BIENNE – LUGANO
3-2
(0-2, 2-0, 1-0)
Reti: 6’39 Hofmann (Cunti, Fazzini) 1-0, 10’50 Hofmann 2-0, 35’00 Earl (Salmela) 1-2, 36’22 Pouliot (Riat, Moser) 2-2, 41’23 Brunner 3-2
Note: Tissot Arena, 5’938 spettatori. Arbitri Salonen, Mollard; Gnemmi, Cattaneo
Penalità: Bienne 6×2′ + 1×5′ + 2×10′ + 1×20′ (Fey), Lugano 7×2′ + 1×5′ + 1×10′ + 1×20′ (Lapierre)
BIENNE – Il primo sentimento alla terza sirena è sicuramente il rammarico. Su quelle parate strepitose di Hiller nei secondi finali, con il Lugano in 6 contro 5 per dare l’ultimo assalto, si sono spente le speranze di cogliere il primo successo esterno della stagione in campionato, dopo essere riusciti ad espugnare la pista dello JYP in Champions Hockey League.
Un sentimento di rammarico perché il Lugano visto all’opera alla Tissot Arena è stato un Lugano finalmente diverso sul piano della compattezza e dell’intensità rispetto a quello che si era visto nelle scorse settimane.
Proprio questa compattezza che pian piano ha cominciato a far indietreggiare i padroni di casa, limitandone le tipiche folate nervose e imprendibili avrà fatto pensare a più di un tifoso che il Lugano stesse imboccando finalmente la giusta strada per ritrovarsi.
Compattezza davanti a un Merzlikins di nuovo in grande forma e concentrazione, durezza sugli interventi del Bienne non sempre propriamente puliti, come la mega bagarre scatenatasi dopo un brutto intervento alle assi ai danni di Riva (problemi a un gomito per il difensore, non più rientrato).
Una durezza dei compagni del numero 37 che è stata come un segnale arrivato dal gruppo, dai leader, come per dire che loro ci sono. Purtroppo quei due gesti hanno portato via due pedine importanti ai bianconeri, dapprima Riva per la citata botta al gomito e poi Lapierre, espulso con 5 minuti e penalità di partita, praticamente due terzi di partita senza il proprio uomo più in forma.
Tutto questo dopo che i ragazzi di Ireland avevano ritrovato il “loro” Hofmann, quello che con una doppietta di velocità, furbizia e potenza stava decidendo la sfida in favore dei bianconeri. E fino a lì, per più di metà partita con quel 2-0 nel sacco, il Lugano stava meritando appieno il doppio vantaggio, frutto di lavoro e disciplina, tenendo il Bienne lontano da Merzlikins con un ottimo filtro in zona neutra tagliando fuori ala e difensore offensivo avversari.
Proprio però in quel momento il Lugano ha attraversato due lampi del Bienne che hanno cambiato il match, con il primo gol un po’ fortunoso di Earl e l’improvviso 2-2 di Pouliot, in quel caso con un Lugano preso in controtempo sulla discesa del canadese.
Predicando calma il coach del Lugano non è però riuscito a far scalare di marcia i suoi per ripartire dopo il classicissimo gol dell’ex, con Brunner nel crudele ruolo di match winner, nonostante l’aumentare del ritmo dei cambi di linea.
In quei frangenti del terzo periodo il Lugano ha mostrato di nuovo quali siano i suoi limiti attuali, i quali risiedono nel gioco offensivo. Pochissime le soluzioni alla tipica discesa dell’ala sinistra o dell’entrata centrale con il “crash the net” per i rebound, solo le mani di Cunti e l’intelligenza di Lajunen hanno saputo accendere qualche lampo.
Hofmann, lo stesso Cunti, persino un Chorney in buona serata (probabilmente la migliore sin qui) e Haapala (in crescendo) hanno cercato nel disperato sforzo finale di raddrizzare la baracca, ma il Lugano sembrava col fiato corto e Hiller ha trovato il modo di esaltarsi proprio in quei secondi finali.
Eccolo il rammarico, il Lugano avrebbe dovuto fare di più per portare a casa quei punti quasi maturi, piuttosto che tornare in Ticino di nuovo a mani vuote dopo aver disputato un buon match in casa della capolista. Un match che è stato la ripetizione degli scorsi playoff, per l’intensità vista in gran parte della sfida e la durezza dei colpi, con magari qualche conto in sospeso.
È pur vero che è incoraggiante vedere certi progressi, come però sullo stesso piano certi problemi non vanno sottovalutati, quel che è sicuro è che ora come ora qualche punto lasciato per strada come quelli solo sfiorati alla Tissot Arena farebbero un gran comodo per andare avanti con più tranquillità.
Perché se è vero che è stato giocato un solo turno e di hockey ne abbiamo davanti ancora moltissimo, è altrettanto chiaro che nel gruppo davanti al Lugano il ritmo sembra già piuttosto alto, per questo dai bianconeri da ora ci si deve aspettare una certa regolarità di rendimento per non pagare il dazio in fiato nei mesi più avanti.
IL PROTAGONISTA
Jonas Hiller: Una bella sfida quella della Tissot Arena, non solo tra le due squadre che hanno rivissuto gli ultimi playoff, ma anche tra due grandi portieri.
Elvis Merzlikins ha confermato il suo periodo di grande forma ma Jonas Hiller ha mostrato una delle ragioni per cui il suo Bienne è in cima alla classifica.
Sicuro, spettacolare e reattivo, ha forse peccato solo sullo 0-2 di Hofmann, ma nel finale con la sassaiola del Lugano negli ultimi secondi è stato assolutamente eccezionale. Si può dire che un paio di punti sono anche suoi.