56’31 Louhivaara (Gobbi, Huet) 4-3, 59’10 Pesonen (Hytönen) 5-3

Note: Malley, 6’461 spettatori. Arbitri Popovic, Stricker; Kohler, Zosso
Penalità: Losanna 5×2′, Lugano 5×2′

LOSANNA – Distratti dall’affare Brunner quasi ci si dimenticava che il Lugano era impegnato a Malley contro il Losanna, reduce da due vittorie consecutive, mentre i bianconeri avrebbero voluto evitare la quarta sconfitta filata. Con un Klasen in più nel motore, Fischer ha potuto schierare di nuovo la tanto attesa coppia di svedesi, ma per il resto ha dovuto ancora fare i conti con una squadra decimata, soprattutto in difesa, schierando Sartori tra i titolari e portandosi Ahlström come settimo difensore.

Diciamocela tutta, perdere a Losanna di certo non è un reato, ci mancherebbe, oltretutto la squadra di Ehlers sembra uscita da quella crisi che l’aveva attanagliata per settimane, e in casa propria rimane un cliente bruttissimo. A far arrabbiare semmai è la maniera con cui giungono certe sconfitte, causate da mancanza di concentrazione, ingenuità e solo sprazzi di gioco.

La rete di apertura dell’immancabile Pettersson in doppio power play ha illuso un po’ tutti che la strada fosse spianata, di fronte a un Losanna che ha sofferto più per le penalità che per un vero dominio bianconero. Anche l’inizio di periodo centrale, correlato da qualche buona occasione da rete e una certa velocità d’esecuzione che stava mettendo in difficoltà i padroni di casa, sembrava il periodo buono per trovare il ritmo giusto nelle gambe e prendere in mano il pallino del gioco.

Solo pochi minuti però, perche poi i padroni di casa hanno cominciato a far sbarellare la corta difesa del Lugano, incapace di leggere in anticipo il gioco di Gobbi e compagni. Le reti di Conz e Pesonen sono cadute per logica, non per chissà che gioco entusiasmante dei losannesi, ma perché a ogni folata offensiva i bianconeri restavano a guardare, costringendo Fischer a chiamare un time out molto precoce.

Eppure sembrava che le cose, a partire dal terzo tempo, si potessero aggiustare. Con un Lugano sufficientemente aggressivo, abbastanza diretto e semplice nel gioco da mettere in difficoltà il Losanna già nella zona neutra, con Chiesa che si trasforma in power forward e Murray che torna a far scrivere il suo nome nel tabellino, pareva che i bianconeri si potessero finalmente imporre anche con una certa autorità.

Invece no, perché poi è bastato un power play al 53’, normalemente usato per chiudere le partite, sprecato invece per far “melina” e una penalità stranamente ingenua da parte di McLean per far ricredere tutti. Louhivaara si è trasformato in… Pettersson e nel giro di 39” ha fatto esplodere la Malley, prima che Pesonen infilasse il quinto gol a porta vuota.

A discolpa del Lugano vi è da dire che con diversi infortunati soprattutto tra i difensori top – e forse le assenze di Hirschi, Vauclair e anche Maurer sono state sottovalutate – e che da un mese gioca le partite solo al weekend non sempre è facile mantenere un certo ritmo, ma ciò non deve assolutamente essere una giustificazione eccessiva.

L’atteggiamento passivo visto nel periodo centrale e nei 5’ finali della partita ha evidenziato che a questa squadra manca ancora un “input” mentale, quello stimolo che fino al mese di novembre permetteva di vincere le partite e soprattutto di giocarle e gestirle fino in fondo negli ultimi secondi.

Sul lato tecnico è evidente l’involuzione del blocco di Filppula, con il finnico poco incisivo anche se gioca molti dischi e Walsky che non sa più trovare la rete o lo sbocco diretto verso la porta. Le citate assenze di HirschiVauclair mettono in risalto poi i limiti della maggior parte degli altri difensori, che non sono in grado di svolgere perlomeno con continuità compiti da all-rounder e soprattutto mancano dello stesso acume tattico per supportare l’attacco e creare la superiorità numerica nello slot offensivo, cosa che ai due esperti, ora infortunati, riesce alla grande.

Il processo di crescita e di costruzione di questa squadra passa – come per tutti – anche da periodi di leggera crisi, ma con l’innesto di Brunner e il recupero di qualche difensore (ma le buone notizie qui non si sprecano) si spera che il Lugano si ricordi che bella squadra era fino a un mese fa, quella che strappava applausi per gioco di squadra, spettacolo e grande carattere.

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