CADEMARIO – Esattamente un anno fa Paolo Duca si presentava ai nostri microfoni indossando i panni dell’intramontabile capitano dell’Ambrì Piotta. Oggi, al seguito di un’estate leventinese distinta da diversi cambiamenti importanti, eccolo riapparire in qualità di direttore sportivo, incarico iniziato poco più di quattro mesi or sono.
“Innanzitutto ci tengo a dire che meglio dell’hockey giocato non c’è nulla”, esordisce sorridendo. “Naturalmente, se si vuole rimanere in questo business, il ruolo di direttore sportivo è particolarmente interessante, poiché oltre ad essere legato all’attualità è anche molto strategico, e occorre riuscire a ragionare a medio-lungo termine. Devo ammettere che è stato un inizio estremamente intenso. La situazione ad Ambrì era difficile, e lo è ancora, ma assieme alla società abbiamo deciso per un cambio di strategia sportiva che al momento stiamo cercando di implementare”.
Paolo Duca, questo sarà una sorta di anno zero e l’Ambrì non dovrà essere valutato solamente dai risultati immediati e dai punti in classifica. Che evoluzione vuoi vedere perché ad aprile si possa considerare l’annata 2017/18 come positiva?
“Sono due gli elementi che per noi contano davvero: la formazione dei giovani e lo spirito combattivo… Siamo convinti che l’unica strategia possibile sia quella di tornare a formare i giovani del vivaio, lavorando con loro e azzardando qualche scommessa. Nello sport non esistono i miracoli: l’unica cosa che paga sono la costanza e il duro lavoro, e mai come quest’anno bisognerà essere pazienti. Per il momento abbiamo gettato le basi di questo cambiamento culturale, strategico e sportivo. Il secondo aspetto riguarda l’attitudine e lo spirito combattivo, che purtroppo la scorsa stagione è venuto a mancare, se non in occasione dello spareggio contro il Langenthal quando furono i giocatori arrivati dai Rockets a portare quell’entusiasmo necessario per smuovere lo spogliatoio. Sarò contento ad aprile se la squadra sarà ancora in NLA, e se avremo lavorato duramente sul ghiaccio. Io sono certo che se si lavora bene, prima o poi i risultati arrivano… Difficile prevedere quando, ma quasi sempre è così”.
Sia tu che Cereda dimostrate di avere le idee chiare, ma avete anche evidenziato il timore di non poter avere il tempo necessario per portare a termine il vostro progetto…
“Non abbiamo la bacchetta magica. Da un lato siamo sicuri che la strada intrapresa sia quella giusta e siamo consapevoli e determinati ad investire tutte le nostre energie nel lavoro quotidiano, perché solo così si può crescere. D’altra parte siamo consapevoli che l’hockey è un business e a questi livelli contano solo i risultati. È logico che questi, ad un certo punto, vengano presi in considerazione… Nello sport è davvero difficile riuscire a programmare qualcosa a medio-lungo termine, e quindi è anche lecito avere qualche paura. Solo i pazzi non ne hanno. Ciò che conta è impedire che la paura detti le tue scelte, e ciò non è ancora successo”.
Avete messo sotto contratto per 3 stagioni Kubalik, ma si intuisce che potrebbe non arrivare ad Ambrì tra un anno, poiché desideroso di giocare in NHL o KHL…
“Effettivamente ci sono delle clausole. Si tratta di un giocatore davvero molto forte e di un livello notevole. Quando Kubalik non si è più trovato bene al Salavat Julaev Ufa, tutte le altre squadre russe hanno cercato di metterlo sotto contratto, ma l’Ufa non era disposto a scambiarlo in KHL. Nonostante l’interesse mostrato da alcune squadre nordamericane, Dominik ha deciso di accordarsi con noi poiché era determinato a giocare il più possibile con la chance concreta di partecipare alle Olimpiadi. In sostanza gli abbiamo dato una mano a rescindere il suo contratto con l’Ufa e in cambio ha firmato un accordo triennale con noi. Il primo anno – salvo infortuni dei nostri stranieri – giocherà al Plzen, sua squadra d’origine in cui è cresciuto. Come noto, noi non disponiamo del budget necessario per avere sotto contratto cinque giocatori d’importazione – e non avrebbe nemmeno senso se guardiamo al progetto che stiamo portando avanti – e per questa ragione con un investimento ridotto ci siamo garantiti la possibilità di fare arrivare alla Valascia in tempi brevi un giocatore forte scelto direttamente da noi. Per quello che riguarda il secondo e il terzo anno di contratto, onestamente è troppo presto poter fare delle previsioni, perché in una stagione può davvero capitare qualsiasi cosa. È inutile nascondere che il ragazzo abbia espresso il desiderio di giocare in NHL un giorno, e questo è lecito, ma ciò non cambia il fatto che ha un contratto valido con noi. A fine stagione valuteremo insieme cosa fare”.
Infine, il 9 di settembre alla Valascia verrà ritirata la tua maglia numero 46. Sarà un momento particolarmente emozionante per te…
“Certamente, anche perché sono una persona molto emotiva. Vivo di emozioni in tutto quello che faccio e posso immaginare che sarà una serata particolarmente intensa da questo punto di vista”.